Splendore sull’erba. L’impresa di giornata a Wimbledon è tutta di Jasmine Paolini, che ha conquistato la semifinale del torneo più ambito della storia. Difficile spiegare che cosa sia successo sul campo centrale, venti minuti dopo l’uscita amara di Sinner, per merito di questa ragazza straordinaria, letteralmente esplosa nel suo meraviglioso 2024.
Con personalità e strategia, ha ribaltato i cattivi presagi della vigilia – tre sconfitte in altrettanti precedenti – surclassando la rivale per metà italiana: Emma Navarro, famiglia americana di origini napoletane, figlia di un finanziere che vale 1,5 miliardi di dollari e nipote del coach di football immortalato da Norman Rockwell in un celebre dipinto.
Emma è una giocatrice speciale, esemplare sul campo e in grande ascesa. Eppure il match è durato 58 minuti tondi: fosse arrivato a un’ora, Paolini avrebbe potuto chiedere il compenso per la lezione di tennis impartita. Che tale è stata.
Non è esistita storia, a parte i primi due game. Gelsomina ha perso subito il servizio, poi è letteralmente decollata chiudendo il set 6-2. E nel secondo ha spinto ancora a fondo sull’acceleratore. Volava altissimo. La Navarro è stata travolta, incapace di reagire, alla deriva nello scoramento che l’ha invasa minandola nel morale. S’è arresa senza condizioni, senza riuscire ad attingere risorse dalla sua indubbia qualità: “Gioca meravigliosamente”, ha detto di lei Darren Cahill, l’australiano consigliori di Jannik.
Questo per rimarcare la prova della toscana, che le ha lasciato un game e neanche gli spiccioli nel secondo set. E pensare che prima della settimana scorsa a Eastbourne non aveva mai vinto una partita sull’erba. Poi è scattato d’incanto l’interruttore e clic: eccola lì, tra le magnifiche quattro.
Mai nessuna italiana c’era riuscita prima di lei, che sta scalando la classifica in maniera impensabile solo sei mesi fa: nel ranking virtuale è salita al numero 5, dietro a Francesca Schiavone nella classifica all time. E non è finita. Nel prossimo turno affronterà Donna Vekic, croata, numero 37 del mondo, 28 anni, la coetanea arrivata per la prima volta in carriera così in alto in uno Slam. I precedenti? Due a uno per Jas, che adesso è impossibile chiamare semplice sorpresa. Il capolavoro della finale conquistata al Roland Garros, un mese fa, sta a testimoniarlo.
Chi non la conosceva si chiede quale sia il segreto della favola. La risposta è semplicissima: tanto lavoro, intelligenza, forza di volontà, talento, massima fiducia in sé stessa e nel progetto messo a punto con Renzo Furlan, tecnico e uomo di grande spessore, che la segue passo per passo dal box. Esuberante, leggera, capace di saltare come un grillo anche sull’erba: la chiamano Molletta non a caso, perché scatta e rimbalza manco fosse una pallina. Il suo sorriso incanta il pubblico: “Ringrazio tutta la gente sugli spalti, è stata una giornata eccezionale. Sono talmente emozionata da non sapere cosa dire. Da bambina guardavo Wimbledon alla tivù, quasi non ci credo. Ma ho giocato davvero bene”, sono state le parole coinvolgenti nel dopo match. La sua storia è perfetta. Nata a Castelnuovo di Garfagnana, è cresciuta tra Carrara e Forte dei Marmi per approdare a Bagni di Lucca.
La montagna e il mare. Il padre Ugo gestiva un bar, la mamma Jacqueline bussò alla porta del locale in cerca di lavoro: arrivava dalla Polonia, è stata assunta come cameriera. Il successivo matrimonio ha mischiato le carte e i colori, perché il nonno materno di Jasmine è ghanese. Insomma un esempio felice dell’Italia multietnica. Adesso però conta solo Wimbledon. Molletta, che non sta mai ferma, non vuole fermarsi sul più bello.