Che lotta. Tre ore e cinquanta minuti per risolvere il thrilling della Road Laver Arena: in semifinale all’Australian Open vola Ben Shelton, che ha battuto a braccio di ferro Lorenzo Sonego 6-4, 7-5, 4-6, 7-6. Non ci sarà dunque il derby azzurro con Sinner.
È stato però un match appassionante, serratissimo, finito in volata e perso sul filo: la potenza deflagrante del giovanotto di Atlanta ha prevalso sull’intelligenza tattica del torinese, protagonista di una partita memorabile. Non s’è arreso malgrado il gap di due set, arrembante nel gioco d’attacco studiato a tavolino: 92 discese a rete, un record. L’idea era quella di essere aggressivo per togliere tempo e spazio al rivale: c’è riuscito, non è bastato. Ma resta la certezza di aver ritrovato un giocatore degno del suo best ranking, quel numero 21 raggiunto tre anni e mezzo fa.
Eppure il primo a trovarsi in seria difficoltà a inizio match è stato proprio Ben. Esplosivo ed estemporaneo senza stare troppo a pensare, all’improvviso s’è trovato sotto 3-2 con tre palle break da fronteggiare. Ma abituato a fare il bello e il cattivo tempo in campo, le ha annullate grazie a un paio di colpi pesanti e all’involontaria complicità di Lorenzo, che ha messo fuori due dritti abbordabili. Superato l’inciampo, per evitare guai peggiori l’americano si è imposto prudenza, attenzione e pazienza – non esattamente la specialità della casa. Fino allo scatto decisivo. Sul 4-4 sono infatti arrivate tre opportunità per strappare la battuta al rivale: la terza s’è rivelata quella giusta per l’allungo. A quel punto, il più era fatto. Il servizio di Shelton non ha lasciato fessure in cui infilarsi: significativo l’ace del 6-4 sparato a 232 chilometri orari, primato del torneo. Basta la parola.
Sonego è rimasto a ruota. Forte del cammino esaltante nei turni precedenti – aveva eliminato il vecchio drago Wawrinka, il predestinato Fonseca, l’ungherese Marozsan e il talentino Tien – ha preso slancio dalla consapevolezza d’essere sulla strada giusta per tornare in alto. Quindi perché non credere a un altro exploit? I presupposti c’erano. L’americano, sicuro top player, è soggetto a frequenti amnesie, che gli hanno impedito finora d’essere una presenza fissa tra i primi dieci del mondo. Ma per mettergli qualche dubbio in testa era necessario osare. Nella seconda frazione Lorenzo s’è ricordato della parola d’ordine concordata con il nuovo coach Colangelo: non fare colpire l’avversario da fermo. E dunque cambi di ritmo, altezze differenti e colpi liftati. Shelton, guidato dal padre-allenatore Bryan, ha un braccio violento. Basa i suoi schemi sul servizio straripante e la capacità di comandare gli scambi con il dritto folgorante. Sonny ha cercato di neutralizzarlo ricorrendo alle variazioni e al suo maggior repertorio tecnico fatto di tagli, attacchi in controtempo e rientri lungolinea. Tutto sommato con buoni risultati.
Perciò ha continuato con la medesima strategia, senza demoralizzarsi per il servizio perso nel sesto game. Un paio di prodezze l’hanno incoraggiato, una su tutte: la miracolosa volée di rovescio eseguita in capriola, una carezza con effetto tale che la palla è tornata nella sua metà campo dopo il rimbalzo. E’ venuto giù lo stadio, lo stesso Shelton gli ha stretto la mano sorridendo. Ciò malgrado il ragazzone di Atlanta è andato a servire per il set sul 5-4, ormai in dirittura d’arrivo. Sonego non si è tirato indietro, piazzando tre risponde vincenti che l’hanno portato a 40-0: ecco arrivato il controbreak che riaccende la speranza. Senonché Lorenzo ha sprecato l’occasione buttando a mare il punto che l’avrebbe portato in vantaggio: un errore inspiegabile e un doppio fallo hanno rimesso in carreggiata Ben, che ha chiuso il game successivo 7-5.
Ma l’inerzia era cambiata. Sonny ha capito che doveva presentarsi a rete senza titubanze, anche a costo di prendersi un passante sulla faccia. Positivo nei suoi game di servizio, non ha mai rischiato sparigliando con la battuta in kick alternata alla potenza o al piazzamento. E ha aspettato il momento propizio, che Shelton gli ha gentilmente concesso perdendo cinque punti consecutivi: 6-4 e sfida riaperta. Il quarto set è stata un’altalena di emozioni. Con un incredibile passante no look, spalle alla rete, il piemontese s’è procurato una preziosa palla break annullata dal rivale. Che a sua volta, sul 5-5, ha avuto due chance per ipotecare il successo. Era destino invece che l’intricata vicenda si definisse al tiebreak: equilibrio fino al quattro pari, poi lo strappo di Shelton. Gioco, partita, incontro. “Non ho rimpianti, il percorso è stato importante e so di avere buoni margini di miglioramento”, ha detto lo sconfitto alla fine. L’applauso sentito del pubblico è la giusta ricompensa.