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Vivere di sesso: il “Sex Work” spiegato senza moralismo da Giulia Zollino

Una professione inconsueta, ma che merita di ricevere lo stesso trattamento giuridico di tutti gli altri lavori, rompendo i tabù che sono ancora molto presenti

Federica PescebyFederica Pesce
Vivere di sesso: il “Sex Work” spiegato senza moralismo da Giulia Zollino

Giulia Zollino

Time: 3 mins read

Il lavoro sessuale è pur sempre un lavoro e, in quanto tale, deve prevedere tutele e diritti per le persone che lo esercitano. Il dibattito attorno a questo tabù culturale è da sempre incentrato su polemiche paternaliste e moraleggianti.

In Italia, dopo l’approvazione della legge Merlin che nel 1958 abolisce le case di tolleranza, la strada, cioè lo spazio pubblico, diviene il luogo lecito in cui esercitare il lavoro sessuale. Il modello italiano è quello abolizionista: la prostituzione non è esplicitamente vietata dal codice penale, ma sono illegali alcune condotte collaterali come sfruttamento, agevolazione e adescamento. Oggi si sente molto parlare di sex work, ossia il sesso consensuale, che però ha differenti sfaccettature e curiosità. Giulia Zollino approfondirà questo argomento.

Giulia Zollino con il suo libro

Chi sei? Presentati.

“Mi chiamo Giulia Zollino e mi occupo principalmente di due tematiche: la sessualità e il sex work. Arrivo da un percorso di studi in antropologia e mi sono specializzata nel campo dell’immigrazione, in più ho fatto corsi di formazione in educazione sessuale. Adesso curo un profilo su Instagram che ha l’obiettivo di sensibilizzare il sex work, ma creo anche dei laboratori sulla sessualità e sono anche su Patreon, una piattaforma a pagamento in cui vengono pubblicati contenuti esclusivi per l’utente come podcast, live, foto o video erotici”.

Che cosa è il sex work? L’hai mai praticato?

“Il sex work è un lavoro sessuale: attività con uno scambio sesso economico. L’accordo tra le parti è consensuale e di tipo commerciale e la remunerazione può essere prevista in denaro o doni. E dunque parliamo di prostituzione in strada, in casa, in webcam, porno, siti come onlyfans, sexting, vendita intimo usato. Un bacino molto ampio concepito da donne, uomini e comunità LGBT. Sì, lo pratico già con contenuti su Patreon e poi, in passato, ho fatto varie tipologie di sex work”.

Per ogni lavoro da libero professionista o con P.IVA, dall’avvocato all’organizzatore di eventi, probabilmente occorre avere una vocazione, è così anche per un sex worker?

“Il sex work può essere una vocazione come una forma per sostenersi economicamente, se è in linea con i propri valori o passioni è molto più bello”.

Come mai solo ultimamente si sente parlare del termine “sex work”? Forse la divulgazione sui canali social ha permesso una maggiore fruibilità rispetto un tempo, dove i principali mass media erano tv/radio e l’argomento poteva essere considerato un tabù?

“Sì e più persone dicono che sia la loro professione, soprattutto tra i più giovani, divulgando contenuti online. Oggi c’è maggiore libertà di parola e sfacciataggine rispetto al passato”.

Come gestisci le critiche e gli haters?

“Non ho tantissimi haters, però a volte ci sono uomini che dimostrano la loro tossica mascolinità o donne con posizioni abolizioniste contrarie al sex work che commentano il mio operato. Un esempio è stato aver ricevuto screenshot di un gruppo Facebook dichiarato femminista che incitava ad insultarmi”.

(pixabay)

Hai scritto anche un libro, di cosa parla?

“Il libro si intitola Sex work is Work ed è un saggio breve di 62 pagine della collana chiamata Book Block di Eris Edizioni. Vuole essere uno spunto di riflessione e un piccolo contributo in direzione della normalizzazione del lavoro sessuale e della lotta contro lo stigma”.

In vista dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che fanno parte dell’agenda 2030 dell’Onu, tra i quali figura anche la parità di genere tra uomo/donna, credi che in Italia si avranno dei progressi governativi del sex work? E sarà ancora considerato uno stigma?

“Mi sembra un po’ improbabile che per il 2030 vi siano dei cambiamenti di legge, poiché in Italia vige dal 1958 la legge Merlin e sono già state avanzate diverse proposte, ma mai affrontate. Differente è il discorso dello stigma, confido nel lavoro online e ci sono tante attiviste che parlano di sessualità. Oltre a ciò, i social media sono una fonte di informazione molto forte nella vita quotidiana”.

Progetti per il 2021?

“Le mie attenzioni saranno concentrate sull’aggiornamento di Patreon e sto lavorando al lancio del mio sito. Importante sarà anche la sponsorizzazione fisica del mio libro il 6 Giugno a Bologna presso Cassero LGBTI+Center, il 12 Giguno a Bolzano presso Centaurus Arcigay e il 19 Giugno a Padova presso Libreria Zabarella”.

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Federica Pesce

Federica Pesce

Moda e arte il frutto del suo credo, Federica ha un percorso di studi in lingue, marketing e comunicazione nel lusso. Ha un background in città cosmopolite come Londra e Milano, per cui lavora nel settore fashion. Istinto da poetic hunter alla ricerca dell'estetica

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