Il campionato di Serie A è arrivato alla sua terza sosta nel giro di tre mesi – diciamola tutta: per fortuna sarà l’ultima per un bel pezzo – con una classifica che nessuno avrebbe mai immaginato. C’è un enorme equilibrio in vetta, e questo forse era preventivabile, ma di certo non era previsto che a un terzo di campionato fossero ben sei le squadre lassù in alto, separate tra loro da un paio di punti e con un solco ben chiaro rispetto alle altre. Ma anche qui, difficile pronosticare la sestina attuale: Inter, Napoli, Juventus e Atalanta potevano essere facilmente intuibili, ma Lazio e Fiorentina molto meno. Quella di Baroni e quella di Palladino sono senza dubbio le due squadre rivelazione di questo inizio di stagione: i biancocelesti si sono tolti lo sfizio di doppiare o quasi la Roma (25 punti contro 13) nelle prime curve di una stagione dove erano i giallorossi a partire con determinate ambizioni.
Invece, a Trigoria hanno fatto un disastro, facendo saltare dopo quattro turni De Rossi nonostante il rinnovo di contratto triennale firmato in estate, per poi prendere l’uomo sbagliato al posto sbagliato, ovvero Ivan Juric. Amante di un modulo che si combina poco con la rosa e fin troppo caratteriale per un gruppo che aveva già fatto saltare gente con più carisma di lui, su tutti quel José Mourinho che ora forse sotto sotto se la ride per essere stato l’unico ad aver vinto a Roma. Se non altro, dagli errori si impara: la scelta Ranieri non è solo romantica, ma porta a Trigoria un romanista doc, un tecnico carismatico e mette lo spogliatoio spalle al muro. Colpi bassi non se ne possono assestare più.

Sull’altra sponda del Tevere invece si gode: hanno costruito a Baroni una squadra che pare a sua immagine e somiglianza, un gruppo di ragazzi che ha la stessa fame e la stessa voglia dell’ex tecnico di Lecce e Verona, che finalmente può giocarsi una chance ad alto livello. Accolto tra le perplessità, sta facendo davvero faville. E una grande lode va anche a Palladino: sembrava perfino vicino all’esonero, con quel brutto avvio, poi ha avuto l’umiltà di derogare ai suoi principi per adattarsi alla squadra che gli è stata costruita. Così ha fatto rinascere Kean, ha accolto Gudmundsson e ha smesso di ballare in difesa, trovando anche quelle vittorie sporche che servono come l’ossigeno a un tecnico che sta cominciando una nuova avventura.
Con Lazio e Fiorentina, come detto, ci sono le big tanto attese: l’Inter di Simone Inzaghi campione d’Italia in carica e che, pur con più alti e bassi dello scorso anno sul suolo italiano e con un Lautaro ancora alterno, è lì a un punto dal Napoli capolista. Comanda Antonio Conte, che ha evitato il sorpasso nel posticipo del 12° turno e che è col naso avanti pur avendo già giocato in trasferta contro Juventus, Milan e Inter e può sfruttare il fatto di avere una sola partita a settimana da qui al termine della stagione, non avendo le coppe.
Nel gruppo, ovviamente, c’è anche l’Atalanta che continua a brillare in Italia e in Europa e che ha mandato un messaggio chiaro a tutti vincendo 0-3 al Maradona sul campo del Napoli, innestando la quinta dopo un avvio di stagione leggermente stentato e dribblando anche qualche infortunio di troppo. E a proposito di infermeria, lì in scia c’è anche la Juventus: Thiago Motta subisce pochissimi gol e non ha ancora perso, ma ha anche pareggiato un paio di gare in più del previsto, mantenendo poi un discreto passo in Champions. I guai bianconeri per sono gli infortuni: Koopmeiners è stato fuori un mese, Nico Gonzalez praticamente due e dietro è totale emergenza con i crociati saltati prima a Bremer – insostituibile – e poi a Cabal. A gennaio servirà tanto sul mercato, ma è chiaro che con una zona scudetto così affollata la sessione invernale rischia di essere decisamente scoppiettante.

Anche perché c’è chi deve recuperare terreno: citofonare Milan, con Fonseca protagonista di alcuni alti – la vittoria d’autorità a casa Real – e notevoli bassi, con alcuni blackout e un rapporto complesso con i giocatori che stazionano sulla fascia sinistra, Theo Hernandez e Rafa Leao. I rossoneri sono settimi a braccetto con il Bologna di Italiano, molto cresciuto nell’ultimo periodo, e dovranno recuperare proprio la gara saltata contro i rossoblù: in classifica c’è l’asterisco almeno fino a febbraio, poi servirà più continuità per tenere il passo delle “sei sorelle”. E in una serie A molto equilibrata, si corre abbastanza anche dietro: non c’è una condannata, per ora, e anche in zona-salvezza ci sono davvero tante squadre in pochi punti, con acciacchi e oscillazioni di prestazioni che bastano per indirizzare le varie partite, oltre ovviamente agli episodi. Anche per quelle zone di classifica, dalla ripresa del campionato in poi, ci sarà un mese e mezzo decisamente intenso per poi tuffarsi su un mercato che sarà la chiave anche per la permanenza in Serie A, per ora più incerta che mai esattamente come la lotta scudetto e quella per la Champions. Sì, sta venendo fuori davvero un bel campionato.