“C’è una bellissima energia a questo Pitti Uomo 102, c’è molto entusiasmo. E a Firenze sono arrivati i più bei compratori al mondo che riconoscono l’internazionalità del salone. E se non ci sono russi e cinesi, giapponesi e coreani, per guerra e pandemia ma anche interruzione della rotta polare, ecco che sono arrivati tanti americani, europei del sud e del nord, e i buyers italiani desiderosi della riscossa della moda”.

Lo racconta Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, che due volte l’anno (a gennaio e a giugno) organizza la prestigiosa fiera per l’abbigliamento maschile e i suoi accessori alla Fortezza da Basso, a Firenze, col meglio della produzione e della manifattura.
Eccellenze che puntano a progetti nuovi, molti sostenibili, dopo lo stop delle fiere anche di moda per i due anni della pandemia, e che ora ritornano in pista con le fiere dal vivo: la prima a gennaio scorso, e questa dal 14 al 17 giugno per le collezioni dell’estate 2023.
Un salone pieno di proposte e di idee da parte di gruppi stellari e di piccole imprese, alcune anche artigiane, dunque uno spettro ampio per soddisfare i bisogni delle boutique che devono risvegliare i desideri me le voglie di stile dei maschi del mondo. In scena più di 680 marchi, tanti eventi sparsi in città, collezioni su collezioni alla ribalta, e in Fortezza stand gremiti nei quali si parlano tante lingue, l’inglese su tutte.

Alla ribalta due stiliste donne, una in una interessante sfilata (lei) e (lui) a Palazzo Medici Riccardi, l’inglese di origini giamaicane Grace Wales Bonner, e l’evento passerella statica per l’archivio della creatività della belga Ann Demeulemeester (che ha ceduto il suo marchio da poco all’imprenditore italiano Claudio Antonioli) alla Stazione Leopolda con 46 manichini a tutto minimalismo ed essenzialità creativa.
Non sono mancati stilisti ospiti speciali con una selezione di moda dall’Ucraina, e poi ancora Scadinavian Manifesto, Claudio Sapio che mette tutta la sua moda dentro un baule e la mostra così al mondo, Soulland (marchio danese disegnato da Silas Oda Adler in segno di gender fluid con l’abbattimento totale dei confini tra moda uomo e moda donna. Sorprese che testimoniano i tempi che viviamo come la rivincita della maglieria per lui a mezzo manica e superclassica nei filati più nobili sulle camicie e sulle felpe, i pantaloni sempre con la coulisse in vita, gli abiti da lavoro leggeri che stanno nel pugno di una mano e le sahariane che rilanciano tutta la loro pratica raffinatezza.
Poi anche la festa nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio per i 70 anni di Roy Roger’s, marchio fiorentino del primo jeans made in Italy realizzato da Francesco Bacci nel 1952, dopo un suo pionieristico viaggio a New York per comprare qualche pezzo di quel tessuto duro e blu chiamato denim che riproponeva l’epopea del lavoro americano agli italiani del dopoguerra. Dopo di lui le redini dell’azienda sono state prese dal genero Fulvio Biondi che negli anni Novanta ha rilanciato il marchio Roy Roger’s cambiandogli la pelle e facendolo diventare un capo da boutique alla moda.

Dopo la sua prematura scomparsa, le redini del brand sono guidate ora da Patrizia Biondi, figlia del fondatore, e dai figli Niccolò Biondi amministratore delegato e Guido Biondi direttore creativo. Loro hanno affidato al grande maestro della fotografia Bruce Weber la realizzazione di un mini-film di 4 minuti in bianco e nero lanciato durante l’evento del 14 giugno a Palazzo Vecchio in un tripudio di complimenti e consensi.
“Pitti Uomo è sempre una grande fiera”, racconta Brunello Cucinelli, che partecipa da sempre all’evento fiorentino“, e con le prossime giornate di sfilate per Milano Moda Uomo (dal 18 al 22 giugno) rappresenta la più bella settimana della moda maschile al mondo!”.