Crudele. Vivi la tua prima finale in un Master 1000, porti a casa il set d’avvio con un gioco scintillante, metti paura ad Alcaraz e ti infortuni nel momento cruciale della frazione decisiva. Crudele come il tennis sa esserlo e non c’è niente da fare se la sfortuna ti azzanna a tradimento. Una fitta all’adduttore, la luce che si spegne: Musetti, peccato sia finita così. Il punteggio è severissimo. Lo spagnolo mette a referto un 3-6, 6-1, 6-0 che vale la coppa consegnata dal principe Alberto e dalla princesse Charlene. Ma è un risultato che mente sapendo di mentire. È capitato all’improvviso. Un dolore acuto tra coscia destra e inguine: il morso che ti impedisce quasi di muoverti, anche se resti in campo comunque a onorare l’appuntamento (mancato) con la storia a Montecarlo.
“Lorenzo ha avuto una settimana durissima, particolarmente faticosa: mi dispiace molto per lui e spero possa recuperare presto”, ha ammesso cavallerescamente il vincitore. Certo non avrebbe immaginato un tale epilogo, dopo aver visto le streghe nella prima parte del confronto. Solito motore diesel, Musetti aveva iniziato secondo copione perdendo immediatamente il servizio. A differenza del recente passato s’è però rifatto in un un amen, acciuffando il controbreak dell’1-1 alla terza occasione utile. L’altalena ha avuto una logica, figlia della giusta scelta tattica. L’italiano ha messo in difficoltà Carlitos con i suoi colpi profondi e arrotati, che hanno inchiodato il rivale negli ultimi centimetri di campo. Incapace di esprimere il proprio tennis champagne, fatto di spinta e aggressività, Alcaraz è progressivamente affogato negli errori: specie il dritto ballerino l’ha tradito, in lunghezza e larghezza.

Il duello tra due virtuosi della racchetta s’è così incanalato sulla strada migliore per il Muso, che ha incantato il pubblico non meno dell’acrobatico avversario. Lorenzo classe 2002, Carlos nato nel 2003: beata gioventù e viva la fantasia al potere, uno spettacolo da standing ovation. Il carrarino è salito 4-1 con pieno merito, praticamente fare senza errori, innestando il tarlo del dubbio nella strategia del murciano: la scelta di rispondere così lontano, addirittura sotto i teloni, non gli ha fruttato dividendi significativi. Lorenzo invece ha avuto vita relativamente facile fino al 5-3, per poi mettere in ghiacciaia il set. Un ace temerario con la seconda di servizio, un drop shot in controbalzo dalla linea di fondo: due colpi geniali del maghetto e 6-3, il gioco è fatto.
A quel punto Alcaraz ha capito di dover subito alzare i giri. E c’è riuscito, approfittando anche di un piccolo calo fisiologico dell’avversario. Tirando l’argenteria fuori dal cassetto, è arrivato immediatamente al break, seguito da un secondo blitz letale poco dopo. C’era un ovvio perché dietro al 4-0: la posizione avanzatissima assunta da Carlitos sulla seconda palla di servizio di Musetti. Proprio quei due metri guadagnati in risposta gli hanno consentito di tornare dominante come suo solito. Se a questo si aggiungono gli effetti speciali di un repertorio unico, ecco spiegato lo show del Cavalier Tempesta, inarrestabile sul campo centrale intitolato a Ranieri III. A Lorenzo non è rimasto che aprire l’ombrello in attesa di tempi migliori, arrivati peraltro in coincidenza di una reazione orgogliosa: le quattro palle avute per accorciare le distanze, arroccarsi sul 2-5 e provare fare la voce grossa nel turno di servizio con il vento a favore.
Alcaraz ha vinto il match in quel preciso momento. Ha rintuzzato il tentativo del carrarino, s’è messo in tasca il set e ha cominciato la frazione finale di slancio. Nel migliore dei modi per lui: un break, partenza in discesa. Musetti non ha avuto modo di replicare. Una smorfia, la gamba destra allungata in un esercizio di stretching, il cenno al giudice di sedia per invocare l’intervento del fisioterapista: tutto in un lampo, tutto finito lì. L’azzurro è rimasto in campo solo per onor di firma, zoppo e immobile, nell’attesa dell’inevitabile e spietato 6-0. “Qui a Montecarlo mi sento a casa, mi dispiace, cercherò di prendermi la rivincita il prossimo anno”, ha detto sconsolato durante la premiazione.
Il Muso può essere però lo stesso soddisfatto del salto in classifica: ora è undicesimo a 15 punticini dalla top ten. Tra lui e il paradiso che c’è di mezzo il norvegese Ruud, che deve difendere un patrimonio a Barcellona la prossima settimana. Il sorpasso è vicinissimo. Dal canto suo Alcaraz lascia il Principato con tanta fiducia, il secondo posto nel ranking a spese di Zverev e il primo posto nella race. “Not too bad”, come dice Djokovic. Sempre aspettando il ritorno del numero uno del mondo: da oggi Sinner è semilibero, può tornare in campo ad allenarsi dove vuole e con chi vuole in vista degli Internazionali di Roma. Bentornato Jannik, ci sei mancato non sai quanto.