Tutto in un pomeriggio principesco. Musetti batte Alex De Minaur, vola in finale, diventa numero 11 del ranking e domenica andrà a giocarsi il Master 1000 di Montecarlo contro Carlos Alcaraz. Sarà un mezzogiorno di fuoco, o più probabilmente di pioggia, si spera sottile: l’orario anticipato deriva dalle previsioni meteo, che annunciano un’esile finestrella utile in mezzo al maltempo.
È stato faticoso arrivarci. Due ore e 38 minuti thrilling sono serviti a Lorenzo per mettersi in tasca la sfida 1-6, 6-4, 7-6, ancora e sempre in rimonta. Riportando così un italiano in corsa all’ultimo atto del torneo, sei anni dopo l’exploit di Fabio Fognini che nel 2019 tornò a casa con la coppa.
De Minaur aveva iniziato a tutto gas, approfittando della ruggine del carrarino ancora imbastito per il match cruento vissuto con Tsitsipas nei quarti. Il primo set è scappato via velocissimo, l’azzurro incapace di incidere con il servizio: l’unico game racimolato è venuto strappando il servizio all’australiano. E’ stato un monologo, una superiorità talmente evidente da lasciare poco spazio alla speranza di ribaltare il tavolo. Invece le cose sono cambiate nella seconda frazione. Causa goccioloni ancor più fitti, il giudice di sedia ha sospeso il match per un quarto d’ora, minuti provvidenziali perché Lorenzo mettesse ordine nel suo tennis trovando la chiave giusta. Campo appesantito, palle gonfie d’umidità, la mancanza di punch che è il punto debole dell’australiano: Musetti è salito 2-0 in un attimo, facendo la voce grossa. Pareva quindi in grado di sgusciare via nel turno di battuta, grazie alle continue variazioni, ma ha sprecato con un paio di errori gratuiti l’occasione di allungare.
Demon, i piedi più veloci del West, è tornato sotto: ha prima impattato e poi sorpassato l’azzurro, bravo comunque a non mollare. Lo strappo di Lorenzo è arrivato sul 4-4, grazie a un lob al millimetro: prologo al 6-4, ottenuto costringendo l’aussie a una vana difesa estrema. Risultato parziale: un set pari e palla al centro, l’inerzia favorevole al toscano. A quel punto, complice la tensione, l’orgia di break e controbreak è parsa non aver più fine con Musetti avanti e ogni volta raggiunto. Finché è andato a servire per il match sul 5-4. Sembrava fatta, la finale vcosì vicina da poterla toccare. Invece no. De Minaur ha tirato fuori tre colpi da campione qual è, numero sette virtuale della classifica, riequilibrando il punteggio e addirittura issandosi 6-5. Serviva una reazione d’orgoglio, mix di testa cuore talento, e Lorenzo l’ha tirata fuori dal cilindro sotto forma di un ace che rinviato il verdetto al tiebreak.
Il braccio di ferro è proseguito senza tregua. L’australiano ha centrato subito un minibreak, Musetti ha recuperato scattando poi 4-3 grazie a un servizio tirato a 218 chilometri orari. Finalmente. “Colpisci, colpisci”, l’invito perentorio ripetuto dal suo box ha avuto effetto. Il carrarino è salito 6-4, con due palle a disposizione per chiudere la sfida. È bastata la prima. Lucida l’analisi nel post gara: “Mi pare di ripetere sempre la stessa partita, a parte quella con Matteo Berrettini ho sempre inseguito. Mi sono detto: devi avere pazienza. Ho combattuto come una iena e l’incontro è girato, sono stato bravo a crederci”. Diesel, ha scritto con il pennarello sul vetro della telecamera. Davanti ad Alcaraz non potrà permettersi una falsa partenza e lo sa. “Devo correggere la posizione in campo, fare un passo avanti: è da tanto che ci lavoriamo con la squadra ma sono un testone”, ha spiegato. Carlitos è favorito per il rango, per i precedenti e perché ha sprecato poche energie regolando in due set Davidovich Fokina. Nei confronti diretti conduce 3-1, però c’è un bel ricordo in chiave tricolore: la finale di Amburgo vinta da Lorenzo, il suo successo più bello. Finora.