Chissà cosa avrà pensato l’ex ct Antonio Conte, davanti alla tv, guardando attonito l’Italia matata dalla Spagna con un umiliante 3-0 senza appello. L’anno scorso, precisamente il 27 giugno 2016, la sua Nazionale sconfiggeva per 2-0 le Furie Rosse negli ottavi di finale di Euro 2016. Una vittoria netta e meritata che per qualche commentatore avrebbe dovuto rappresentare addirittura la fine del ciclo spagnolo. Cosa è cambiato in quattordici mesi? È vero le formazioni erano diverse, solo 4 azzurri di ieri, su 11, erano in campo al Saint-Denis lo scorso anno (Buffon, Barzagli, Bonucci e De Rossi). Difficile sostenere però che il rovesciamento del risultato sia legato al valore dei singoli. Certamente Verratti non è inferiore a Parolo, Candreva a Giaccherini o Belotti a Pellé. Anzi, sulla carta la somma delle valutazioni dei protagonisti in campo è quasi raddoppiata (223 milioni contro 117, fonte Transfermarkt).
CONTE VS VENTURA – A fare la differenza è stato l’atteggiamento in campo. Conte puntò ad una sfida fatta di ferocia, determinazione e pressing. Come da suo carattere, l’attuale allenatore del Chelsea, motivò la squadra ad aggredire il palleggio spagnolo già dal rinvio del portiere, schierando gli azzurri con un bilanciato 3-5-2, in grado di chiudere sui centrocampisti avversari e rilanciare su Eder e Pellé. Gian Piero Ventura ha provato la carta della spregiudicatezza con un 4-2-4 che, sulla carta avrebbe dovuto mettere in difficoltà la difesa spagnola per la contemporanea presenza di Insigne, Immobile, Belotti e Candreva, ma che alla fine si è rivelata una tattica immatura e presuntuosa. Lo sbilanciato schieramento azzurro ha comportato una perenne inferiorità di uomini in mezzo al campo, dove Busquets, Koke, Iniesta, Asensio e, soprattutto, un meraviglioso Isco hanno potuto palleggiare in sicurezza tra gli spaesati e solitari Verratti e De Rossi. In fase di copertura gli uomini di Ventura hanno provato a schierarsi con un 4-4-2, ripiegando Insigne e Candreva, ma inutilmente. Lorenzo Insigne è probabilmente il miglior talento azzurro (per l’ex ct Arrigo Sacchi il migliore degli ultimi dieci anni) ma farlo giocare in un ruolo di sacrificio, facendogli perdere le sue caratteristiche principali che sono lo spunto, l’agilità, la capacità di tagliare dalla fascia e convergere per provare il tiro o il cross sul secondo palo, lo ha reso innocuo.
OSTINAZIONE TATTICA – Ciò che ha sorpreso è stata l’incapacità del nostro commissario tecnico di correggere gli errori iniziali. Nonostante l’evidente inferiorità in mezzo al campo non ha inserito alcun centrocampista, preferendo l’ingresso di giocatori offensivi come Eder, Bernardeschi e Gabbiadini. “Nel calcio serve equilibrio, e a centrocampo non c’era” ha commentato amaro nel dopopartita l’ex ct Dino Zoff. Anche il gioco sulle fasce è stato squilibrato, buone cose hanno prodotto sulla destra le combinazioni tra Darmian e Candreva, mentre a sinistra Spinazzola e Insigne non sono riusciti a rendersi mai pericolosi. Ci si aspettava che il ct provasse a invertire i due esterni alti, ma anche questo non è stato provato. Ventura, inoltre, aveva insistito per fare iniziare prima il campionato per non trovarsi in ritardo di condizione rispetto agli avversari, poi però ha scelto giocatori con zero minuti in campionato come Spinazzola o Bernardeschi o anche Eder sceso in campo solo per 6 minuti alla prima giornata.
LA RESA DEI SENATORI – Va detto che Ventura, già in difficoltà per l’assenza di Chiellini (il nostro miglior marcatore), non è stato aiutato dai suoi senatori. Pesano sul risultato le opache prestazioni di Buffon, Bonucci e Barzagli. Il portierone è apparso in grave ritardo sulla punizione di Isco, non particolarmente angolata né forte. Gigi ha anche lisciato clamorosamente un retropassaggio di Verratti, regalando un calcio d’angolo. Nel finale una grande parata in uscita disperata su Caravajal, ma ormai era tardi. La punizione del vantaggio spagnolo è stata causata da un errore di posizione del neomilanista Bonucci che si era perso Asensio e lo ha dovuto stendere al limite dell’area, con conseguente ammonizione e squalifica. Anche nei lanci Bonucci è stato spesso impreciso. Infine Barzagli sull’ultimo gol si ingenuamente lasciato sorprendere dal taglio sul secondo palo del suo ex compagno di squadra Morata. Non sarà stata certo questa partita poi a suscitare rimpianti ai tifosi del Barcellona per il mancato acquisto di Verratti (si era parlato di un’offerta al Paris Saint-Germain di 100 milioni di euro!): subito ammonito per un intervento evitabile, mai uno sprazzo di luce, poca personalità nei novanta minuti. Ai sostenitori blaugrana avrà probabilmente ricordato il Verratti sommerso, insieme con i compagni del Psg, nel 6-1 della remuntada di Champions League. Partita dove almeno non aveva subito l’umiliazione di un tunnel con la suola da parte di Isco.
PLAY OFF – Sarà quindi, salvo catastrofi contro Israele, Macedonia e Albania, con una sfida ai playoff che gli Azzurri si giocheranno il loro biglietto di ingresso per Russia 2018. La formula prevede infatti il passaggio diretto delle prime classificate dei nove gironi di qualificazioni e uno spareggio tra le migliori otto squadre arrivate al secondo posto (in pratica, solamente la peggiore seconda viene subito eliminata). Per gli abbinamenti si terrà conto del ranking Fifa, con l’Italia testa di serie che almeno eviterà il Portogallo di Cristiano Ronaldo (se i lusitani non riusciranno a superare nel girone la Svizzera). Anche nel girone I, la seconda che uscirà tra Croazia, Ucraina e Turchia dovrebbe essere evitata. Resta il pericolo Svezia, anche se priva di Ibrahimovic, i play off si giocheranno infatti tra il 9 e il 14 novembre, troppo presto per il centravanti del Manchester United. Anche vent’anni fa, nel 1997, l’Italia si aggiudicò la qualificazione per i Mondiali di Francia ’98 con uno spareggio contro la Russia, e a Mosca, sotto la neve, esordì con la maglia azzurra il diciannovenne Gigi Buffon, che entrò dalla panchina al posto dell’infortunato Pagliuca.