Ci sentivamo orfani. Ma finalmente Sinner è qui, sta tornando, ed è un sollievo per milioni di aficionados. L’avevamo lasciato libero e felice il 26 gennaio, un secolo fa, con il mano il trofeo dell’Open d’Australia. Poi il 9 febbraio da Doha è arrivata la notizia bomba dei tre mesi di sospensione, concordati con la Wada per l’affaire Clostebol. Lo ritroviamo oggi in elegante completo scuro e camicia bianca, sorridente e rilassato davanti alle telecamere di Sky: non ancora in campo, ma è comunque bello sentirlo raccontare di sé e di tutto quel che è accaduto nel frattempo. Ecco di seguito un florilegio delle risposte alle domande di Elena Cottarelli.
La sospensione. “Non ero d’accordo, ma alla fine ho scelto il male minore. Poteva andare peggio, potevo subire un’ingiustizia più grande. La decisione è stata rapida, abbiamo accettato che c’è stato un tira e molla con il mio avvocato”.
La prima reazione. “Mi sono sentito molto fragile, ci ho messo un po’ a digerire l’idea di non poter giocare prima di ritrovarmi. È successo qualcosa che non mi aspettavo, perfino il modo in cui l’ho presa è stato sorprendente. Sono fatto anch’io di emozioni”.
Il contorno. “Sapevo già che il tennis non è la cosa più importante della vita, ne ho avuto un’altra prova. Ho superato i momenti difficili con l’aiuto di chi mi sta attorno: persone intelligenti di cui mi posso fidare, quelle con cui scambio idee e sensazioni. Gente che mi somiglia, mi piace e mi rende orgoglioso. Ho imparato tanto umanamente da questa esperienza. Sono stato assieme alla mia famiglia, soprattutto con mio padre. E con gli amici. Ho conosciuto meglio me stesso e il mio valore”.
Nessun timore. “Non so che cosa accadrà ritrovando quei colleghi che mi hanno giudicato male. Sono consapevole della mia innocenza ed è la sola cosa che mi interessa: la verità supera ogni dubbio. Sto bene, sono sereno, sicuro che andrà tutto bene”.
Senza tennis. “Ho guardato pochissime partite in tivù, soltanto quelle che proprio mi interessavano. Per il resto zero, non avrebbe avuto senso”.
Numero uno. “Non posso controllare la classifica, dipende dagli altri. C’è Nole sempre lì in finale, c’è la nuova generazione di giocatori a cui appartengo, c’è quella nuovissima: tutto va veloce”.
Zverev e Alcaraz. “Se hanno perso qualche match è perché niente è scontato. Può accadere. In campo e fuori gli atleti vivono dei momenti che noi non conosciamo”.
Count-down. “Faccio il conto alla rovescia dal primo giorno di stop perché il tennis è la cosa che amo di più”.
Le ore diverse. “Ho provato a considerare la pausa come un’opportunità per fare cose nuove. Giornate più lunghe e tranquille, l’allenamento senza la tensione della prestazione. Sono uscito in bici e a cena con gli amici di Montecarlo. Da piccolo sognavo di diventare un pilota: avevo tanta voglia di salire sul go-kart e l’ho fatto”.
Cosa sarà. “Ci vorrà un po’ per ripartire a Roma. Sulla terra Alcaraz è il favorito, Zverev avrebbe potuto vincere il Roland Garros e diventare numero uno. Io non so quel che riuscirò a fare. Ma se non sarà quest’anno sarà il prossimo: non vedo l’ora di giocare e sono consapevole di saperlo fare”.
Manca un mese. La sospensione di Jannik terminerà alla mezzanotte del 4 maggio, che coincide con il ritorno ai tornei. Ma prima c’è da segnare sul calendario la data della semilibertà: il 13 aprile. Da quel momento scatta il semaforo verde per tornare in campo dove vuole e con chi vuole come sparring partner. Ricominciando a fare sul serio. La classifica resiste per ora senza troppi problemi, in sua assenza gli avversari diretti si sono allenati con successo nella pratica dell’harakiri. Perdendo punti anziché guadagnarne. Alcaraz è aritmeticamente in fuorigioco, alle prese con problemi di crescita, così resta solo Zverev a insidiare il primato.
Sinner però non dovrà difendere punti al Foro Italico, al contrario del tedesco che si presenta da campione in carica. In effetti le possibilità di Sasha sono solo virtuali. Per superare la Volpe di San Candido dovrebbe fare bingo in tutti i tornei a cui parteciperà da qui all’appuntamento sul Tevere: il Masters 1000 di Montecarlo che sta per iniziare, l’Atp 500 a Monaco di Baviera e il Masters 1000 di Madrid. Difficile, per non dire impossibile. Ecco perché, pur con addosso tutta la ruggine dell’inattività forzata, Roma potrebbe diventare il trampolino ideale per Jan: il Rosso sul rosso, pronto subito, con l’opportunità di allungare la permanenza al vertice. Il traguardo volante – passando per la tappa intermedia del torneo di Amburgo – è raggiungere le 52 settimane consecutive da numero uno del ranking, che cadono il prossimo 10 giugno nel mezzo del Roland Garros. Lì dove tutto è cominciato l’anno scorso. Ma l’orizzonte di Wonder Boy è molto più ampio: si allarga, oltre Parigi, a Wimbledon e New York. Un passo alla volta, l’attesa è quasi finita.