Un anno fa, proprio oggi, mio figlio veniva ricoverato per Covid all’Ospedale Sacco di Milano. Polmonite interstiziale. Uno dei primi malati, sicuramente uno dei primi giovani ad essere colpiti in modo non asintomatico dal virus, quando ancora si pensava che fossero solo gli anziani quelli a rischio.

Era scattato da pochi giorni il lockdown totale, quello dei canti dalle finestre e quello in cui sembravano tutti più buoni. Io ero bloccata a Roma e anche se fossi andata a Milano, non avrei potuto fare nulla. Sono stati giorni difficili, anche se mai ho pensato che un giovane di 29 anni, atleta e con un fisico perfetto, potesse non farcela.
Oggi mio figlio sta bene e ha ripreso la sua vita normale fatta di lavoro e gare. Non è stato semplice, neanche per lui, ritrovare la forma fisica. Posso immaginare che cosa significhi per chi con un’età diversa è finito in terapia intensiva.
Da quel 16 marzo a oggi ci separano oltre 100 mila morti. Una cifra impressionante che mai avremmo immaginato allora. 100 mila persone che senza il Covid forse sarebbero ancora qui con i loro figli, nipoti, amici e compagni e compagne.
E’ stato un anno durissimo per tutti e non è ancora finita. Ma oggi rispetto al 2020 abbiamo capito molte cose in più di questo terribile nemico che è il Covid 19. Abbiamo capito come si deve subito intervenire ai primi sintomi, abbiamo imparato che la tachipirina non è la scelta migliore per sconfiggerlo e che indossare la mascherina ci protegge per davvero. Soprattutto oggi ci sono i vaccini e la scienza sta andando avanti anche sperimentando nuove cure. Non ci voleva la battuta di arresto su Astrazeneca, perché ci fa perdere tempo e ci toglie fiducia in un’arma che rappresenta la vera svolta nella lotta alla pandemia.
Ema, l’agenzia europea del farmaco (vedi video sopra) ha ribadito oggi che gli esperti sono al lavoro per capire se ci sia una relazione tra il vaccino e le trombosi che si sono verificate in più paesi europei dove le campagne di vaccinazione sono state sospese. L’appuntamento per capire il nostro futuro è giovedi, quando saranno comunicate le valutazioni degli scienziati. Nel frattempo teniamo duro, non perdiamo la speranza e comportiamoci come se fossimo davvero un’unica comunità dove regna il rispetto degli uni con gli altri. Non sempre è così e, fatemelo dire, da quello che vedo non siamo certo diventati più buoni.