C’era una volta una città galleggiante fatta di ponti, campanili e gondole romantiche. Poi sono arrivati Jeff Bezos – terzo uomo più ricco del pianeta e distributore universale di pacchi – e la sua futura consorte Lauren Sanchez – giornalista-pilota di elicotteri – con un diamante al dito come un’ostrica, e una folla di celebrità che manco al Met Gala. Da quel momento, Venezia si è trasformata nella versione deluxe di Las Vegas, ma con più Prosecco e meno sobrietà.
Il sì della coppia dell’anno, celebrato tra le mura dorate della Fondazione Cini, è stato l’acme di una tre giorni che ha fatto impallidire perfino i dogi. La cronaca recita: 200 invitati con portafogli a sei zeri, diamanti rosa da 30 carati al dito di Lauren (l’ostrica) e una collana da 5 milioni di dollari, che probabilmente costa quanto un intero quartiere veneziano.
In pieno rispetto del manuale della sposa miliardaria, la sposa Lauren ha lasciato l’hotel Aman a bordo di un corteo di motoscafi scortati manco fosse un capo di stato. Pare abbia sfoderato 27 cambi d’abito – cifra non confermata ma perfettamente credibile – culminati nel vestito in pizzo modello sirena con vita strizzata firmato Oscar De La Renta, suo brand preferito. Chi l’avrebbe mai detto!
Intanto, per la gioia dei paparazzi, la lista ospiti sapeva di red carpet ai massimi livelli: Ivanka Trump in rosa confetto con profili di paillettes, maxi spacco e consorte al braccio, Orlando Bloom a godersi la laguna, la principessa Rania di Giordania, Oprah Winfrey e Bill Gates in modalità “amici ricchi”. Non poteva mancare il cameo delle Kardashian, puntuali come le tasse, con Kris e Khloé pronte a passare in rassegna le vetrine delle griffe sotto il sole appiccicoso di giugno.
Tra una gondola griffata e un corteo di bodyguard, Leonardo DiCaprio ha deciso che l’unico modo per sopravvivere alle nozze dei Bezos era mettere in campo il suo arsenale di cappelli. Ne ha sfoggiato uno diverso ogni giorno: prima un panama vagamente vacanziero, poi un cappello da baseball neutro per passare inosservato, fino al gran finale del matrimonio con una visiera strategicamente calata sugli occhi, perfetta per comunicare che, forse, l’entusiasmo non era proprio alle stelle.
Come lui, non tutti si sono commossi di fronte all’amore e alle pietre preziose: tra un brindisi e un cambio d’abito, Venezia ha anche visto comparire un laser gigante sul campanile di San Marco, a proiettare slogan anti-Bezos. Un manichino finto re di Amazon ha attraversato le acque della laguna con surplus di gasolio. E mentre i cortei di protesta contro la città ‘svenduta ai tycoon’ prendevano forma, la laguna si divideva tra chi contava i miliardi e chi contava i manifestanti.
Alla fine, la morale è chiara: Venezia resta la cornice più fotogenica per un matrimonio stellare. Soprattutto se puoi permetterti di arrivarci in yacht, blindare un’isola e portarti dietro mezza Hollywood.