Dalla fantascienza alla realtà. Fino a poco tempo fa sembrava impossibile restituire la voce a un paralitico, fatta eccezione per qualche sporadico verso. Ma ora, grazie all’intelligenza artificiale, si è ufficialmente aperta una nuova era della medicina.
Grazie a un minuscolo pannello di elettrodi in grado di tradurre gli impulsi cerebrali in parole ed espressioni facciali, una donna gravemente paralizzata è stata in grado di comunicare attraverso un avatar virtuale. Lo sviluppo pioneristico messo a punto da alcuni ricercatori californiani spiana la strada all’utilizzo di interfacce cervello-computer (BCI) per far comunicare verbalmente le persone incapaci di parlare direttamente a causa di malattie come l’ictus e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
La paziente, una 47enne di nome Ann, è rimasta gravemente paralizzata dopo aver subito un ictus al tronco encefalico più di 18 anni fa. Non essendo in grado di parlare o di usare una tastiera, la donna usa spesso un’apparecchiatura di tracciamento dei movimenti per scegliere lentamente le lettere e produrre fino a 14 parole al minuto.
L’équipe medica ha così provato ad impiantarle 253 elettrodi sottili come carta su un’area del cervello legata al linguaggio. Poi, per convertire in frasi comprensibili i segnali dei 39 suoni univoci appresi dal computer, è stato utilizzato un modello di AI linguistica simile a Chat GPT – che ha riprodotto alcune frasi ‘copiando’ la voce di Ann, appresa da un vecchio discorso della donna al suo matrimonio.
I risultati, a dire il vero, non sono sempre corretti al 100%. Anzi, in un test contenente più di 500 frasi, le parole sono state decodificate in modo errato il 28% delle volte. Inoltre, il sistema ha restituito circa 78 parole al minuto, contro le 110-150 parole che generalmente vengono pronunciate in una conversazione reale.
In ogni caso, si tratta inequivocabilmente di un enorme passo avanti in termini di accuratezza, velocità e sofisticazione. Per restituire la parola – e spesso anche dignità sociale – a quanti ne sono stati privati dalla malattia.