La pandemia ci ha permesso di comprendere quanto sia necessario distinguere le notizie vere da quelle false. Byung – Chul Han, uno dei pensatori e filosofi più critici nei confronti dell’impatto che gli ambienti digitali stanno avendo sullo sviluppo della società, sostiene che “l’iper-informazione e l’iper-comunicazione non gettano alcuna luce nella tenebra”.
I flussi informativi si propagano continuamente e all’interno delle piattaforme si originano diverse forme di disinformazione.
I social media possiedono quattro caratteristiche distintive proposte da Danah Boyd, ricercatrice statunitense, che mostrano cosa distingue gli ambienti social: la persistenza, la visibilità, la diffondibilità e la ricercabilità.
La persistenza evidenzia che quanto diciamo online è destinato a restare disponibile per sempre, registrato nelle memorie delle piattaforme a cui non abbiamo accesso e di cui non abbiamo alcun controllo. La visibilità sottolinea quello che a volte dimentichiamo ovvero che le impostazioni di default dei principali social network, rendono visibili i nostri post a un pubblico vasto. La diffondibilità riguarda la possibilità di diffondere un messaggio con un semplice click. La ricercabilità è la capacità dei motori di ricerca di ritrovare i contenuti a partire da una parola chiave, recuperando informazioni archiviate da anni e prodotte in contesti che nel frattempo non sono più esistenti. Dimensioni che si ricollegano alle sei caratteristiche che ho elaborato con Andrea Altinier nel 2018, nel volume Giornalismi: crossmedialità, viralità, forza, velocità, appeal, flussi.
A controllare la diffusione di notizie false ci pensa NewsGuard, un sistema di monitoraggio sull’attendibilità dell’informazione che ha individuato, come riporta il portale idmo.it, 150 siti di notizie e informazioni inaffidabili create dall’Intelligenza Artificiale.
Il Centro cerca di identificare le false notizie, evidenziando come l’Intelligenza Artificiale generativa viene sfruttata con intento manipolatorio e per potenziare la misinformazione.
A quanto pare il team di NewsGuard ha trovato 150 siti denominati “UAIN” (“Unreliable AI-generated News”) in 12 lingue differenti. I nomi di questi siti sono generici e potrebbero sembrare quelli di altri siti attendibili, ma in realtà veicolano notizie non controllate dall’uomo e scritti da bot. Gli argomenti spaziano su ambiti diversi e contengono contenuti falsi.
Il report di NewsGuard mette in risalto uno degli aspetti più critici della questione ovvero gli introiti che questi generano attraverso la pubblicità. A fronte di articoli che da un punto di vista dei contenuti e del lessico mostrano un linguaggio banale e ripetitivo e talvolta con contenuti falsi: “L’industria della tecnologia pubblicitaria fornisce inserzioni pubblicitarie senza tenere conto della natura o della qualità del sito. Di conseguenza, marchi rinomati stanno involontariamente finanziando questi siti.
Finché i brand non prenderanno provvedimenti per escludere le fonti non affidabili dalla lista di quelle autorizzate a pubblicare i loro annunci, le loro pubblicità continueranno a comparire su questo tipo di siti, creando un incentivo economico per il loro sviluppo su ampia scala”.
Quindi, la disinformazione e la misinformazione fanno parte di una strategia ben precisa che mira ad ottenere consensi da parte dell’opinione pubblica. È un’industria di influenza globale che attraversa tutti i settori della società, ed è evidente che nelle situazioni di crisi, come la pandemia o la guerra, si assiste ad un’alterazione delle direzioni di senso.
La disinformazione deve essere arginata e controllata da professionisti della comunicazione. La popolazione ha bisogno anche di rassicurazioni riguardo alle notizie e il ruolo del giornalista 3.0 deve essere del tutto nuovo. I social media e la loro viralità devono servire ad espandere la conoscenza dei fatti e delle notizie da essi derivanti. Una sfida di rilevanza globale che può essere vinta solo se le dinamiche relazionali e di costruzione di capacità di confronto su opinioni diverse riescono a prevalere sulle dinamiche perverse scaturite dall’uso distorto del confirmation bias e l’iper-generazione di effetti polarizzanti.