Una premessa, prima di cominciare: “Yellow Card” è la rubrica che curava Stefano Biondi, stimato collega e uomo di grande valore venuto a mancare pochi giorni fa. Per me è un onore e una responsabilità “ereditare” la sua rubrica alla Voce di New York, ben coscio che non sarà facile restare sulla scia di una penna così arguta, piacevole e apprezzata: resterà il nome “Yellow Card”, una sorta di omaggio per ricordare Stefano, e cercheremo di parlare sempre di sport nel modo in cui piaceva a lui.
Sul calcio italiano sventola sempre più poderosamente la bandiera a stelle e strisce: le proprietà statunitensi spopolano nel pallone nostrano e proprio in queste ore il club fresco campione d’Italia, il Milan di Stefano Pioli, sta passando di mano da un fondo americano all’altro.
Da Elliott della famiglia Singer, presente e decisamente coinvolta nella festa tricolore rossonera, al fondo Redbird rappresentato da Gerry Cardinale, che ha vinto la battaglia con gli arabi di Investcorp. 1,3 miliardi di euro per il closing, cifra da capogiro per una nuova proprietà già presente nel calcio al Tolosa in Francia e all’interno con una percentuale attorno all’11% della holding multi-sport Fenway Sports Group, che detiene anche il Liverpool.
Finanza, pallone e Nordamerica: un tris sempre più d’attualità nel calcio italiano, che quest’anno ha visto risultati importanti da parte del club a trazione statunitense. Detto dello splendido scudetto del Milan in volata sull’Inter cinese e dello straordinario lavoro dirigenziale di Gazidis, Maldini e Massara, va celebrato il trionfo in Conference League della Roma della famiglia Friedkin. Competizione nuova, a volte anche irrisa, ma è un trofeo continentale e i giallorossi di José Mourinho – passando dal clamoroso ko per 6-1 sul campo del Bodo Glimt, probabile chiave di volta morale della stagione – lo hanno alzato.
Conta questo, così come il nome della Roma che aprirà l’albo d’oro della coppa, e contano le sensazioni che ha dato al popolo romanista tornare a vincere un trofeo continentale dopo ben 61 anni Quella di Mourinho di fatto è una scommessa già vinta dai Friedkin, in una piazza dove vincere è sempre complicatissimo: lo dimostrano le migliaia di abbonamenti già sottoscritti sulla fiducia per la prossima stagione, che la Roma – sesta in campionato – giocherà in Europa League.

Il posto dei giallorossi in Conference League lo prenderà un altro club di proprietà statunitense che chiude la stagione con il segno più: la Fiorentina di Rocco Commisso, che ha chiuso la Serie A al settimo posto. L’imprenditore nativo di Marina Gioiosa Ionica ha cambiato marcia dopo due stagioni complicate centrando l’allenatore giusto – dopo il tiramolla estivo con Gattuso – e affidandosi a Vincenzo Italiano: i viola hanno fatto 22 punti in più dello scorso campionato, pur cedendo a suon di milioni la stella Vlahovic per problemi contrattuali a metà stagione alla Juventus, e a sorpresa hanno lasciato fuori dall’Europa l’Atalanta.
Già, i bergamaschi: proprio nel corso della stagione, gli orobici si sono aggiunti alla numerosa lista di club a stelle e strisce del calcio italiano. Con una mossa inattesa, la famiglia Percassi dopo anni ad altissimo livello ha ceduto il 55% della società – per una cifra superiore ai 400 milioni – a Stephen Pagliuca, co-owner dei Boston Celtics in NBA e co-chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento mondiale.
Non è stata, però, solo una stagione di successi e soldi, investiti e guadagnati: annata anonima per il Bologna canadese di Joey Saputo, che chiude tredicesimo e proprio non riesce a cambiare marcia. Ci proverà con Giovanni Sartori, l’uomo dei successi dell’Atalanta degli ultimi otto anni, confermando Sinisa Mihajlovic nella speranza che il tecnico serbo vinca la sua nuova battaglia contro la leucemia.
Certo, meglio l’anonimato dei patemi della zona retrocessione: anche là sotto club americani si sono dati battaglia e chi fa festa è lo Spezia di Robert Platek, che ha centrato una salvezza inattesa – visto il mercato bloccato per infrazioni della proprietà precedente – e decisamente rocambolesca dato che il tecnico Thiago Motta era stato praticamente esonerato, poi è stato confermato senza troppa convinzione e alla fine ha portato i liguri a confermare il posto in serie A.
Salvezza arrivata a scapito di due proprietà Usa costrette alla retrocessione in B: il nuovo Genoa del fondo 777 Partners, subentrato a settembre a Enrico Preziosi e protagonista di una stagione con troppi cambiamenti in corso d’opera, e il Venezia di Duncan Niederauer che ha rotto il legame con gli uomini storici della promozione 2020/21 (i dirigenti Poggi e Collauto e il tecnico Zanetti, amatissimi), lanciando come uomo-mercato Alex Menta, già ai ferri corti con la piazza lagunare.

ANSA/LUCA ZENNARO
Anche nelle serie inferiori ci sono club americani che dovranno registrarsi: il Pisa del magnate Alexander Knaster (russo di nascita, ma residente a New York dall’età di 16 anni e cittadino americano) è andato a un passo dalla promozione in A, persa all’ultimo tuffo contro il Monza di Silvio Berlusconi, dopo un campionato di testa. Ci riproverà, perché i mezzi economici non gli mancano e le intenzioni sono chiare.
Tra i suoi avversari nel prossimo campionato cadetto ci sarà il Parma di Kyle Krause, reduce da una stagione molto deludente: doveva fare gara di testa, si è perso quasi nelle retrovie, è rimasto lontano dai playoff e ci proverà con tecnico e dirigenti nuovi, nell’ennesimo nuovo corso della sua gestione ducale.
Ha rischiato tanto la nuova SPAL dell’avvocato Joe Tacopina, che si è salvata dai playout quasi all’ultimo tuffo: annata di transizione, con un closing societario completato quasi sul gong di inizio stagione, e rinnovate speranze per il prossimo campionato in una serie B che si preannuncia molto complicata e competitiva.
Delusione anche per il nuovo Cesena griffato Jrl Investments di Robert Lewis e John Aiello, in serie C: una clamorosa sconfitta interna contro il Monopoli ai playoff ha fatto fallire i sogni di promozione per il duo americano, subentrato a metà stagione al consorzio romagnolo che faceva capo alla società dopo il fallimento del 2018. Da Manhattan al Manuzzi, inteso come stadio: il prossimo anno saranno tra i favoriti nella terza serie italiana – ma è meglio vincere il girone, perché questa formula-playoff è un terno al lotto – e cercheranno di rimpolpare il contingente statunitense già presente tra A e B.
L’America del pallone, ora che ha cominciato a vincere, vuole fare sempre meglio.