Dicono che i derby si somigliano tutti: duri, rognosi, sofferti. Quello tra Musetti e Arnaldi, autentico scialo per un primo turno Slam, ha avuto tutte queste caratteristiche più una: è stato brutto davvero. L’ha vinto Lorenzo, testa di serie numero 16 agli Australian Open, ma è giusto dire anche che l’ha perso Matteo capace di dilapidare un tesoro. Pure in mezzo alle sue abituali contraddizioni, il Muso ha accettato il dono senza perdere però la lucidità nell’analisi. “Non ho giocato il mio miglior tennis – ha scherzato con tanta autoironia nel post partita – e spero di crescere nel rendimento. L’anno scorso a Wimbledon sono venuto fuori nella seconda settimana, arrivando in semifinale. L’obiettivo è fare lo stesso qui”. C’è da augurarselo perché il suo talento non si discute. Lo stesso vale per Arnaldi, che deve però mettere assolutamente ordine nel gioco spesso macchiato da scelte avventurose nei momenti chiave. A proposito: 7-6, 4-6, 7-6, 6-3 è stato il punteggio, specchio dei due amici-rivali, al termine di quattro ore e sei minuti vissuti sulle montagne russe.
Il match è stato dimenticabile per i primi due set e mezzo, affogati in un’orgia di doppi falli, errori gratuiti e tattiche scellerate. Spettacolo horror condizionato dalla tensione: più che tennis, è stato un ciapanò. Una follia a due senza capo né coda, a cui non è stato possibile porre rimedio. Sicché il primo scampolo di belcanto fra i tenorini è arrivato molto tardi, precisamente in dirittura d’arrivo del terzo set. Sul sei pari, il tiebreak ha però riscattato l’horror imperante fino a quel momento: dritto stretto ad alto coefficiente di difficoltà, servizio a 200 orari che bacia la T, rovescio incrociato fulminante, schiaffo al volo da tre quarti di campo, scambio ricamato e un passantone a segno malgrado il nastro accomodante.
Un repertorio di prodezze chiuso in favore di Musetti e proseguito fra qualità e strafalcioni, distacchi e sorpassi nel teatro dell’assurdo della quarta frazione. Lì s’è visto il meglio e il peggio in contemporanea, nella partita più pazza dall’inizio dell’anno. Un dato la dice lunga: sul cemento, a questi livelli, mettere a referto 16 break è qualcosa di irripetibile. Un autentico record all’incontrario. L’ha spuntata il numero due d’Italia per il maggior controllo quando s’è trovato sotto 3-1, mentre Arnaldi deve fare penitenza e riflettere sugli 82 errori gratuiti e i 13 doppi falli: neppure 51 vincenti potevano bilanciarli. Il prossimo turno sarà una sfida tra stilisti. Musetti affronterà Schapovalov, fuoriclasse mancato con un soprannome – Sciupovalov – che lo descrive alla perfezione. Israeliano di nascita, origini russo-ucraine e passaporto canadese, il giovanotto ha finora deluso le grandi speranze, confuso da così tante radici multinazionali. Nella sua imprevedibilità è comunque capace di tutto, perfino di vincere.
Due i rimpianti di giornata a Casa Italia. Luca Nardi, in vantaggio due set a uno sul canadese Diallo, ha pagato la disabitudine alle lunghe distanze cedendo progressivamente una partita alla sua portata. Dal canto suo Flavio Cobolli, ultrà romanista, è stato sconfitto in quattro set dall’argentino Etcheverry nonostante il gran tifo della sua curva sud: a discolpa c’è l’infortunio alla spalla che l’ha costretto a saltare parte della preparazione. Buone notizie infine da Lorenzo Sonego, che s’è preso uno scalpo illustre ancorché non di primo pelo. Superare in quattro set lo svizzero Wawrinka, il più bel rovescio a una mano del circuito, un campione che dieci anni fa trionfò proprio in Australia, non è mai semplice. Ad attendere ora il torinese c’è un autentico baby fenomeno. Ovvero il diciottenne brasiliano Joao Fonseca, che al debutto Slam ha liquidato seccamente il russo Rublev, irrequieto numero nove del tabellone. Si direbbe una sorpresa, se non fosse che i tecnici considerano Fonseca un predestinato pronto a miracol mostrare.
E infine spazio a Miss Smile, al secolo Jasmine Paolini. La ragazza toscana, quarta testa di serie, ha svolto un ottimo allenamento contro la cinese Wei proveniente dalle qualificazioni. A dispetto del risultato – un secco 6-0, 6-4 – si tratta però di una tipa da tenere d’occhio: “Rispondeva così veloce che non vedevo passare la pallina”, ha commentato Jas felice per i progressi al servizio su cui ha lavorato il mese scorso. Al secondo turno troverà la messicana Zarazua che non dovrebbe toglierle il sonno, al contrario del passo successivo che andrà affrontato con circospezione. L’appuntamento è con l’ucraina Elina Svitolina, rientrata l’anno scorso dalla maternità, che ha fatto festa nell’angolo del marito Monfils. Il vecchio Gael ha infatti vinto a modo suo, rocambolescamente, il tiratissimo derby francese con il bombardiere emergente Giovanni Mpetshi Perricard. Una delle tante storie curiose di Melbourne Park.