Chiuso l’eterno calciomercato estivo, strabordato fino a vivere il gong con le squadre in campo per il terzo turno di Serie A, i giochi sono fatti e le rose sono formate – svincolati a parte – fino alla sessione di gennaio. Il campionato ha già mandato in archivio diverse partite e fare una griglia di partenza rischia di essere pleonastico, ma è sempre meglio dilettarsi ora che alla vigilia della prima giornata, dato che come sempre diversi club hanno rifinito – o svolto quasi del tutto – il lavoro trasformando assetti e rose nelle ultime due settimane.
Partiamo da un’evidenza principale: sulla carta ci sono tre squadre sopra tutte le altre, ovvero le due milanesi e i campioni d’Italia in carica del Napoli. E gli azzurri – conoscendo la loro scaramanzia proverbiale, saranno anche contenti – non credo che partano come favoriti: benissimo aver conservato le due star Osimhen e Kvaratskhelia, due crack per il torneo, ma un po’ di cose sono cambiate. Non ci sono più Giuntoli e soprattutto Spalletti, peraltro salutati entrambi con più di qualche tumulto, e in panchina è arrivato Rudi Garcia: un ribaltone tecnico non banale da assorbire, a cui aggiungere la partenza di un pilastro come Kim (sostituito con la scommessa Natan) e un paio di casi di mercato, in primis Gabri Veiga, che potrebbero pesare. Ma l’ultimo acquisto Lindstrom, sulla carta, è un interessante upgrade rispetto a Lozano.
In testa per valori c’è l’Inter di Simone Inzaghi: non che i casi di mercato siano mancati (Scamacca e, soprattutto, Lukaku) e alcuni innesti, come Sommer per Onana o il duo Thuram-Arnautovic al posto di Lukaku-Dzeko, andranno verificati in corso d’opera. Ma la rosa nerazzurra fa spavento: chi altri può inserire a 20-30 minuti dalla fine in un colpo solo dalla panchina Frattesi, Cuadrado, Carlos Augusto e Arnautovic, o Darmian, o l’ultimo arrivo Klaassen che forma un centrocampo con ben 7 elementi per tre posti? Una rosa profondissima, forte, con pochissimi punti deboli: l’unico pare la Lautaro-dipendenza, con il rischio che l’argentino debba giocarle tutte.

Mezzo gradino sotto, ma davvero per sfumature, c’è il Milan: la cessione di Tonali a 80 milioni al Newcastle ha sprigionato un mercato straordinario, il migliore dell’intera Serie A per idee e profili scelti. Con gemme soprattutto in mediana (Reijnders è super) e sugli esterni, splendidamente assortiti. E pensare che l’estate era partita con la cacciata di Maldini e Massara. Lavoro super quello di Casa Milan, solo in parte sporcato nel finale dal flop Taremi (che avrebbe reso i rossoneri pari all’Inter probabilmente) per poi ripiegare su Jovic come vice-Giroud. Perché un gradino sotto all’Inter? Rosa poco profonda in difesa, dove l’infortunio di un paio di uomini chiave come Theo Hernandez e Tomori metterebbe in grande difficoltà il reparto.
Dietro questo trio, c’è un gruppo di cinque squadre che pare abbastanza equilibrato: la Juventus in estate ha cambiato poco o nulla, inserendo giusto un paio di esterni, ma il fatto più unico che raro per i bianconeri di dover preparare una sola partita a settimana potrebbe rivelarsi fondamentale. Poi c’è la Roma, partita in modo atroce in campionato (un punto in tre gare, mai così male da oltre 70 anni), ma pur sempre autrice del botto Lukaku: dalla continuità fisica del belga, perfetto per il gioco che vuole fare lo Special One, e di Dybala passeranno tante lune giallorosse. Pinto ha dovuto operare quasi a costo zero pescando anche alcune gemme – Aouar su tutti – ma dovendo fare i conti con possibili intoppi fisici, citofonare Sanches. E il lavoro che aspetta Mourinho – mai molto brillante al terzo anno intero nello stesso club – è abnorme. Specie dopo aver perso un professore del ruolo come Matic.

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Non stanno benissimo nemmeno sull’altra sponda del Tevere: la Lazio è partita piano, il mercato si è svolto lentamente, se n’è andato un leader come Milinkovic-Savic ma sono state anche aggiunte risorse in avanti. E stavolta per Sarri c’è una Champions da onorare, dopo anni in cui la Coppa veniva percepita quasi come un fastidio: un tema della stagione sarà anche la sua gestione degli uomini, specie chi (come Immobile) era abituato a non avere alter ego e a giocare sempre.
Nel gruppo degli inseguitori entrano anche Fiorentina e Atalanta, ma con trend opposti: i viola si sono qualificati in Conference League e avranno il doppio impegno, ma hanno migliorato la profondità della rosa (Parisi vice Biraghi, Arthur e Maxime Lopez al posto di Amrabat), hanno retto alle maxiofferte per Nico Gonzalez e inserito un altro elemento potenzialmente di alto valore come Beltran in un attacco rivoluzionato con l’arrivo di Nzola e la partenza di Cabral e Jovic. L’Atalanta invece ha chiuso monca un mercato partito con un paio di botti importanti come Scamacca e Touré (però ai box per tre mesi): non è arrivato il difensore a lungo cercato – Buongiorno e Hien – e in attacco Gasperini dopo la partenza di Zapata è rimasto abbastanza corto, senza dimenticare l’addio a peso d’oro di Hojlund e un impegno europeo che torna dopo un anno di assenza.
Chiudono la “parte sinistra” della classifica, per valori, Bologna e Torino: due squadre sulla carta equivalenti, con il campo che dovrà dire chi farà meglio. Rivoluzione d’agosto per i rossoblù che hanno salutato tre big (Arnautovic, Dominguez, Schouten) e hanno portato dentro diversi giocatori, inserendo alcuni big con valutazioni attorno o oltre la doppia cifra come Saelemaekers, Karlsson e Ndoye, oltre a riportare Freuler in Italia dopo un anno in ombra a Nottingham. Una torta su cui è mancata la ciliegina della punta: mancato arrivo che potrà farsi sentire, visto che ci si affiderà quasi in toto all’alterno Zirkzee che dovrà consacrarsi. Il Torino è meglio dello scorso anno: la volontà di Buongiorno di restare ha creato una squadra rinforzata, con Zapata in avanti, con i big in difesa rimasti e con un paio di innesti interessanti in mediana. Sono squadre di metà classifica, ma sulla carta inferiori, anche Monza e Sassuolo: i brianzoli – al primo anno dopo la scomparsa di Berlusconi – hanno inserito esperienza con D’Ambrosio e Gagliardini ma hanno perso una freccia come Carlos Augusto, gli emiliani hanno tenuto Berardi – nonostante le pesanti frizioni con il giocatore – e hanno rifatto la mediana, che andrà valutata dopo gli addii di Frattesi e Lopez.

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Altro gradino in basso ed entriamo nella lista di chi lotterà per salvarsi: Genoa, Verona e Lecce sembrano avere qualcosa in più delle altre. I liguri neopromossi non convincono in difesa ma in avanti hanno tante armi – Retegui, Malinovskyi, la conferma di Gudmundsson – che torneranno buone contro le pari livello, l’Hellas con Baroni è partito forte e sembra una squadra assemblata con criterio (due frecce a sostegno di un centravanti, mediana solida) mentre il Lecce ha salutato Hjulmand e Umtiti ma ha ritrovato Falcone, ha sostituito i centravanti e ha inserito un paio di elementi con buona esperienza europea affidandosi alle capacità di Corvino, con D’Aversa che dovrà raccogliere l’eredità di Baroni.
Più rischiosa la fascia successiva: l’Udinese scherza col fuoco, ha perso tantissimo talento (Beto, Udogie, Pereyra) e una certezza come Becao, inserendo figure tutte da verificare a livello Serie A, con la consueta liaison con il Watford e un Deulofeu che dovrà rientrare dal grave infortunio. Ci sarà da soffrire, così come la Salernitana che ha ancora l’arma Dia – dopo un’estate turbolenta – ma che ha inserito una serie di incognite che andranno verificate, specialmente in attacco. Non sembra aver fatto abbastanza per assorbire il salto di categoria il Cagliari, con l’alibi degli infortuni che hanno falcidiato uomini chiave (Lapadula, Rog, Mancosu) in estate: bene l’arrivo di Petagna in avanti, ma ci sono troppe scommesse in giro per i vari reparti e solo la grande esperienza di Ranieri sembra un valore aggiunto.
Rischia tanto anche l’Empoli, che ha perso elementi fondamentali come Vicario e Parisi provando un restyling in extremis (Bereszynski, il ritorno di Cambiaghi, la scommessa Destro) che rischia di non bastare. Infine, il Frosinone: altro allenatore – Grosso forse ha capito l’andazzo – rosa che ha perso qualche perno dell’ultima cavalcata in B e una serie di giovani e scommesse che Di Francesco (a caccia di rilancio dopo anni bui, non banale il colpo sull’Atalanta) dovrà provare a salvare. Ma saremmo nei contorni dell’impresa storica, sinceramente.

ANSA/MASSIMO PICA
Griglia di partenza, suddivisa per gruppi:
1) Inter 2) Milan 3) Napoli
4) Juventus 5) Roma 6) Fiorentina 7) Lazio 8) Atalanta
9) Bologna 10) Torino
11) Monza 12) Sassuolo
13) Genoa 14) Verona 15) Lecce
16) Udinese 17) Salernitana 18) Cagliari 19) Empoli
20) Frosinone