De Stefani, Pietrangeli, Caratti, Berrettini, ovviamente Jannik Sinner. E adesso lui, Lorenzo Sonego, sesto italiano nella storia a centrare i quarti di finale all’Australian Open con il successo in quattro set sulla rivelazione Learner Tien: 6-3, 6-2, 3-6, 6-1. Che impresa per il giovanotto di Torino, 29 anni e un pieno di simpatia. Con la cavalcata di Melbourne – nella borsa le teste di Wawrinka, del predestinato Fonseca e di Marozsan – ha già scalato una ventina di posizioni in classifica appollaiandosi al numero 35. Tutto merito della voglia di cambiare. Messo alle spalle un anno di molte ombre per affidarsi all’amico coach Fabio Colangelo, è diventato un giocatore tutto nuovo: votato all’attacco sì, come prima, ma attraverso un approccio ragionato. Senza cadere nei fuorigiri dell’esaltazione agonistica che sono sempre stati il suo pregio e il difetto.
Indossata questa nuova livrea ha scavalcato senza esitazioni un ostacolo insidioso. Perché il mancino americano di origini vietnamite, salito all’ottantesimo posto del ranking live e ultimo teenager superstite nel torneo, è un tipo tosto. Passato dalle qualificazioni prima di stupire gli esperti con un successo clamoroso nel main drow: l’eliminazione del russo Medvedev, a capo di una maratona di cinque set risolta in volata. Con le medesime modalità aveva già superato l’argentino Carabelli al primo turno. Insomma, Tien è quello che in gergo si definisce un cagnaccio: da tenere a bada senza farlo arrivare a morderti i polpacci.

Lorenzo ha messo le cose in chiaro subito, issandosi sul 3-0 grazie a una raffica di ace e al doppio fallo regalato dal rivale sulla palla break. Con quel vantaggio s’è presentato a servire sul 5-3, quando è cominciato il balletto dei set point conquistati e svaniti: il quinto è stato quello buono per il 6-3. Sonego ha continuato a fare la voce grossa nella seconda frazione. S’è preso un break quasi subito, ha continuato a giocare in pressione, presentandosi a rete con la palla giusta per chiudere al volo. Per di più, ha retto senza danni il palleggio in spinta da fondo dell’avversario, strappandogli nuovamente il servizio. Finché arrivato al set point ha risolto la questione alla sua maniera: ace e 6-2 facile facile. Anche perché Tien, sceso in campo con le cosce fasciate, ha chiesto nel frattempo l’intervento del fisioterapista: le fatiche dei giorni precedenti avevano evidentemente lasciato strascichi pesanti.
Sembrava tutto perduto, invece il finalista delle Next Gen non si è arreso. “E’ un vincente”, dice di lui l’allenatore Eric Diaz. Certo è stato un bambino prodigio, nato in California da genitori fuggiti dalla guerra che l’hanno iniziato al tennis assieme alla sorella più grande. Una famiglia molto unita, attenta ai simboli: lui è stato battezzato Learner, che si traduce studente, in onore della madre insegnante di matematica; lei si chiama Justice, omaggio al padre avvocato. Al di là dell’anagrafe suggestiva il ragazzo ha comunque doti ragguardevoli: un servizio robusto, forza mentale, resistenza. E non sente la pressione, un po’ come il suo modello Alcaraz. A tali talenti s’è aggrappato per reagire a un esito che pareva scontato. Break immediato, approfittando dell’unico passaggio a vuoto del rivale, e vantaggio tenuto fino al meritato 6-3. E’ stato però l’ultimo sussulto. Sonny ha ripreso a macinare, prendendo il largo a suon di break: Tien ha ceduto di schianto per il 6-1 timbrato dall’azzurro con il solito ace, il ventesimo della sua straordinaria prestazione.
“E’ una grande emozione questo risultato. E’ il momento perfetto, ed è arrivato perché ho deciso di uscire dalla zona di conforto. Ho investito sul mio tennis con l’appoggio del nuovo team, la mia ragazza, la famiglia. Non è mai troppo tardi per migliorare, non sono vecchio: il segreto è non fermarsi e cercare sempre di evolversi. Posso fare ancora di più”, ha spiegato nel dopo partita. Sul suo cammino trova adesso Ben Shelton, che ha approfittato del ritiro dell’esausto francese Monfils: l’americano conduceva 2-1, tre set risolti al tiebreak. Sarà una sfida tra cannonieri e Sonego non vuole smettere di sognare.