“Non mi sembra vero, venivo qui da bambina con mio padre e adesso ha fra le mani la coppa”. Se la gode tutta la sua giornata speciale Jasmine, è lei la principessa del Foro. Ha appena travolto Coco Gauff 6-4, 6-2 in una finale a senso unico, talmente perfetta da portarsi dietro ovazioni e almeno una decina di aggettivi. Paolini è stata coraggiosa, sciolta, ordinata, incisiva, impeccabile, reattiva, ricca di energia, tatticamente esemplare, in grado di scambiare e offendere, resistere in difesa e contrattaccare, prevalente sulla diagonale di destra e di sinistra. Ma soprattutto serena. Una volta di più Miss Smile, come l’hanno definita i tabloid inglesi che l’adorano. Divertente e divertita. Capace persino di ridere di sé quando inseguendo una smorzata dell’americana è rotolata sulla terra, macchiando di ocra le culotte nel capitombolo. Come si fa a non amarla alla follia?
La partita ha avuto subito la sua impronta. Coco, 21 anni, titolo dell’US Open nel 2023, da lunedì prossimo numero due del mondo, finalista nel Master 1000 di Madrid due settimane fa, 175 centimetri contro i 158 di Jas, ha vinto il sorteggio scegliendo di battere. Decisione azzardata per una fuoriclasse in pectore, battezzata erede di Serena, vittima però di un punto debole disarmante: quando il gioco si fa duro, e importante, resta spesso e malvolentieri ingabbiata nella tensione nervosa. Aspetto che in soldoni vuol dire sette doppi falli (uno premonitore nel game iniziale) e la bruttezza di 55 errori totali. Paolini ha approfittato della sua confusione. Ha fatto il break, ne ha incassato uno subito dopo, per riprendersi il vantaggio immediatamente: 2-1 sull’altalena. Finito il giro delle montagne russe, la sfida s’è stabilizzata senza altri colpi di scena con la garfagnina brava a giostrare fra parabole e accelerazioni, mentre la ragazza di Atlanta non trovava il filo del discorso.

Si è arrivati così al momento topico: 5-4 e Jas al servizio per chiudere il set. C’è riuscita al primo tentativo, con un punto rocambolesco che ha sigillato il 6-4 in 54 minuti. Da lì è stata quasi tutta strada in discesa. La seconda frazione è iniziata come fotocopia della precedente, esasperandone le caratteristiche. Gauff è annegata nella sua discontinuità: un colpo bene e tre male, inseguita per di più dal tarlo dell’errore in agguato perenne nel servizio. Ha provato a rientrare nel match quando i buoi erano scappati, tirando inutilmente a tutto braccio nella speranza di far breccia nel muro elastico dell’avversaria. Di certo avrà ripensato al precedente di aprile a Stoccarda, anche lì sul mattone tritato, dove aveva raccolto soltanto sette giochi e un malloppo di frustrazioni. Stavolta è andata peggio: il 6-2 stampato da Paolini dopo un’ora e mezza l’ha riconsegnata a una nuova sconfitta.

In quel preciso momento è cominciata sul Centrale la festa di Jasmine, ottima giocatrice diventata magicamente campionessa autentica e numero quattro della classifica a 29 anni. Un fenomeno. Applaudita anche dal presidente Mattarella in tribuna con la figlia – “Aveva ricevuto tutta la squadra azzurra al Quirinale, oggi è venuto lui da noi al Foro ed è stato un grande onore”. Nei ringraziamenti rituali della premiazione non ha dimenticato l’appuntamento di domani a mezzogiorno: la finale del doppio con Sara Errani, amica e maestra, contro il duo Kudermetova-Mertens. E’ l’occasione per battere un altro record, dopo quello segnato in singolare: prima di lei, l’ultima italiana a vincere gli Internazionali era stata nel 1985 Raffaella Reggi nell’edizione disputata a Taranto. Aspettando un regalone di Jannik, per finire in gloria la domenica tricolore.