“Essere la prima della classe non ha nessuna importanza, se non puoi studiare affatto. Quando qualcuno ti toglie la penna di mano, allora sì che capisci davvero quanto sia importante l’istruzione” con queste parole Malala Yousafzai, vincitrice del Premio Nobel per la pace e conosciuta per il suo impegno a favore dei diritti civili e del diritto all’istruzione, descrive il valore dell’istruzione.
Un diritto sancito anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e ribadito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, adottata dall’Assemblea generale dell’ONU il 20 novembre 1989 a New York.
Purtroppo, i dati e le statistiche ci dicono che ancora il ruolo dell’istruzione come diritto fondamentale non viene rispettato, anzi in alcuni casi è ignorato.
L’ANSA, Legalità&Scuola, ha diffuso i dati presenti nel Rapporto Plus 2022, presentato il 7 marzo scorso. Un’indagine condotta su un campione di 45000 individui dai 18 a 74 anni.
A redigere il Rapporto è l’ INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche). I numeri ci dicono che “quasi 4 milioni di italiani si sono fermati nel loro percorso di istruzione senza conseguire un diploma di scuola secondaria di secondo grado e che ci sono 5 milioni di diplomati che si sono iscritti a percorsi universitari senza portarli a termine”.
I ricercatori dell’INAPP scrivono che: “Ancora oggi il 41% della popolazione tra 18 e 74 anni ha al massimo la licenza media (17,7 milioni di persone) i diplomati sono la maggioranza: 42%, pari a 17,9 milioni di persone. La porzione di popolazione con titolo di studio più elevato è composta da 6,1 milioni di laureati (14%) e 1,3 milioni di persone con master e dottorati di ricerca (il 3%) e le donne continuano ad avere livelli d’istruzione più elevati”.
Il prof. Sebastiano Fadda, presidente dell’INAPP, ha dichiarato: “Sono dati che fotografano in modo abbastanza netto il nostro sistema di istruzione e di formazione professionale che deve essere migliorato per garantire una migliore aderenza dei percorsi formativi ai bisogni di competenze emergenti dall’evoluzione della società”.

Riuscire a trovare lavoro risulta ancora molto difficile e la piaga del precariato continua a non arrestarsi. Purtroppo, il sud Italia riesce con difficoltà a compensare lo spopolamento tra chi torna e chi non tornerà più nella propria regione.
La Sicilia porta la maglia nera per l’abbandono del territorio da parte degli studenti, dei lavoratori e dei laureati. Tutti scappano dal lavoro discontinuo e dalla disoccupazione.
Il Corriere di Ragusa, attraverso un articolo di Duccio Gennaro, ha diffuso i dati ISTAT che attestano come nel 2021 ben 91.274 siciliani sono stati cancellati dall’anagrafe e di questi poco più di 50.000 sono al di sotto dei 40 anni. Una grave perdita per la Sicilia, costretta a vedere tanti professionisti trasferirsi in altre regioni o all’estero.
Non sono rassicuranti nemmeno i dati dell’ UNESCO, perché ci avvertono che sono 262 milioni i bambini e ragazzi che non frequentano la scuola e 617 milioni i bambini e gli adolescenti che non sanno leggere e fare compiti di matematica di base e circa quattro milioni i bambini e i giovani rifugiati che non vanno a scuola.
Come se non bastasse in Iran, a Qom, una delle città religiose del paese, sono state avvelenate tante bambine “per chiudere le scuole femminili”.
Non solo a Qom, ma anche a Borujerd si registrano casi di avvelenamento. Il viceministro della Salute Youness Panahi ha dichiarato che “è emerso che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse”. Si cercano i responsabili, ma ancora è necessario continuare le indagini per porre fine a questo dramma umanitario.
I giovani meritano la possibilità di avere un’istruzione ed è giusto che riescano a conquistare un futuro ricco di nuove occasioni lavorative.
Non amo chi definisce i giovani come indifferenti e apatici, perché ci sono tanti talenti costretti ad abbandonare la propria terra e obbligati ad offrire altrove le loro enormi potenzialità. È opportuno comprendere il nostro reale impegno nel restituire sicurezza alle scuole, nella lotta contro il bullismo e contro ogni forma di violenza, nella promozione dell’uguaglianza di genere, nella valorizzazione degli studenti e degli insegnanti, nel corretto utilizzo delle nuove tecnologie a vantaggio delle nuove generazioni.
Allora, bisogna dare spazio all’istruzione e guidare i preadolescenti e gli adolescenti alla scoperta dell’importanza della conoscenza. Ricordiamoci, cosi come sosteneva Malala Yousafzai, che “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.