L’ammazza-italiani colpisce ancora. Per la quattordicesima volta in carriera, Draper vince la sua personalissima sfida contro un azzurro: ha perso una volta soltanto, battuto l’anno passato da Sinner agli US Open di New York. Stavolta la vittima di turno è Musetti, che esce sconfitto nella semifinale del Mutua Open di Madrid. Ma almeno con la sensazione reale di essere arrivato a spalla del rivale: è finita 6-3, 7-6 dopo una dura battaglia sulla terra rossa del Master 1000 spagnolo. Il match s’è deciso sul filo di un perfido tiebreak nel secondo set: un esito diverso avrebbe consentito al carrarino di presentarsi con il vento a favore nella frazione decisiva. Non è stato così, la rivincita è rinviata alla prossima occasione. Magari tra una settimana al Foro Italico, dove i due si ritroveranno tra i favoriti del seeding.
Quella tra Lorenzo e Jack è una vecchia storia che somiglia a una serie tivù, cominciata quando erano due ragazzini talentuosi di belle speranze. Il britannico, nato nel sobborgo londinese di Sutton, ha due mesi e mezzo più del toscano: si conoscono da sempre e hanno avuto percorsi paralleli. Draper s’è presentato sulla pista Manolo Santana con una robusta consapevolezza: aver vinto tutti e cinque i precedenti confronti diretti. I primi due da junior sull’erba, gli ultimi tre sul duro nel circuito Atp. Ma la partita di Madrid è stata una novità per entrambi: un inedito testa a testa sul rosso, il cortile di casa per Musetti. Bronzo olimpico a Parigi la scorsa estate, il toscano vantava 18 vittorie e 3 sconfitte sul mattone tritato da luglio 2024 in poi. In più è appena diventato numero otto nel ranking in tempo reale: sarebbe salito alla casella sette raggiungendo la finale, può essere ugualmente contento del salto in alto. Ha infatti dato continuità all’exploit di Montecarlo di inizio aprile, quando ha ceduto solo ad Alcaraz, e tanto basta per ingrossare quell’autostima che a volte l’abbandona.
Draper puntava alla settima finale nel circuito maggiore e ha centrato il bersaglio. Domenica si giocherà il trofeo con Casper Ruud, il norvegese che ha superato l’argentino Cerundolo e sa stare in campo come pochi, specie sul rosso dov’è professore. Il britannico però sta surfando sulle onde, ha appena raggiunto il best ranking – a un’incollatura dall’americano Fritz, numero quattro – e ha un record già in tasca: è il sedicesimo mancino a entrare tra i primi cinque della classifica mondiale dal 1973, il secondo in questo secolo alle spalle di Nadal. E un’ulteriore curiosa caratteristica l’accomuna al maiorchino: nascono destrimani e lo sono nelle azioni quotidiane, ma per la racchetta esiste solo la mano sinistra. Ed è una gran mano quella di Jack: servizio bomba, colpi tagliati o carichi di spin, risposta con il pilota automatico, strapotere fisico. Doti a cui ha aggiunto un talento recente: la capacità di intimidire gli avversari con un pressing martellante. Strategia copiata dal campionissimo a cui si ispira: “Che cosa ho preso da Rafa? Cerco di imitare il suo modo di dettar legge comandando lo scambio”, aveva spiegato alla vigilia. Missione compiuta.
Musetti è partito in sordina, quasi aspettando di capire come si sarebbe messo il confronto. Ha avuto subito una palla break, è vero, però non l’ha sfruttata e ne ha invece concesse tre nel game successivo. Draper ha messo il naso avanti, Lorenzo non s’è smarrito. S’è procurato un controbreak istantaneo, ma nuovamente ha ceduto il turno di servizio. Sempre in spinta, sempre pronto a rubare il tempo, il britannico ha mostrato un tennis di pressione, sicura qualità e privo di errori. Lorenzo ha cercato di resistere aggrappandosi a qualche fugace spiraglio e ai lampi della sua classe, senza mai recuperare l’iniziativa. Costretto a una strenua difesa da fondo campo, è riuscito unicamente a contenere i danni: il 6-3 timbrato da Jack in 50 minuti pareva il preludio a un secondo set in discesa. Invece qualcosa è cambiato nel prosieguo.
Sostenuto dagli incoraggiamenti del coach Tartarini nel corner, Lorenzo ha avanzato di mezzo metro la posizione in campo. Soprattutto è uscito dalla difesa a oltranza, ricordandosi di avere nella borsa le armi per spingere la palla negli angoli e smistare lo scambio tra back di rovescio e improvvise accelerazioni. Anche il servizio ha beneficiato nel mutato atteggiamento tattico, pagando buoni dividendi: annullata l’unica palla break concessa nella seconda frazione, il Muso ha pian piano obbligato Draper a un imprevisto match di rincorsa. Lo sforzo supplementare si è tradotto in un evidente calo fisico dell’inglese, condito da un passaggio a vuoto nell’ottavo game che poteva costargli carissimo. Malgrado il disagio atletico e l’abbassamento delle percentuali con la prima palla, Jack ha però tenuto duro agganciando il tiebreak. Lì la partita s’è giocata sul 2-2, quando un dritto passante incrociato di Musetti, a campo aperto, è atterrato un dito oltre la linea laterale. Questione di millimetri, sufficienti a spezzare l’equilibrio condannando l’italiano alla resa. Con l’onore delle armi e il riconoscimento dell’avversario: “Difficile trovare uno che giochi bene dappertutto come Lorenzo. Siamo cresciuti insieme, ci conosciamo alla perfezione e oggi ci ritroviamo su palcoscenici importanti, succederà ancora”. Arrivederci alla prossima puntata.