Così si gioca solo in Paradiso. L’avrà ispirato guardare il Bologna vincere la Coppa Italia all’Olimpico o sarà stata la dolce bellezza della primavera romana, chissà. Mai visto un Sinner così dominante, travolgente, incontenibile. Capace di regalare un’ora e quattro minuti di incantamento al pubblico del Foro, a tal punto sbigottito davanti al fenomeno da tifare per il suo avversario. Quanto a Casper Ruud, numero sette della classifica, s’è trovato nell’occhio del ciclone senza alcuna possibilità di salvare la pelle: ha messo a referto un solo gioco, a metà del secondo set, ed è stata una mezza prodezza. L’ha accolta a braccia levate, aprendosi in un sorriso incredulo condiviso con il padre, anche lui attonito nel box.
Infliggere un 6-0, 6-1 al miglior giocatore sulla terra rossa degli ultimi cinque anni, beh, è un’impresa che ha quasi del soprannaturale. Perché il norvegese, due volte finalista al Roland Garros, trionfatore appena due settimane fa nel Master 1000 di Madrid, ha paradossalmente disputato un buon match. Quantomeno non s’è mai lasciato sopraffare dallo scoramento, nonostante fosse sballottato da una forza extraterrestre. Il giovanotto caduto sulla Terra ha davvero accarezzato la perfezione, spingendo il rivale indietro, sempre più indietro, lontano e lontanissimo, fino ai confini estremi del Circolo Polare Artico dove fa un freddo cane e la vita è davvero dura. Casper però è almeno sopravvissuto all’apocalisse e questo va a suo merito.
È stato il miglior Jannik di sempre sul mattone tritato? Possibile, probabile. Basti pensare che nel primo set è salito 3-0 in sette minuti, ricco di un doppio break e una striscia di 14 punti a uno. Davanti all’evidenza anche un ragionatore, calmo, solido e determinato come Ruud ha cominciato a vacillare. La sua Panda non riusciva a star dietro alla Ferrari guidata da Sinner, una super cilindrata che viaggia a velocità quattro volte superiore. Se a questo elemento unite l’intensità di gioco e la pesantezza di palla, non c’è salvezza. Per spiegare quel che è accaduto, è bene raccontare Il momento più significativo del match: è arrivato sul 5-0, quando il Ragazzo meraviglia ha messo fuori un facile dritto lungolinea. L’ohhhhh degli spettatori ha ricordato un episodio citato da Niels Liedholm, quando giocava a San Siro con la maglia del Milan: “Sbagliai un passaggio dopo tre anni e sei mesi, si sentì un applauso interminabile dagli spalti”.

Sei a zero in 27 minuti, uno score di zero vincenti: c’è voluto tanto coraggio per restare in campo anziché piantarla lì, e rifugiarsi negli spogliatoi sotto la doccia calda. Riuscirà Ruud a dimenticare quest’incubo? C’è un solo modo: ingoiare la pozione polisucco Oblivion di Harry Potter, il beverone che cancella i ricordi sgraditi. E sperare che faccia davvero effetto. Servizio, dritto, rovescio, schiaffi e smash, volée (le poche volte che sono servite), reattività, costruzione del punto, mobilità, equilibrio, la smorzata delikatessen: Wonder Boy è stato il robot frullatore tritatutto nella cucina da incubo del norvegese, che sperava invece di dividere in santa pace una pizza scrocchiarella con la compagna Maria, perplessa nel suo angolo. Probabilmente gli sarà tornata in mente la frase detta l’anno scorso a Torino, alla fine dell’ennesima strapazzata subita da Sinner: “Mi ha preso a calci nel sedere”. Ha parlato altrettanto chiaro anche stavolta: “Jannik è stato semplicemente impressionante. Era come giocare contro un muro che spara palle a 160 chilometri l’ora”.
Inutile quindi entrare nei dettagli del terremoto, sviscerando una sfida che non c’è stata. “Siamo venuti a Roma con tanti dubbi, non pensavo di essere a questo punto con la preparazione. Ma il tennis è strano, le cose possono cambiare in ogni momento”, ha spiegato Sinner dopo aver firmato una valanga di autografi con la consueta disponibilità. Tre mesi di stop, senza partite e con allenamenti a secco, ed eccolo qui a miracol mostrare: è la sua impossibilità di essere normale. Domani altra puntata del festival azzurro con le semifinali dei nostri. Il doppio Paolini-Errani a ora di pranzo, Musetti contro Alcaraz dopo il caffè, Jannik opposto all’americano Tommy Paul per cena. E buon appetito.