La Giustizia censura la Giustizia. Argomento: la nomina del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Francesco Lo Voi, annullata dai giudici del Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio. Una tegola per il Consiglio superiore della magistratura, che aveva nominato Lo Voi dopo un lungo tira e molla. Con l'ombra di pesanti ingerenze della politica, magari ad alti livelli. A proporre il ricorso contro la nomina di Lo Voi sono stati due magistrati che concorrevano alla guida della Procura del capoluogo dell’Isola: Guido Lo Forte (oggi procuratore capo a Messina) e Sergio Lari (procuratore capo a Caltanissetta). Il loro ricorso è stato accolto.
Che succederà, adesso? La parola passa a Lo Voi che, con molta probabilità, si rivolgerà al Consiglio di Stato, organo di appello dei Tar. Il procuratore della Repubblica di Palermo dovrebbe chiedere la “sospensiva” del provvedimento (cioè la sospensione del pronunciamento del Tar Lazio) in attesa che gli stessi giudici amministrativi si pronuncino sul merito della vicenda.
La nomina di Lo Voi (nella foto a destra tratta da antimafiaduemila.it) è stata piuttosto tormentata. Il Csm lo ha scelto, facendo prevalere il suo nome su quello di Lari e, soprattutto, su Lo Forte, un magistrato di grandissima esperienza che, peraltro, ha lavorato per tanti anni alla Procura di Palermo. Negli anni ’80 del secolo passato Lo Forte e Francesco Pignatone erano i magistrati inquirenti di punta, specializzati nei reati contro la pubblica amministrazione. Nei primi anni ’90, quando alla guida della Procura della Repubblica del capoluogo siciliano arriva Giancarlo Caselli, Lo Forte sarà uno dei suoi più stretti collaboratori: e sarà proprio Lo Forte, assieme ad altri suoi colleghi, a reggere l’accusa nel processo per mafia al sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri, senatore a vita Giulio Andreotti.
Un magistrato di grande esperienza, Lo Forte (nella foto sotto a sinistra, tratta da antimafiaduemila.it). Che molti osservatori consideravano come il sostituto naturale dell’ormai ex procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo. Invece il Csm, dopo una lunga e tormentata ‘gestazione’, ha optato per Lo Voi. Pressioni politiche, come già accennato, ad alti livelli? Di voci, nei giorni della nomina di Lo Voi, ne giravano tante.
Ora è arrivato il pronunciamento del Tar Lazio. Uno schiaffo al Csm, come scrivono tanti giornali o, sotto sotto, l’affondo dei giudici amministrativi era stato messo 'gesuiticamente' nel conto? Difficile leggere tra le pieghe di una vicenda molto complicata. Secondo i giudici amministrativi, il Csm, nella scelta di Lo Voi, aveva “l’onere della motivazione rafforzata”. Questo perché, a parere del Tar Lazio, la “delibera di nomina non supera il vaglio di legittimità apparendo la motivazione del giudizio di prevalenza (di Lo Voi, ndr) non coerente rispetto agli indici di valutazione del parametro attitudinale”.
In pratica, sempre secondo i giudici amministrativi, la nomina di Lo Voi a scapito di Lo Forte e Lari non sarebbe in linea con la valutazione dei parametri che attestano l’attitudine dei candidati a ricoprire il ruolo apicale di una Procura. Nella sentenza del Tar c’è un preciso riferimento al procedimento di individuazione del magistrato a cui affidare l’incarico di Procuratore della Repubblica. Per il conferimento a questo tipo di incarichi assumono rilevanza le "attitudini e il merito". Per i giudici del Tar Lazio, nella nomina di un Procuratore serve “un onere speciale di motivazione rafforzata, secondo logica e razionalità”, che deve muovere “proprio dal presupposto logico che il pregresso svolgimento delle funzioni direttive (o semidirettive) costituisca un dato in sé particolarmente significativo, ai fini del giudizio attitudinale, che può essere superato solo al concorrere di particolari ulteriori elementi di carriera di tale rilevanza e significatività da giustificare, su un piano di ragionevolezza, un diverso giudizio di prevalenza” di una nomina rispetto a un’altra. Insomma, secondo i giudici amministrativi, la delibera del Csm non supererebbe il vaglio di legittimità. Questo perché, sempre secondo il Tar Lazio, il giudizio di prevalenza di Lo Voi rispetto agli altri concorrenti sarebbe stato motivato in maniera non coerente rispetto agli indici di valutazione del parametro attitudinale previsto.
“Non si tratta di effettuare un confronto astratto fra i diversi profili – scrivono i giudici – quanto di verificare se l’apprezzamento concretamente operato dal Csm possa considerarsi espressione dell’applicazione corretta dei criteri”. Per i giudici amministrativi sarebbe emersa “la sostanziale sottovalutazione della rilevanza riferibile al pregresso svolgimento di funzioni direttive e semidirettive” di Lo Forte e Lari (nella foto a sinistra, tratta da ilfattoniseno.it). Un passaggio, questo, che renderebbe "viziato il giudizio di prevalenza effettuato dal Consiglio, perché difforme rispetto ad una corretta applicazione degli indici normativi e contrario a comuni canoni di logica e ragionevolezza”. Una scelta, quella del Csm, che non darebbe conto “della valenza che invece, alla stregua dei criteri e dei canoni di logicità e ragionevolezza, avrebbe dovuto essere attribuita alle pregresse esperienze direttive e semidirettive ed alle funzioni specialistiche ai fini del giudizio attitudinale di tipo prognostico”.
Detto questo, va aggiunto che Lo Voi, da quando è procuratore capo a Palermo, qualche colpo l’ha già assestato. A cominciare dall’arresto di Roberto Helg, l’ex vice presidente della Gesap (la società che gestisce i servizi a terra nell’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo), preso con una tangente in tasca grazie all’imprenditore, Santi Palazzolo. Quest'ultimo ha chiesto il rinnovo della concessione di uno spazio nell'area aeroportuale. Helg era pronto a rinnovare la concessione in cambio di una tangente. Palazzolo ha finto di stare al gioco di Helg, ma ha spifferato tutto agli inquirenti, inguaiando l’ormai ex presidente della società aeroportuale del capoluogo dell’Isola.
Gli strascichi del caso Gesap-Helg sono stati e sono ancora pesanti. Intanto la vicenda ha prodotto un rimescolamento di carte all’interno della società aeroportuale (controllata dalla politica attraverso i soci pubblici Comune, Provincia, Camera di Commercio) che la politica palermitana ha sempre considerato una specie di ‘riserva di caccia’. Basti pensare – a proposito del rimescolamento di carte – al ‘siluramento’ del direttore generale, vicino al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano.
Insomma qualcosa nel ‘gioco’ si deve essere rotta, se è vero che la politica, che nella ‘gestione’ della Gesap (leggere incarichi esterni, appalti, concessioni di spazi senza evidenza pubblica) è sempre stata unita, oggi è invece divisa. C’è, infatti, chi vorrebbe rinnovare la concessione a Palazzolo (la concessione di uno spazio dentro l’aeroporto per ottenere la quale lo stesso Palazzolo, come già ricordato, avrebbe dovuto pagare la tangente a Helg) senza evidenza pubblica, per meriti ‘antimafiosi’ acquisiti sul campo (a cavalcare questa strana antimafia sono i renziani). E c’è chi, invece, vorrebbe il rispetto delle regole anche per chi – è il caso di Palazzolo – denuncia i tangentisti.
Insomma, un po’ di ‘rivugghio’ (movimento non controllato e non ‘teleologico’) nel mondo politico di Palermo, soprattutto sul fronte degli 'affari', c'è. E si vede…
Foto tratta da trend-online.com