L’unica certezza, a un mese dal via della prossima serie A, è che sarà il campionato più anomalo di sempre. Lo stanno dicendo senza tanti giri di parole tutti i protagonisti di una stagione che avrà date stravolte, appuntamenti-chiave nel bel mezzo dell’annata e ritmi vertiginosi, a maggior ragione per chi fa le coppe europee: il timore di gerarchie cambiate o persino stravolte, specie da gennaio in poi visti i 52 giorni di stop ai campionati per il Mondiale in Qatar, è reale.
Andiamo con ordine: si parte prestissimo, come mai era accaduto prima d’ora, ovvero nel weekend del 13-14 agosto. Caldo feroce, pur giocando di sera, e partite che inevitabilmente ne risentiranno, senza dimenticare che la prima giornata pre-Ferragostana sarà solo l’antipasto di un immediato tour de force da sei turni di serie A compressi in un mese scarso, tra il 14 agosto e l’11 settembre: chi parte lento è già nei guai, anche perché dopo quindici giornate – nel mese di novembre – il campionato si fermerà per quasi due mesi e per chi ha zoppicato sarà un periodo eterno su cui rimuginare, riflettere, correggere e attendere la riapertura del mercato a gennaio una volta che il Mondiale si sarà concluso, con due quinti di torneo già in archivio e la pressione che aumenta.
Un blocco da quindici turni tra metà agosto e novembre, poi i restanti ventitré tra l’inizio di gennaio e la prima domenica di giugno, quando la serie A vivrà la sua ultima giornata: quasi un tuffo nelle abitudini del calcio argentino, con Apertura e Clausura. L’Europa però non è abituata a tutto questo, Italia in primis: sono date che avranno ripercussioni palesi sulla stagione e anche sulla relativa preparazione, perché evidentemente ai club non interesserà avere giocatori a pieno regime tra novembre e dicembre, quando se li godranno per lo più le nazionali. E poi ci sarà un periodo ancora più delicato per chi gestisce la preparazione atletica delle varie squadre: i gruppi che si sfaldano, con tanti giocatori che resteranno al lavoro qui e diversi interpreti impegnati nel Mondiale.

Ritmi che variano da persona a persona, da nazionale a nazionale, mentre tanti giocatori resteranno in Italia ad allenarsi cercando di non perdere il ritmo-partita in una sosta paragonabile per certi versi al lockdown che fermò la stagione agonistica due anni fa: è il rebus più complesso per chi dovrà far arrivare le squadre a regime nella metà abbondante di campionato che si gioca nel 2023, ovvero smaltire le fatiche – fisiche e mentali – di chi ritorna dal Qatar e al tempo stesso non far arrugginire chi è qui in un periodo in cui anche trovare amichevoli di livello potrebbe diventare complicato, con serie B e serie C che giocheranno durante la disputa del Mondiale. Già, il Qatar.
E quella beffa di un campionato di serie A che va in standby mentre si gioca una Coppa del Mondo che non vede l’Italia tra le contendenti: tanti appassionati seguiranno le partite con le migliori nazionali del mondo, ma per buona parte degli italiani quei cinquantadue giorni saranno letteralmente interminabili senza campionato. Gli altri giocano, gli azzurri guardano. E si allenano, con chi resta a casa dal Qatar.
È l’atroce legge del contrappasso di un Europeo vinto appena un anno fa che poi ha visto un eccessivo debito di riconoscenza verso quel gruppo da parte del ct Roberto Mancini, arrivando così alla figuraccia della seconda mancata qualificazione consecutiva alla massima rassegna calcistica planetaria, lasciando la leadership del girone alla normalissima Svizzera per poi farsi eliminare in casa al playoff dalla modestissima Macedonia del Nord.

Un fallimento bello e buono, che ha dato il via con un anno di ritardo al rebuilding azzurro – sempre con Mancini, ma con dentro tutti i giovani con un minimo di talento per fargli fare esperienza internazionale – e che porterà come doloroso coltello nella piaga del movimento guardare il Mondiale solo in tv, stravolgendo obbligatoriamente (per le norme Fifa) le date della serie A per una competizione a cui l’Italia non sarà presente.
Probabilmente, sarà un’occasione in più per riflettere sullo status di un movimento calcistico italiano sempre più traballante, tra debiti, campioni che scarseggiano e un campionato diventato ormai di seconda fascia sul piano europeo, come testimoniano i risultati di Champions e di Europa League negli ultimi anni.
Tralasciando buffe ipotesi come le paventate tournée americane dei club di A durante il Mondiale che lasciano il tempo che trovano, con gli occhi di tutti rivolti al Qatar e le principali star assenti. Meglio sedersi, riflettere e lavorare, anche se poi i ragionamenti di sistema lasceranno spazio alla coltivazione del proprio orticello nel momento in cui comincerà il campionato: una serie A che durerà da metà agosto ai primi giorni di giugno, con una pausa invernale quasi modello Bundesliga ma che sicuramente non differirà dal solito per tensioni, polemiche, veleni. Perché le tempistiche del torneo cambiano, ma alcuni tratti distintivi e inconfondibili della serie A resteranno immutati: c’è da scommetterci.