Milan abbiamo un problema. Dopo nove giornate la squadra rossonera galleggia a metà classifica, con un ritardo di 12 punti dalla vetta. Risultato assai deludente, tenuto contro della dispendiosissima campagna acquisti estiva. Emblema di questo rovinoso avvio, Leonardo Bonucci. L’acquisto più importante, ma anche il più deludente. Ieri ha lasciato la squadra in dieci contro il Genoa per una evitabilissima gomitata in area rifilata a Rosi. Un fallo di nervosismo e poca lucidità. E dire che di Bonucci si era sempre sottolineata la sua forza mentale, la sua leadership, la sua capacità di trascinare i compagni per una feroce voglia di vincere. Ora è il primo a franare in una squadra che è ancora alla ricerca di un gioco, senza una formazione tipo. La scelta di affidargli la fascia da capitano ha creato malumori all’interno dello spogliatoio e questo non ha aiutato Leo, che ora dovrà, presumibilmente, saltare le prossime due partite, decisive per la permanenza di Montella sulla panchina rossonera. Dopodomani la sfida con il Chievo da vincere assolutamente, poi la vera prova del fuoco sarà sabato a San Siro contro la Juventus. Sospiri di corridoio riferiscono di un Paulo Sousa già pronto a subentrare all’Aeroplanino in caso di nuovo tracollo.
IL RUGGITO BIANCONERO – Proprio la Juventus, domenica, si è rilanciata con grande prepotenza, dopo i due passi falsi con Atalanta e Lazio, regolando con un secco 6-2 l’Udinese. Una partita giocata quasi tutta in dieci uomini, come il Milan, per una espulsione a Mario Mandzukic, che ha mandato a quel paese l’arbitro, dopo un evidente rigore negato. A differenza dei rossoneri, la Juventus in dieci uomini ha continuato a dominare la partita, segnando ben quattro gol. Protagonista positivo Sami Khedira, autore di una tripletta. Protagonista negativo Paulo Dybala, un po’ scarico e teso, che non ha gradito la sostituzione e probabilmente verrà redarguito (o punito?) da Allegri. L’allenatore toscano può però rallegrarsi da aver ritrovato la vecchia guardia, da Higuain a Buffon.
ROMA INARRESTABILE FUORI ROMA – Non perde colpi neanche la Roma, alla sua undicesima vittoria consecutiva in trasferta. Questa volta a farne le spese è stato il Torino di Sinisa Mihajlovic. L’allenatore serbo del Toro non ha potuto che apprezzare, amaramente, un’esecuzione perfetta di un calcio di punizione (la sua specialità) da parte del connazionale Aleksandar Kolarov. È questa già la seconda “vittoria sporca”, dopo Bergamo, che regala l’ex difensore laziale, ora uno dei giocatori più utilizzati da Di Francesco. Paradossalmente la Roma raccoglie più punti in trasferta che all’Olimpico, dove invece è stata sconfitta già due volte da Inter e Napoli.
CIRO IL GRANDE – Si conferma la Lazio, con una netta vittoria casalinga sul Cagliari. Ancora una volta sugli altari Ciro Immobile, capocannoniere del campionato con 13 reti in 9 partite. Nonostante gli impegni (vittoriosi) europei la formazione di Inzaghi continua a mantenere un’andatura da pretendente allo scudetto. E i prossimi tre impegni non sono certo proibitivi per i laziali: Bologna, Benevento, Udinese. Un momento d’oro per la famiglia Inzaghi, alle gioie di Simone, si accompagnano quelle di Pippo, leader in Serie B con il suo Venezia.
I MINISTRI SARRI E SPALLETTI – Divertente siparietto, sabato, al San Paolo, dopo lo 0-0 tra le uniche due formazioni ancora imbattute del campionato, Napoli e Inter. Nel prepartita Luciano Spalletti, nell’elogiare il rivale Maurizio Sarri, si era lasciato andare ad una curiosa iperbole: “Se avesse continuato a lavorare in banca sarebbe diventato ministro dell’economia, visto come allena”. Al termine della partita, dove il Napoli ha esercitato un dominio territoriale, sterile per gli interventi di Samir Handanovic, Sarri ha ironicamente replicato: “Allora lui è il Ministro della Difesa”.