Il pubblico londinese ha amato Jasmine Paolini e l’ha sostenuta fino in fondo, ma non è bastato. La finale di Wimbledon, la prima per una tennista italiana della storia, finisce in tre set con la vittoria della ceca Barbora Krejčikova, 6-2, 2-6, 6-4.
Si potrebbe pensare che fosse già una vittoria esserci, su quel campo di erba dove domani disputeranno la finale Carlos Alcaraz (che ha battuto Medvedev che aveva battuto Sinner) e Novak Djokovic (che ha battuto Lorenzo Musetti). Si potrebbe pensare che sia comunque una grande annata per il tennis azzurro sul verde di Wimbledon; ma la qualità del tennis di Paolini, il suo sorriso smagliante, i suoi colpi a rete, la sua inventiva ci hanno fatto sperare l’Italia che avrebbe compiuto un miracolo.

“Hello everybody, thank you for coming”, dice Jasmine a fine partita nel discorso che apre la premiazione. “Gli ultimi due mesi sono stati folli, voglio ringraziare la mia famiglia e il mio team, vi voglio bene”.
“Dovresti essere molto orgogliosa, è la tua seconda finale Slam quest’anno dopo il Roland Garros”, le dicono. Risponde, “sono un po’ triste, cerco di sorridere perché devo ricordarmi che è comunque una buona giornata, essere qui è pazzesco, mi sono goduta ogni momento”.
“Hai conquistato il cuore di tutti”, le dicono. “Il pubblico è stato fantastico, mi sono divertita tanto, ho sentito il loro affetto”.
Il primo set era corso via così rapido da far pensare che non ci sarebbe stata storia, ma Krejčicova ha perso la via all’inizio del secondo: sotto subito di un break, come Paolini nel primo set, mentre l’italiana dimostra tutto il fascino ritrovato del suo tennis: inventivo, preciso e spettacolare, di potenza (nonostante il suo appena 1.63 di altezza) e di grazia. Battendo per il 4-1, invece di chiudere in schiacciata appoggia delicatamente oltre rete il lob di recupero della ceca – e poi finisce il game incrociando in contropiede.

Il set finisce 6-2 in scioltezza, e il terzo procede in parità, ma Krejčicova è tornata padrona del suo gioco. Sul 3-3 Paolini perde i primi due 15, poi recupera ma si va al 40 pari e per due volte è vantaggio Krejčicova. Paolini chiede anche il challenge su una prima di servizio, palla fuori di pochissimo, poi è fuori anche la seconda: doppio fallo e break per la ceca, nel momento peggiore, quasi zero spazio per recuperare.
Krejčicova vince a zero il suo game successivo, è 5-3. Paolini tenta il tutto per tutto, resta aggrappata al suo servizio e sul 5-4 arriva ai vantaggi; ottiene anche due break point, che si alternano a due match point per la ceca. Il terzo è quello buono.
Dagli spalti, mamma, papà e fratello William applaudono. Jasmine Paolini, 28 anni, di Castelnuovo di Garfagnana ha scritto la sua pagina più bella, finora; ma anche la più amara.