“Il sogno di tutti è una finale tra me e Jannik. Se non succede quest’anno, sarà il prossimo: prima o poi un italiano rivincerà a Roma”. Musetti non si nasconde, anzi. Rincorre con gli occhi quell’immagine degli Internazionali 1976, quando Adriano Panatta diventò ufficialmente l’ottavo re di Roma superando l’argentino Vilas. L’ultimo successo tricolore. Chiaro che Lorenzo ci pensa. Del resto è difficile giocare meglio di quanto abbia fatto liquidando 6-4, 6-3 un avversario tosto come Brandon Nakashima, guadagnandosi con autorevolezza un posto negli ottavi. Eppure iI californiano s’era presentato sul Centrale con fondate ambizioni, forte anche dell’uno a uno nei confronti diretti con il carrarino. Numero 29 del ranking, giocatore di ritmo, solido, lineare, sempre ordinato, pensava di avere le armi per fronteggiare il repertorio da virtuoso del Muso. Niente di più sbagliato.
L’azzurro da due mesi a questa parte ha fatto il passo che ogni esperto pronosticava da tempo. L’entrata nella Top Ten della classifica gli ha regalato una consapevolezza nuova, che unita al talento stellare innato ne fa il giocatore ideale. Mai sfavorito chiunque affronti. Sul rosso (e non solo) è ormai l’avversario da battere: sarà così anche nel prossimo match con il russo Daniil Medvedev, campione al Foro appena due anni fa. “Immagino una partita equilibrata, mi sento maturo e convinto di potercela fare”, è il suo proclama. Musetti ha sfiorato la perfezione. Finalmente aggressivo, in spinta già a partire dal servizio, pronto a incidere con un dritto e il solito rovescio da cineteca, ha sgretolato con pazienza le difese dell’avversario. Il break è arrivato già nel terzo game e se l’è portato dietro per tutto l’incontro, rintuzzando l’unico momento di difficoltà con una prima oltre i 200 all’ora. Da lì è partito per andare a prendersi il primo set, malgrado l’americano sia rimasto a ruota grazie alla striscia di 14 punti consecutivi nei turni di servizio: 6-4 e palla al centro.
Il copione è rimasto invariato nella frazione successiva. Il numero nove del mondo ha dato spettacolo, smistando il gioco con le sue continue variazioni unite a colpi profondi, pesanti, precisi. Pur senza brillare in risposta, ha aspettato il varco giusto per infilarsi e piazzare il colpo del ko. E’ successo sul due pari: lavoro ai fianchi, entrata nell’angolo sinistro, schiaffo al volo e break. Sipario. Nakashima, fino a quel momento impeccabile, s’è scoperto improvvisamente inerme cedendo quasi di schianto. E’ scaduto anche nella battuta, che l’aveva sorretto per tutto il match. Musetti ha affondato la lama, ha messo a referto otto punti di fila, è corso verso la rete per la stretta di mano rituale: 6-3 e gioco, partita, incontro. Lo score indica 18 vincenti, il 75 per cento di prime in campo e un servizio record tirato a 223 chilometri orari.
Si tratta di numeri impressionanti. Ma quel che più conta è l’attitudine con cui Lorenzo il Magnifico ha gestito la sfida, disinnescando le trappole potenziali per spazzare via il rivale. E’ cresciuto mentalmente, atleticamente e soprattutto nella strategia di gioco: i due Master Mille di Montecarlo e Madrid sono state prove di valore assoluto. E la dimostrazione che adesso i ragazzi meraviglia del tennis italiano sono diventati due.