Qualche giorno fa, il 27 gennaio 2023, è stato celebrato il Giorno della Memoria. Una ricorrenza internazionale che ogni anno commemora le vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa affrontarono l’offensiva Vistola-Oder verso la Germania e portarono alla liberazione il campo di concentramento di Auschwitz.
È importante capire quanto siano diffuse le tendenze razziste e il ricercatore Enzo Risso ha scritto un interessante articolo per Il Domani in cui riporta percentuali importanti, degne di essere analizzate.
Secondo questa indagine “per il 56 per cento degli italiani è ancora presente nelle profondità italiche un sentimento antisemita. Siamo passati dal 29 per cento di italiani che, nel 2021, a vario titolo scusavano determinate forme di discriminazione e razzismo (contro alcune etnie, religioni, orientamenti sessuali) al 35 per cento del 2022. Il 43 per cento del paese ritiene che le persone non siano tutte uguali e che ci siano differenze di razza”. Ma non è tutto. Risso evidenzia anche altri dati su cui bisogna riflettere: “Il 40 per cento degli italiani prova un conclamato fastidio verso i migranti. Il 62 per cento è assolutamente determinato sul fatto che il nostro paese non possa accogliere le persone che arrivano sulle nostre coste”. Le classi sociali che non accettano i migranti sono principalmente i liberi professionisti e i piccoli imprenditori, seguiti dagli operai e dai disoccupati.
Questi numeri sono davvero agghiaccianti e preoccupanti. Le immagini ci raccontano quello che è avvenuto, a partire dalla metà del ventesimo secolo, ed io ho avuto la possibilità di visitare quello che è divenuto un grande Museo e Luogo della Memoria creato nel 1947. Un’area di 191 ettari in cui sembra che il tempo si sia fermato e quanti hanno perso la vita sono ancora lì, immersi nel silenzio. Questi luoghi, negli ultimi anni, sono stati al centro di numerose polemiche, poiché alcuni turisti hanno scattato fotografie poco rispettose come ad esempio quelle dei visitatori che giocano a rimanere in equilibrio sui binari. Gli stessi binari su cui passavano i treni diretti ad Auschwitz.
Questo sottolinea quanto sia eccessivo il processo di spettacolarizzazione e vetrinizzazione che ha travolto diversi settori delle società occidentali. Molte persone per ottenere un like, o una condivisione, sarebbero disposte a calpestare le tracce di una terribile pagina di storia. Posti che conservano ancora i resti delle camere a gas, strade attraverso cui i prigionieri venivano portati ai forni crematori e tanto altro ancora. Una macchina criminale, pensata e organizzata senza alcuna pietà.
Oggi, il tema più discusso è quello della migrazione. Proprio sui migranti si scatena una continua avversione e ostilità. La narrazione degli eventi e delle persone sono oggi più che mai elemento d’indagine sociologica perché propongono esempi continui di rappresentazione emozionale più che fattuale, l’uso di immagini sempre più scioccanti, le stesse che rimbalzano attraverso i nodi comunicativi, tendono a suscitare reazioni emotive contrastanti e a generare paure piuttosto che riflessioni serie e approfondite sul perché di un fenomeno che ha assunto la dimensione di un esodo.
Il concetto di etica della responsabilità introdotto da Weber all’inizio del ventesimo secolo assume ancora oggi rilevanza, in particolare per quanto attiene alla figura del giornalista, alla necessità di un rinnovato ruolo di intermediazione tra il fatto e il suo racconto.
La stesura di codici deontologici rappresenta, nell’intenzione dei promotori, una necessità d’intervento per rispondere all’evoluzione del quadro sociale e culturale oltre che normativo e fornire ai professionisti strumenti e regole che consentano loro di gestire in modo corretto il processo organizzativo, newsmaking, che sta alla base della produzione di informazione, al fine di evitare distorsioni involontarie o manipolazioni, dovute alla disinformazione e alle innumerevoli fake news.
Non basta confutare le notizie false, ma diventa funzionale innescare una serie di informazioni positive sullo stesso argomento, contribuendo alla costruzione di un contro-flusso di informazioni da far girare su tutte le piattaforme disponibili.
Il Giorno della Memoria serve per capire e per combattere l’odio, la disuguaglianza e la crudeltà. Fare un viaggio in Polonia, ad Auschwitz, dove i nazisti hanno dato vita al peggiore degli stermini è necessario. Gli uomini imparano poco dal passato e lo dimostra il conflitto russo-ucraino alle porte dell’Europa e hanno già cancellato quegli anni fitti di orrori. Il grande sociologo Zygmunt Bauman aveva descritto perfettamente quanto sta avvenendo: “La paura e l’odio si nutrono dello stesso cibo: la paura deve per forza cercare, inventare e costruire gli obiettivi su cui scaricare l’odio mentre l’odio ha bisogno della spaventosità dei suoi obiettivi come ragion d’essere”. Non è accettabile che ci siano altri morti e altre vittime. Valorizziamo il rispetto dell’essere umano, poiché questa “disumanizzazione” distrugge, annulla e cancella ogni forma d’amore.