We are the champions, my friends. O come dice sorridendo Paolo Bertolucci: no tripe for cats, non c’è trippa per gatti. Italia batte Slovacchia due a zero, le ragazze del tennis vincono per la quinta volta nella storia la Billie Jean King Cup, che è il campionato del mondo a squadre: 2006, 2009, 2010, 2013 e finalmente 2024. Risuona l’inno di Mameli, il canto esplode in mezzo alle bandiere tricolori: è il momento della festa collettiva. Non finisce mai l’anno del miracolo, fra uomini e donne alla roulette esce sempre l’azzurro e il banco vince. Ma il successo di Malaga, nell’Arena gremita di tifosi sull’Avenida de mar, ha un valore speciale perché viene da lontano. Ci sentiamo ricchissimi adesso, non è stato sempre così. Riavvolgiamo il nastro.
Forlì 2017, incontro di qualificazione della Fed Cup: Tathiana Garbin, Jasmine Paolini e Martina Trevisan debuttano nell’Italia in campo — corsi e ricorsi — proprio contro le slovacche. La squadra è precipitata in serie C, vive un momento di ricambio generazionale. Pennetta ha smesso, Vinci quasi. È la sera della prima per Tathiana, la nuova capitana, ed è la prima volta in Nazionale anche di Jas e Martina. Le compagne sono due pluridecorate: Sara Errani, che è mezza infortunata, e Francesca Schiavone, leonessa a fine corsa. Le nostre perdono 3-2, un brutto debutto per le tre novizie. Non lo dimenticheranno. Sette anni dopo Errani è ancora lì, passato e presente e futuro, la veterana che ha un posto d’onore nella foto ricordo accanto al trofeo. Raggiante assieme a Garbin, Paolini e Trevisan — con l’aggiunta fondamentale di Lucia Bronzetti e Betta Cocciaretto. Il trionfo nella finalissima di quella che oggi si chiama Billie Jean King Cup si scioglie in un abbraccio totale. Che giri fanno certe vite.
Il cammino a Malaga è stato complicato per i primi due atti, senza troppi patemi nell’ultimo. Dopo l’avvio stentato con il Giappone, lo scontro più duro contro la Polonia di Iga Swiatek: un ostacolo superato al fotofinish grazie al doppio dei sogni. Oggi invece tutto è filato liscio dal principio. Bronzetti ha messo il suo mattone regolando 6-2, 6-4 la rivale Hruncakova, che è soltanto la numero 238 della calssifica ma vanta un best ranking 43. I numeri contano poco o nulla quando si combatte per la patria: Viktoria ha colpi pesanti se può tirare da ferma, con un tirassegno da tutto o niente. Senza mezze misure però, esposta dunque a possibili fuorigiri. Lucia è stata accorta nel muoverla in orizzontale, lucidamente, con tanta pazienza, aspettando l’occasione per accelerare: un’azione di logoramento che le ha garantito i maggiori dividendi nel momento del pericolo. E cioè a metà del secondo set. Sotto 4-2 e 40-15, una rimonta violenta l’ha portata all’aggancio e a un immediato sorpasso. L’altra non ha retto al pressing, ha perso smalto cedendo di schianto. L’epilogo è stato la logica conseguenza: uno a zero per l’Italia e testimone in mano a Paolini.
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Gelsomina ha fatto il suo in maniera sontuosa. Eppure aveva di fronte una ragazza salita tra le prime cinquanta, in particolare nel post US Open: Rebecca Sramkova si presentava addirittura in vantaggio per 4-2 nei confronti diretti con la toscana. Insomma è scesa in campo fiduciosa nel colpo grosso, ma l’illusione è durata pochissimo. Paolini è partita a tutta velocità: determinata, autoritaria, travolgente. Ha avuto un unico piccolo istante di attesa, poi è tornata la schiacciasassi che abbiamo imparato a conoscere. Sprinter e maratoneta insieme, la ragazza di Bagni di Lucca ha dato spettacolo surclassando la bionda di Bratislava, scivolata passo dopo passo nello scoramento più totale. Il definitivo 6-2, 6-1 è il senso di uno spettacolo di prima qualità. Che cosa dire di più? Jasmine chiude la stagione da numero quattro del mondo, ha disputato due finali Slam in singolare a Parigi e Wimbledon, ha vinto l’oro olimpico in doppio con Sara al Roland Garros, s’è qualificata nelle due specialità alle Finals di Riyad. Ha giocato 113 match: record assoluto. Ed è nella cinquina delle candidate all’Oscar assegnato dalla Women’s Tennis Association, sia nel singolo sia nel doppio. Semplicemente incredibile.
La squadra, la squadra, la squadra. Il valore del gruppo. Le ragazze hanno ripetuto nelle interviste un concetto semplice e cruciale per spiegare il retroscena del trionfo. “Nessuno fino a qualche tempo fa ci dava una lira, oggi eccoci qui. L’anno scorso avevamo sfiorato la Coppa: oggi ce la siamo presa”, ha raccontato Paolini carica di adrenalina. Miss Smile ha contagiato con il sorriso il resto del gruppo, fra orgoglio e consapevolezza, ma il massimo onore spetta a Tathiana Garbin che ha creato un’allegra brigata di lottatrici. Coraggiose quanto lei, che giusto un anno fa affrontava in ospedale la sua partita più difficile. Infine l’omaggio corale a Billie Jean King, paladina dei diritti e spettatrice divertita in tribuna: “Le sue battaglie femministe hanno portato le donne del tennis alla parità con gli uomini”. Brave tutte, senza distinzioni. In attesa dei maschietti della Davis che difendono la Coppa e sfidano l’Argentina: tocca a Sinner e compagni, lo spettacolo può cominciare.