La potenza terapeutica della natura, e in particolare dei falò, sono al centro di un recente reportage del magazine Outside. La psicoterapia riconosce infatti un potere curante alla natura, in grado di alleviare stati di ansia e stress a coloro che si connettono con gli spazi esterni. In particolare, uno studio del 2014 pubblicato sulla rivista Evolutionary Pshychology, ha spiegato che sedersi attorno a un fuoco può ridurre la pressione sanguigna, favorire il rilassamento e migliorare le interazioni sociali. Certamente non come forma unica di terapia ma come elemento complementare di un percorso psicoterapeutico, fare un falò in compagnia può aiutare ad attraversare momenti difficili.
Come afferma il terapista clinico certificato in avventura-terapia e fondatore di Everchanging Counseling and Consulting Brian Strozewski “il fuoco, come gli altri elementi naturali, ha la capacità di aiutare le persone a sentirsi più a proprio agio nel disagio dei processi di cambiamento, come la terapia.” La cosiddetta campfire therapy prevede che ci si sieda attorno al fuoco, nella natura, per parlare delle proprie esperienza, sfruttando i benefici calmanti del fuoco.
La pratica è usata anche fra i reduci di guerra. “Sedersi attorno a un falò, stare con persone che hanno vissuto esperienze traumatiche simili, e avere poi l’opportunità di parlarne in un ambiente sicuro: tutto questo è terapeutico,” dice il Caporale dei Marines Jed Morgan della fondazione statunitense White Heart Foundation, una no-profit che aiuta con l’eco-terapia i veterani post-11 settembre.
La White Heart Foundation organizza viaggi in siti naturalistici in Wyoming, Utah, Oregon e Colorado, andando in contro anche i bisogni di adrenalina dei reduci, con arrampicate su roccia e rafting. Ma “la guarigione arriva quando le persone si siedono attorno al fuoco”, afferma Morgan, ferito da un ordigno esplosivo che gli ha causato la perdita delle gambe in Afghanistan. Secondo la sua esperienza, per diversi giorni alcuni gruppi non parlavano per nulla, salvo aprirsi con il trascorrere del tempo. “Non stanno parlando con me, o con qualcuno in particolare. Stanno parlando al fuoco,” dice. “Ho visto persone parlare per 45 minuti di fila, e guardare in faccia un’altra persona solo due o tre volte. È l’inizio del processo di guarigione.”
Morgan, pur riconoscendo l’importanza terapeutica del fuoco chiarisce: “sedersi attorno a un falò non è una soluzione magica. Credo che la condivisione attorno al fuoco sia una porta d’accesso utile per aiutare le persone a capire che hanno bisogno di aiuto professionale.”