Blucerchiata la maglia protagonista del fine settimana calcistico. La formazione di Marco Giampaolo ha liquidato con un 2-0 l’ambizioso Milan cinese, alla sua seconda sconfitta stagionale, in sole sei giornate. La Sampdoria è l’unica squadra, fuori dal trio di testa – Juventus, Napoli, Inter – ad essere ancora imbattuta. È vero, ha una partita in meno, dovendo ancora recuperare la difficile sfida casalinga contro la Roma. Per il momento però in campo si è dimostrata una squadra molto equilibrata, propositiva e aggressiva. L’acquisto di una punta fisica come il colombiano Duvan Zapata lo ha resa più pericolosa sottorete e, per il momento, non sente la mancanza di Luis Muriel e Patrick Shick. Il colombiano ieri si è fatto beffe del cugino Christian, centrale difensivo dei rossoneri, che involontariamente gli ha servito l’assist per il gol che ha portato in vantaggio i genovesi.
Con cinque gare disputate, tre vittorie (Benevento, Fiorentina, Milan) e due pareggi (Verona, Torino), la Sampdoria è già a +5 punti rispetto all’avvio della scorsa stagione. Merito va attribuito al suo allenatore, uno dei più preparati e un po’ sottovalutati tecnici italiani. Anche un po’ sfortunato. Otto anni fa la sua carriera avrebbe potuto prendere il volo, se non ci fosse stato un ripensamento notturno nella dirigenza juventina. Nella primavera 2009 i bianconeri lo avevano scelto come nuovo allenatore per la stagione ventura, ma un buono e inaspettato finale di campionato della squadra fece cambiare idea alla società, che scelse di confermare Ciro Ferrara (poi licenziato a metà stagione). Persa quella grande occasione Giampaolo ha faticato a riaffermarsi, collezionando delusioni e esoneri in giro per l’Italia, tra Catania, Cesena, Brescia. Nella città lombarda fu addirittura, suo malgrado, protagonista di un piccolo giallo, quando la società ne denunciò la scomparsa, allertando addirittura la trasmissione “Chi l’ha visto?”. La sua scuola di pensiero è attaccare la palla, non i giocatori, qualcuno lo vede come emulo di Sacchi e Galeone, anche se per lui il punto di riferimento per anni è stato Giuliano Sonzogni, tecnico mai approdato in A, con tre lauree in tasca (lingue, sociologia, pedagogia). E anche Pep Guardiola ha avuto una certa influenza su di lui. Crede molto nel lavoro, la dignità e l’onestà, valori antichi, potremmo dire, che non sorprendono però per un figlio di emigrati, il papà muratore e la mamma operaia emigrarono in Svizzera in cerca di lavoro e rientrarono in Italia, quando aveva appena un anno.
BALLANO LE PANCHINE – A proposito di allenatori cominciano a farsi scomode alcune panchine. Il Benevento di Marco Baroni ha avuto un inizio di stagione “terrificante” (parole sue), ancora a zero punti, sei sconfitte consecutive, ma soprattutto un’assenza di gioco. Difficile anche la situazione di un altro tecnico di una neopromossa, come Fabio Pecchia. Il suo Verona ha incassato quattro sconfitte e due pareggi. Zero vittorie. Gli scaligeri, in estate, avevano pensato di affrontare la A con giocatori esperti come il confermato Giampaolo Pazzini e i nuovi acquisti Alessio Cerci e Antonio Cassano. Quest’ultimo poi ha fatto dietrofront, mentre gli altri due non incidono e giocano poco. Poco rassicurante anche la classifica del Genoa, sconfitto ieri immeritatamente dall’Inter. Anche i Grifoni hanno solamente due punti e su Juric si sono già levate voci di possibili avvicendamenti. Tra i papabili: Walter Mazzarri, Massimo Oddo e Clarence Seedorf. Critico il momento anche per Christian Bucchi e Massimo Rastelli, Sassuolo e Cagliari fino ad ora hanno incassato già quattro sconfitte, parzialmente contenute da due vittorie.