Si apre con il big match tra la Juventus di Massimiliano Allegri e la Lazio di Maurizio Sarri la quarta giornata del campionato di Serie A. I bianconeri si riconfermano tra le migliori squadre di questo inizio di stagione, andando a prendere subito alti gli avversari e schiacciando Immobile e compagni nella propria metà campo sin dal fischio di inizio.

Ci pensa Dusan Vlahovic, sicuramente l’uomo del momento in casa Juve, a sbloccare la partita già al decimo minuto, con una gran girata di prima intenzione che batte Provedel sul primo palo. Al ventiseiesimo, i bianconeri raddoppiano con Chiesa, che da dentro l’area di rigore calcia con forza e precisione, non lasciando scampo all’estremo difensore laziale. I padroni di casa sfiorano il tris già in apertura di secondo tempo, con Provedel che riesce a deviare in angolo un colpo di testa di Rabiot. Al minuto 64, una disattenzione della difesa bianconera regala il pallone a Luis Alberto, che da 20 metri apre il destro ed accorcia le distanze. Le speranze di rimonta biancoceleste, però, durano poco più di due minuti: al sessantasettesimo, infatti, Vlahovic addomestica con il petto un lancio in profondità di McKennie, e dal limite dell’area infila il pallone all’angolino basso. Game, set, match: la Juve strapazza gli uomini di Sarri e si porta al secondo posto della classifica a quota 10. Nonostante un possesso palla del 35%, i bianconeri hanno dominato il campo in lungo e in largo, dimostrando agli ormai sempre più popolari “giochisti” come sia la qualità e non la quantità del possesso a fare la differenza in campo.
Ad oggi, meglio di Vlahovic e compagni ha fatto solo la meravigliosa Inter di Simone Inzaghi, capolista della Serie A a punteggio pieno. Sabato pomeriggio, i neroazzurri hanno vinto il quinto derby consecutivo del 2023, demolendo per l’ennesima volta il Milan di Pioli, impotente dinanzi alla metta superiorità di Lautaro e soci. L’approccio iniziale dei rossoneri è disastroso, e l’Inter ne approfitta per andare in vantaggio al quarto minuto, grazie alla girata sotto porta di Mkhitaryan. Il Milan prova a reagire affidandosi alle sgaloppate di Theo Hernandez, che da pochi passi si divora il gol del pareggio. La squadra di Pioli commette l’errore di alzare eccessivamente il proprio baricentro, e poco prima del duplice fischio subisce una ripartenza letale, conclusa da un siluro di Marcus Thuram, che fulmina l’incolpevole Maignan.
Ad inizio ripresa, il Milan accorcia le distanze, con il solito Rafael Leao che scappa via sulla sinistra e batte Sommer a tu per tu. I neroazzurri non si scompongono minimamente, ed a 20 dalla fine chiudono virtualmente la gara, con un implacabile Mkhitaryan che mette a segno il 3-1. Dopo la doppietta dell’armeno, gli uomini di Pioli spariscono totalmente dal campo: l’Inter ne approfitta servendo il poker con Calhanoglu, su rigore, ed il pokerissimo con Frattesi, al suo primo gol in neroazzurro. Il 5-1 finale descrive pienamente l’enorme divario che, al momento, divide le due compagini milanesi: ad oggi l’Inter è sicuramente tra le squadre più in forma d’Europa e lo sta dimostrando settimana dopo settimana. Dopo i KO dello scorso anno, invece, Pioli non è ancora riuscito a prendere le misure ad Inzaghi: negli ultimi 5 derby, il Milan ha subito ben 12 gol, segnandone soltanto 1. Proporre per l’ennesima volta lo stesso tipo di gara, numeri alla mano, non è stata certo una grande idea.

Dopo le prime tre avvilenti partite, si sblocca anche la Roma di José Mourinho, che all’Olimpico centra la prima vittoria del suo campionato. I giallorossi, che per la prima volta si affidano al tandem d’attacco Dybala-Lukaku, schiantano il malcapitato Empoli con il risultato di 7-0. E’ proprio l’argentino a sbloccare le danze dopo pochi secondi, trasformando un rigore concesso per un tocco di mano. Poco dopo, la Roma raddoppia con il bel colpo di testa di Renato Sanches, al primo gol in Serie A. Lo sfortunato autogol di Grassi al minuto 35 chiude di fatto i giochi. Al decimo della ripresa, Dybala si ripete con un gioiello dei suoi, mettendo a sedere Luperto con una finta ed infilando l’incolpevole Berisha. A 10 dalla fine, Cristante butta giù la porta avversaria con una bordata da oltre 25 metri, mentre 3 minuti dopo l’Olimpico esplode per la sesta volta al primo gol in giallorosso di Romelu Lukaku. Poco prima del triplice fischio, ci pensa Gianluca Mancino a spingere di testa il pallone del 7-0 definitivo. In attesa di test più impegnativi, gli uomini di Mourinho dovevano vincere e convincere, dopo il terrificante avvio di stagione: obiettivo centrato nel migliore dei modi.
Ancora una battuta d’arresto, infine, per il Napoli campione d’Italia, che a Marassi non va oltre il pareggio con un buonissimo Genoa. I partenopei erano chiamati a riscattare il brutto KO interno con la Lazio e invece la loro prestazione ha lasciato parecchio a desiderare. Sopra di due gol, realizzati da Bani e Retegui, i rossoblu hanno messo in seria difficoltà gli uomini di Garcia, ripresisi solo negli ultimi 15 minuti con i gol di Raspadori e Politano. Ad oggi, il Napoli sembra solo un lontanissimo parente della squadra che lo scorso anno ha dominato la Serie A. Uno scenario facilmente prevedibile, soprattutto dopo gli addii di Luciano Spalletti e di Kim Min-Jae.