Il campo dice Alcaraz, e il campo dice sempre la verità. È lo spagnolo il primo finalista degli Internazionali d’Italia. Musetti non è riuscito a venire a capo di un match giocato in condizioni ambientali difficili. Folate di vento, zone d’ombra e di sole che nascondevano la palla, la terra battuta così secca da far saltare in aria il rimbalzo: Carlitos è stato più bravo ad adattarsi alle difficoltà, e la cosa va tutta a suo merito. Resta però in Lorenzo la sensazione che avrebbe potuto farcela, se fosse stato lo stesso giocatore che giovedì sera ha eliminato Zverev. Del resto l’ultimo confronto diretto con il numero due della classifica, sempre sul mattone tritato, autorizzava concrete speranze: la sconfitta nella finale di Montecarlo, un mese fa, era dovuta più a un infortunio che all’effettiva supremazia del rivale. Ma questi sono discorsi da bar, nessuna partita è mai uguale all’altra: il tennis è così, nel bene e nel male, inutile vestirlo di paragoni impossibili.
Il punteggio di 6-3, 7-6 comunque non avvilisce il carrarino, che anzi s’è trovato per due volte avanti di un break nel secondo set. Non è riuscito però a proteggere il vantaggio dalla reazione di Alcaraz, che malgrado la forma non ottimale – la fascia elastica alla gamba destra, la molletta sul naso per tamponare il raffreddore – ha sempre un bagaglio smisurato a cui attingere per tirar fuori l’arma vincente. Non che il Muso ne sia sprovvisto, intendiamoci: è che oggi non è proprio riuscito ad accendere sé stesso e il pubblico del Foro di un fuoco durevole. Ha iniziato male al servizio, cedendo il primo gioco, e ha rischiato di trovarsi sotto 3-0 per non aver convertito due palle del pareggio. Era il segno che i colpi non giravano come voleva e sperava. Ha così arrancato per stare a ruota dell’avversario, aspettando inutilmente un varco dove infilare la sua racchetta magica. Ha annullato due palle set, ma s’è fermato lì: non era il giorno giusto per i giochi di prestigio.

Per il vero neppure a Carlitos sono riusciti troppi incantesimi, malgrado le solite pennellate d’autore e la pesantezza di un dritto a tratti incontenibile. La statistica è deficitaria per entrambi gli artisti: 20 vincenti e 39 errori non forzati del murciano, soltanto nove winner e lo sproposito di 41 gratuiti nel tabellino di Lorenzo. Per di più contratto e nervoso come nei giorni peggiori, tanto da subire un warning e addirittura un penalty point – racchetta spaccata, pallina sparata fuori dallo stadio e in viaggio per Marte. La sfida non è stata memorabile per i motivi spiegati, nonostante alcuni frangenti da cineteca: una veronica di Musetti, uno scambio di merletti sotto rete, una risposta fotonica di Alcaraz finita dritta in buca d’angolo. Certe partite si vincono anche giocando così e così, senza prendersi a schiaffi (Musetti l’ha fatto) perché non riesci in quel che desideri. La capacità di autoassolversi dello spagnolo è stato un mattone fondamentale per la costruzione del suo successo.
Musetti non ha saputo fare lo stesso, semplicemente perché le energie mentali erano sotto il livello indispensabile nella semifinale di un Master 1000. Quel deficit l’ha reso teso, contratto, scarico, poco reattivo e privo di lucidità nei momenti determinanti: è questa l’anatomia di una caduta. Una delusione? Proprio no. Il torneo dell’azzurro è stato esaltante, ne ha consolidato il fresco ruolo di Top Ten, l’ha issato al numero otto del ranking. E gli ha garantito l’ottava testa di serie nel tabellone del Roland Garros, che tradotto vuol dire: non incrocerà anzitempo la strada dei sette che lo precedono, garantendosi un bel risparmio di forze. Fattore cruciale in un torneo massacrante, con turni al meglio dei cinque set.
“È stato tutto complicato oggi, non riuscivo a sentire bene la palla e ho sbagliato a focalizzarmi sugli aspetti negativi. Troppi lamenti”, è stata la sua lucida analisi autocritica. Eppure c’è stato un attimo in cui la partita è stata in bilico su un filo sottile. Nel tiebreak del secondo set, partito subito all’inseguimento, Lollo ha rimontato in risposta portandosi 4-5 con due servizi a disposizione. Ha compromesso però l’opportunità del sorpasso proprio sul traguardo, tirando una smorzata incomprensibile che gli è costata il match. Ma la strada rossa è ancora lunga, prossima fermata Parigi: il posto giusto per nuove magie.