La solitudine fa male quanto fumare 15 sigarette al giorno, e costa al servizio sanitario nazionale USA miliardi di dollari ogni anno.
A rivelarlo è stato il chirurgo generale degli Stati Uniti, Vivek Murthy, in un dettagliato studio di 81 pagine – che identifica proprio nella solitudine la nuova grande epidemia di questo inizio decennio.
Secondo la ricerca, negli ultimi anni circa la metà degli statunitensi ha dichiarato di aver provato un periodo “più o meno prolungato” di solitudine cronica. Il fenomeno è dovuto soprattutto al proliferare degli strumenti di vita ‘virtuale’ e alla parallela perdita di importanza dei consueti luoghi di aggregazione come chiese e comunità di quartiere.
Non va meglio nemmeno alle famiglie – dato che negli ultimi 60 anni il numero di persone che vivono da sole è raddoppiato. A dare il colpo di grazia ci ha poi pensato il lockdown, che ha costretto molti (soprattutto giovanissimi) a isolarsi in casa lontano da famiglia o amici e aziende e scuole a chiudere i battenti.
“Ora sappiamo che la solitudine è una situazione comune a molte persone. È come la fame o la sete. È una sensazione che il nostro corpo ci invia quando manca qualcosa di cui abbiamo bisogno per sopravvivere”, ha dichiarato Murthy all’Associated Press. “Milioni di persone in America stanno lottando nell’ombra, e questo non è giusto. Ecco perché ho emesso questo avviso per far calare il sipario su una lotta che troppe persone stanno affrontando”.
Nello specifico, le persone sole avrebbero circa il 30% di probabilità in più di morire prematuramente, essendo esposte a un maggiore rischio di ictus e malattie cardiovascolari. L’isolamento aumenterebbe inoltre le possibilità di sviluppare demenza, depressione e ansia.