Ci ha messo appena sei gare per piazzare la sua Mercedes al top della Formula Uno. Il ragazzo meraviglia dell’automobilismo si chiama Andrea Kimi Antonelli, è italiano, ha 18 anni, 8 mesi e 9 giorni: venerdì ha staccato il miglior tempo a Miami, su una pista senza vie di fuga dove non aveva corso neppure nelle categorie inferiori. È stata solo l’illusoria pole position in una Sprint Race? Nella gara folle di oggi sotto la pioggia è successo di tutto, a danno di Antonelli che è finito decimo. Due episodi gli hanno giocato contro: un attacco al limite delle regole dell’australiano Piastri alla prima curva – “Mi ha buttato fuori”, ha urlato – e una sterzata temeraria di Verstappen nella pit lane, con relativa collisione che ha impedito ad Antonelli di cambiare le gomme. La penalizzazione di dieci secondi al campione del mondo è stata una vana consolazione.
Poco importa, è tutta esperienza: “Good to know”, buono a sapersi è stato il suo commento immediato. Rimane però negli annali la pole record. E resta l’esultanza contenuta per quella prodezza, riversata nella radio di bordo: “Non male, non male”. Il copyright della frase è di Novak Djokovic, il marchio dei fenomeni: già fatti o in fieri. Non per niente hanno già definito Antonelli il Sinner dei motori, e il quotidiano spagnolo Marca ha titolato la sua foto: “Kimi es el Lamin Yamal del F1”, paragonandolo al golden boy del Barcellona. Con un clamoroso 1’26″482 al suo miglior giro nelle prove cronometrate, il giovanotto ha messo in fila le McLaren di Oscar Piastri e Lando Norris, il numero uno Max Verstappen, il compagno di squadra George Russell, le due Ferrari di Charles Leclerc e Lewis Hamilton. Qualifiche straordinarie, per quanto mini. Il dato parla chiaro: era dai tempi di Giancarlo Fisichella con la Force India che un pilota tricolore non partiva davanti a tutti, accadde nel 2009 in Belgio. Antonelli allora aveva tre anni.

Quel che più impressiona è la progressione del giovanotto, arrivato nel Circus per l’intuizione di Toto Wolff, il team principal che dirige l’orchestra da Brackley nell’Oxfordshire. Ha creduto in lui quand’era ancora bambino sui kart – appena ieri – prendendolo da junior nella scuderia, seguendone il percorso di crescita direttamente in Formula Due, buttandolo nella mischia dei Gran Premi. Scommessa grossa: affidargli la W16 al posto di Hamilton, la macchina con la livrea 12. Il numero di Senna, suo modello. Antonelli ha esordito a Melbourne nel GP d’Australia il 16 marzo, con un abbagliante quarto posto da sedicesimo che era in griglia: il secondo pilota più giovane della storia ad andare a punti dopo Verstappen. La settimana successiva si è piazzato sesto in Cina. Chi lo ferma più? Il bello è che fa tutto con naturalezza, questo Kimi come Raikkonen: ultimo pilota a vincere il Mondiale con la Ferrari nel lontanissimo 2007.
Del resto annusa l’odore della benzina da quando era piccolo piccolo. Nato il 25 agosto 2006 a Bologna, tifoso rossoblù, vive in famiglia: il padre Marco ex pilota e titolare dell’AKM Motorsport, team che corre in diversi campionati GT; la mamma Veronica che lavora nella squadra e lo chiama Andy; la sorella Maggie di dieci anni, che il fratellone porta per mano nel box. La sua ragazza è Eliska, 19 anni, viene dalla Repubblica Ceca e dà guarda caso del tu ai motori: pilota di kart, è diventata nel 2023 campionessa italiana. “Andy ha preso il volante in mano a cinque anni, sulle ginocchia di papà. Certe volte era come non averlo in casa: si perdeva per ore a giocare con le macchinine. Ne metteva in fila una ventina, faceva le telecronache tutto da solo. E’ un figlio gentile, serio, educato e sorridente”, racconta la mamma.

“Non se la tira”, confermano i compagni della quinta G, Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, dove frequenta l’indirizzo Relazioni internazionali per il marketing. Seduto al primo banco. Spiegano: “Porta sempre con sé i libri, studia anche nelle pause, ha fatto l’alternanza scuola-lavoro in un’azienda”. Il momento clou è stato dopo il Gran Premio del Giappone, quando s’è presentato in classe con la patente appena conquistata e la Mercedes parcheggiata fuori. “Ci ha scarrozzati tutti uno per uno”. Il preside ricorda la sorpresa nel vederselo entrare in ufficio a presentarsi, finite le medie, senza l’accompagnamento dei genitori. Ora prepara la Maturità per giugno, vuole farcela, i voti sono buoni sebbene sia uno studente lavoratore.
Uno normale si sentirebbe sopraffatto dal peso degli impegni, lui ha evidentemente un ottimo ammortizzatore. E la visuale chiara di quel che è: “Lo sport ad alti livelli prevede dei sacrifici, ma siamo dei privilegiati: guidiamo macchine da corsa intorno al mondo ed è bellissimo. Se non riusciamo a trovarlo divertente, allora forse non stiamo vivendo davvero». Un fenomeno, per l’appunto. Oggi sono saliti sul podio i soliti Norris, Piastri e il rivitalizzato Hamilton. Molto presto toccherà a lui. E sarà dura farlo scendere.