È quasi inutile aspettare la sentenza, inappellabile, del Tribunale dello Sport di Losanna. Il campionissimo del tennis ha già perso la partita della vita, quella che può rovinargli la carriera con una condanna o regalargli la serenità di un’assoluzione. C’è una data spartiacque: il 16 e 17 aprile, le udienze del procedimento a ruolo come Agenziale mondiale antidoping contro il giocatore Jannik Sinner. Una cesura netta, un prima e un dopo. Ma c’è un terzo tempo: il durante. Quello che è proseguito ieri con l’ufficializzazione del calendario legale e che non è dato sapere quando finirà. La sentenza potrebbe arrivare a distanza di un mese, forse un mese e mezzo dalla discussione in aula a porte chiuse. Ipotizziamo che sia attorno a fine maggio. E facciamo un po’ di conti programma Atp alla mano.
Niente torneo di Monaco di Baviera, virtualmente Jan ha già cancellato la sua iscrizione: durante quei giorni sarà chiamato a testimoniare, e per quanto bravo sia non ha ancora il dono dell’ubiquità. L’assenza in Germania potrebbe farlo ripensare a Montecarlo, il torneo di casa scartato in principio che prevede la finale il 13 aprile. Il 23 dello stesso mese c’è il Master 1000 di Madrid e poi, dal 7 maggio, gli Internazionali di Roma al Foro Italico. Seguiti a stretto giro dai Campionati di Francia al Roland Garros che partono il 25 maggio. È quello il momento in cui verosimilmente Sinner conoscerà il suo destino, a ridosso della stagione su erba che comincia il 9 giugno e culmina il 30 con l’inizio di Wimbledon. Questa però è teoria.
La realtà è che il durante in bilico del Wonder Boy percorrerà ogni istante dei suoi pensieri, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno. “È qualcosa che non posso controllare, dunque posso solo aspettare. Circondandomi delle persone che mi conoscono bene: loro sanno che non ho fatto nulla di sbagliato”, è il suo mantra. Lo sa lui per primo, naturalmente, però non basta. Non basta la testa meravigliosa che la natura gli ha affidato. Non basta a sottrarlo alla graticola inaudita su cui le leggi dello sport l’hanno sistemato. Una cottura a fuoco lento, lentissimo, se si pensa che i test in cui è risultato positivo risalgono al 10 e al 18 marzo del 2024. Sinner compirà 24 anni il 16 agosto prossimo. Ammaliati dalle imprese sul campo da tennis e dalla maturità dimostrata in qualsiasi circostanza ci dimentichiamo di una verità: è soltanto un ragazzo. Non è Superman e il Clostebol non è la sua kryptonite.
Gli si chiede però un’impresa impossibile. Come si fa a resistere a una pressione del genere e contemporaneamente dedicarsi ad affinare il gioco, allenarsi, migliorare come atleta e come persona? Ridere, scherzare con gli amici, fare partite a carte o ai videogame come tutti quelli della sua età? Sostenere l’assalto degli odiatori da tastiera che non hanno letto una riga delle carte eppure l’hanno subito condannato al rogo? Togliersi dal bavero della giacca la polvere dei commenti malevoli o insinuanti di certi colleghi, che guadagnerebbero a toglierlo di mezzo? L’ultima notizia arrivata nella notte riguarda il nome del presidente del collegio giudicante. Sarà il lussemburghese Jacques Radoux, classe 1970, studi di Legge in Francia, specializzazione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, impegnato nel sociale. Un giurista stimato per la preparazione e l’equilibrio, ma soprattutto un ex tennista che è stato capitano della squadra di Davis dal 2008 al 2013.
L’ex numero 458 del mondo giudicherà il numero 1 del mondo. È forse l’uomo più adatto a comprendere le ragioni di un giocatore, il suo stato d’animo e le conseguenze di un caso tanto delicato. Ma dovrà decidere l’esito di una partita che comunque Sinner ha già perso, perché nessuno lo compenserà mai di questo durante.