Vi potrei affascinare facilmente parlandovi dei bei parchi di New York, dei suoi ponti, dei paesaggi, dei musei, dei quartieri.
Lo vedreste subito in questo il bello di New York, così come siamo abituati a riconoscerlo. Invece voglio rendere il mio compito più difficile, parlandovi di una New York diversa: quella vera.
In questa rubrica vi racconterò l’autentica bellezza di questa fantastica città, non vi racconterò storie di una New York da film, semplicemente vi mostrerò la sua reale essenza.
Difficile amare New York, impossibile non farlo.
Iniziamo questo viaggio insieme, se le darete una chance vi prometto che New York non la dimenticherete più.
Cosa vedete in questa foto?
Dalla foto emerge la bellezza estetica del paesaggio e il suo riflesso, anche se pensandoci bene sono solo edifici. Quindi perché ne rimangono tutti cosi ammaliati?
Cosa rende speciale questa città tanto da non essere necessaria una didascalia per riconoscerla?
La prima volta che vidi New York dall’alto mi sentii sopraffatta dalle tante strade, edifici, macchine e persone di cui non si riesce a vedere la fine.
La guardavo e mi chiedevo cosa stessero facendo tutte quelle persone, dove correvano, quando si sarebbero fermate. Un misto tra sopraffazione ed eccitamento.
Misteriosa, affascinante, contraddittoria. Una contraddizione data dalla diversità di ogni singolo individuo che ne fa parte e che contribuisce a rendere questa città diversa da tutte le altre. Guardandola ora, dopo due anni, la vedo diversamente, mi sento diversa.
Perché per vedere la bellezza di New York la devi capire, perdonare, darle tempo.
É come quel professore severo del liceo che credi ce l’abbia proprio con te, ma in realtà ti fa avere i migliori risultati scavando dentro di te e tirando fuori qualità di cui nemmeno tu eri a conoscenza. New York come un amico che non ti adulerà mai falsamente, non sarà gentile ma ti dirà sempre la verità.
New York ti parla con un diverso linguaggio, inteso come forma di rappresentazione del mondo. E come per incanto quello stesso mondo è ora diverso attraverso la sua lente.
L’anima di New York è un’esplosione di colori in un vortice che corre rapidissimo.
Energia a grande velocità con al centro la tua individualità che mantieni, libero di essere te stesso con la tua personale esperienza vissuta che ti porti con te, come risorsa di comprensione di ciò che ti circonda e di ciò che avviene al tuo interno.
Dinamismo, irrequietezza, centralità, profondità dell’essere. In una parola: energia.

Lei, così diversa da ciò a cui siamo abituati, tutto così accelerato; per comprendere devi guardarne i dettagli, rallentare.
Se ti fai sopraffare dalla velocità potresti perderti nel suo vortice, se invece riesci a cavalcare quelle onde di colore, si dischiuderà come per incanto, dinanzi agli occhi, un arcobaleno bellissimo.
New York è tutte le possibilità che puoi cogliere.
New York ti insegna che è necessario essere te stesso, perché è ciò che rende ognuno di noi speciale. Come colori che viaggiano insieme senza mai mescolarsi, senza perdere la propria identità, senza necessità di omologarsi ma facente parte di una plurarità di culture, intese come entità autonome, ben distinte e di uguale dignità.
New York è di coloro che nascono col desiderio di realizzare un sogno, perché senza sogni, senza la voglia di realizzare qualcosa di grandioso, migliorare, cambiare, non ci proveresti nemmeno a vivere in questa città difficile da gestire, dove è così facile perdersi.
New York è la città dei sognatori.
Non ho mai incontrato qualcuno a New York che non abbia un sogno da realizzare. Questa per me è la nascosta essenza che accomuna tutte le persone che vivono qui, diventando così un unico popolo.
La percezione di questa libertà ti dà l’energia positiva e il desiderio di volerne far parte.
Il bagaglio costituito dalla cultura, dal linguaggio e dalla società in cui siamo cresciuti, che conserviamo e a cui facciamo riferimento è quindi una forza o una debolezza? Come italiana rimango comunque legata a una dimensione tradizionale che si scontra ed incontra quotidianamente con la libertà, lo sviluppo e il caos di una realtà come New York.
Ostentare la propria provenienza è in un certo senso naturale e universale, portando ad accentuare quei tratti particolari che caratterizzano i propri costumi e distinguono un popolo da un altro.
Qui si sviluppa la capacità di tenere sotto controllo la propria fierezza, promuovendo non la contrapposizione, ma la tolleranza e il dialogo tra le diverse culture.
Abituati al nostro habitus cognitivo, in questo posto, si innesca per tutti un processo traumatico, che percepiamo quasi contro-natura, ovvero il disabituarsi a un qualcosa che conosciamo bene per diventare consapevoli che non esiste un solo modo di essere. Questa consapevolezza ci predisporrà a decodificare i messaggi che riceviamo in maniera diversa, ampliando così la nostra capacità di comprensione.
Una volta superato questo processo iniziale non guarderemo più quei posti come li guardavamo prima, cambiando così il modo in cui sentiamo il mondo che ci circonda.
Proseguirò questo cammino portandovi nel primo luogo che ho visitato, raccontandovi come mi è apparso davanti agli occhi la prima volta e come invece mi appare ora.