È tutto pronto per la seconda edizione TOdays Festival, l’ambiziosa iniziativa torinese che per tre giorni porterà nel capoluogo piemontese grandi nomi del cinema internazionale e nuove stelle del firmamento alternative. Da John Carpenter ad Elio Germano, passando per gli M83 e i Calcutta, dal 26 al 28 agosto la capitale sabauda si trasformerà in un grande arcobaleno di musica e colori, ospitando quello che The New York Times ha citato tra i motivi per visitare Torino.
A qualche giorno dall’inaugurazione della kermesse, abbiamo intervistato il suo direttore artistico, Gianluca Gozzi.
Come nasce il TOdays Festival?
“TOdays nasce fondamentalmente dalla voglia di creare non solo un semplice festival cittadino di fine estate ma un ambiente divertente dove incontrarsi e dove incontrare altre persone, fuori dai giri normalmente battuti. Il TOdays Festival vuole portare ad un pubblico eterogeneo una varietà di attitudini e musiche trasversali che difficilmente si potrebbero vedere tutte insieme, abbiamo voluto che ce ne fosse per ogni gusto”.
Da cosa si distingue rispetto agli altri festival torinesi e nazionali?
“Quando abbiamo immaginato come costruire il festival abbiamo cercato di non imitare schemi pre-esistenti. Anziché creare un clone ci siamo lasciati ispirare semplicemente dall’eredità delle esperienze artistiche contemporanee che hanno fatto della nostra città un punto di riferimento nazionale in grado di dialogare e competere con realtà internazionali. In questo senso ci piace pensare a TOdays come un festival coraggioso e forse ambizioso, ma sicuramente di respiro europeo. Valorizzare il territorio offrendo visibilità a spazi urbani di alto livello già presenti e che si possano modulare a seconda delle esigenze: da galleria d’arte a spazio concerti, passando attraverso performance, installazioni, dj set, conferenze, incontri, aggregazione e socializzazione e radunando giovani, e meno giovani, al di là dei generi e stili, dove il pubblico è partecipe e protagonista, anziché un semplice consumatore di un evento preconfezionato”.
Qual è la ricetta segreta di questa kermesse che ha persino richiamato l’attenzione del New York Times?


“In Italia l’idea di festival c’entra assai poco con ciò che accade nel resto del mondo. Nel nostro piccolo, TOdays è un tentativo alimentato dalla temerarietà e dalla passione. Realtà mondiali come il The Guardian inglese ed The New York Times hanno eletto Torino come uno dei 50 luoghi da visitare nel 2016, unica città italiana, e a supporto di questa causa è stato menzionato proprio TOdays festival ed i luoghi coinvolti. Questo territorio, dopo decenni di abbandono è tornato ad essere un luogo di produzione culturale che produce economia, nuove attività si stanno insediando in ex aree industriali come i Docks Dora e l’ex Fabbrica Incet dove è nato un Centro di innovazione sociale, o il Museo Ettore Fico, uno dei musei contemporanei più visitati in questo ultimo anno”.
Interessante è anche la scelta del nome, TOdays, un divertente gioco di parole.
“TOdays significa proprio questo, narrare il presente, il contemporaneo, rappresentare quello che c’è per come esso è, senza ostinarsi ad anticipare il futuro che sarà o rimpiangere il passato che e stato. Inoltre la desinenza TO rimanda immediatamente alla città Torino. L’obiettivo e riunire migliaia di giovani in un luogo fuori dal perimetro preconfezionato della movida”.