Ho scoperto Treedom recentemente a causa dell’abbattimento, su richiesta dei miei vicini, di un meraviglioso eucalyptus che si trovava sul suolo pubblico vicino a casa mia e che, pare, ostruisse la loro vista sull’oceano. Infatti, il quartiere di Los Angeles dove abito è caratterizzato da colline alberate digradanti verso il Pacifico. In questo paesaggio verde e blu, il verde si sta diradando velocemente per far spazio alla costruzione di nuove case. Quando il taglio di quest’albero fu autorizzato, appresi che la normativa locale impone ai richiedenti di pagare al Comune una certa somma che serve a piantare un nuovo albero altrove. Tuttavia, non trovai informazioni specifiche su dove si pianterà quest’albero, di che specie, quando, ecc. È così che, mentre mi ponevo questi interrogativi, mi sono imbattuta nel sito di Treedom, la startup fiorentina con progetti internazionali che, grazie ad una piattaforma di e-commerce rende la piantumazione di nuovi alberi trasparente, interattiva e divertente.
Treedom, la startup nata giocando
Treedom è stata fondata nel 2010 da Federico Garcea (CEO) e Tommaso Speroni (CTO). Ho intervistato Federico, che mi ha raccontato come è nata l’idea: “Io e Tommaso siamo scienziati politici e stavamo lavorando in Camerun ad un progetto di biocombustibili sostenibili per l’Africa — continua — lì ci siamo trovati di fronte a dei villaggi che vivevano vendendo, anzi svendendo, intere aree di foresta, per circa mille dollari all’ettaro. A partire da questa triste constatazione, ci impegnammo a trovare un sistema per invertire questa tendenza facendo si che i contadini fossero incentivati a piantare alberi anziché tagliarli”.
In quello stesso periodo andava di moda giocare a Farmville, un gioco su Facebook dove gli amici si sfidano a chi crea la fattoria più bella. Anche Federico e Tommaso ci giocavano assiduamente e spesso gli capitava di pagare fino a 5 dollari per avere una special edition di un albero virtuale che abbellisse i loro orti. “Quindi, ci siamo detti — prosegue Federico — se ci sono circa 30 milioni di persone al giorno che giocano a Farmville e molti pagano per piantare alberi digitali, perché non dovrebbero pagare per piantare quelli veri? L’idea è partita un po’ da lì.”
Oggi, Treedom si ispira sia a Farmville sia alla maniera in cui le adozioni di bambini a distanza instaurano un legame economico-affettivo tra un bambino e un “benefattore”, per rendere l’acquisto “a distanza” degli alberi, un’esperienza divertente ed emozionale, al fine di combattere la deforestazione dilagante. Infatti, la situazione delle nostre foreste è drammatica: secondo un nuovo studio pubblicato su Nature, annualmente nel mondo si abbattono oltre 15 miliardi di alberi con enormi danni sia all’ecosistema che alla qualità dell’aria che respiriamo.
A seconda delle esigenze e delle problematiche di ogni posto, Treedom aiuta le cooperative a scegliere specie autoctone che possono ristabilire o preservare l’ecosistema. In Senegal, ad esempio, lavora in una zona vicino al mare, dove pianta mangrovie per arrestare gli effetti della desertificazione”.
Il cantante Jovanotti è stato tra i primi ad appoggiare Treedom acquistando 12.000 alberi per controbilanciare le emissioni di CO2 del suo tour. Tra i partecipanti “corporate” che hanno sposato questa soluzione che coniuga le necessità di ridurre l’impronta ecologica con la voglia di comunicare le proprie scelte green ci sono H&M, GEOX, 3M, FIAT, ENEL (60.000 alberi).
Ho fatto qualche domanda al CEO Federico Garcea per capire meglio come funziona Treedom.
Come si adotta un albero su Treedom?
“L’utente può scegliere il tipo di albero che vuole adottare e la sua destinazione geografica. Dopo l’acquisto il rapporto si mantiene vivo tramite e-mail che documentano le varie fasi di crescita dell’albero, dal vivaio a dove verrà piantato, incluse foto del contadino che se ne prende cura. Tramite una pagina online, l’albero viene geo-referenziato e fotografato, si misura anche l’assorbimento della CO2 in relazione alle emissioni prodotte dall’utente. L’albero può essere comprato per sé o donato virtualmente in occasione di compleanni ed altre feste, quali l’imminente Festa della Mamma”.
Come collegate il mondo virtuale alla piantumazione reale degli alberi?

“Creiamo delle NGO internazionali composte da cooperative di contadini che vengono pagati per ogni albero che piantano. Le tipologie sono diverse: alberi da frutta come mango, avocado, caffè, cacao ma anche baobab…l’aspetto principale è che i frutti di questi alberi rimangono a loro, che li usano per garantirsi l’alimentazione e, a volte anche una fonte di reddito supplementare. Vogliamo che i contadini percepiscano il valore dell’albero nel tempo. Per assicurare la credibilità del nostro operato, per ogni nuovo progetto che intraprendiamo, andiamo in una missione preliminare a conoscere di persona la cooperativa di riferimento ed equipaggiarla di uno strumento di monitoraggio che include un GPS e il nostro software proprietario. Annualmente poi torniamo a verificare che tutte le foto degli alberi corrispondano a realtà e coordiniamo la piantumazione per l’anno successivo”.
Che risultati ha ottenuto finora?
“Treedom ad ora ha piantato 250.000 alberi tramite dieci progetti principalmente in Africa: Senegal, Malawi, Burkina Faso, Kenya e Camerun. Però ha anche un progetto in Argentina e uno ad Haiti che, dopo il terremoto, è stata gravemente disboscata poiché tante case sono state ricostruite tagliando gli alberi dell’isola. In Italia abbiamo avviato dei programmi con la Cooperativa Libera, che opera nei terreni confiscati alla Mafia. In quest’ambito finanziamo gruppi di ragazzi sia in Campania che in Sicilia per piantare dei frutteti e degli oliveti. Questo genera benefici sia ambientali che sociali, che è un po’ il leitmotiv di tutto quanto facciamo”.
Mi dai qualche esempio del vostro impatto sociale nelle comunità con cui lavorate?
“La nostra startup è stata tra le prime dieci in Italia a ottenere l’identificazione di B Corp, che è conferita a quelle società che si prefiggono scopi di carattere sociale, sostenibilità e trasparenza e puntano a produrre un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente. In occasione della certificazione, abbiamo fatto le analisi del nostro SROI (Social Return On Investment) e abbiamo rilevato che ogni dollaro investito in un progetto per piantare alberi in tre anni ne rende $29. Considera che un albero di avocado dopo il terzo anno produce già quasi 500 frutti all’anno, la cooperativa li vende ognuno a 7 centesimi di dollaro, quindi un albero rende quasi $35 all’anno. Se un contadino pianta cento alberi, dal terzo anno ha un reddito addizionale di $3.500 dollari. Ma ognuno dei nostri progetti ha le sue peculiarità e degli effetti benefici molto diversi. Ad esempio, ci siamo accorti che una comunità in Kenya consegnava i frutti degli alberi (mango e avocado) alla scuola del villaggio, dopo aver investigato su questa cosa ci siamo resi conto che i contadini pagano la retta scolastica dei figli in frutta. Noi pensavamo che un albero desse principalmente benefici ambientali ed economici ma, in questo caso, lo scopo degli alberi è educativo. Questo ci sembra un aspetto molto bello”.
Cosa vi differenzia dagli altri?
“Come ho detto, quello che rende la nostra iniziativa credibile è la trasparenza legata alla tracciabilità di ogni albero piantato. Inoltre, la maniera giocosa, immediata e molto social in cui gli utenti interagiscono virtualmente con alberi veri, in questo siamo unici al mondo. Dal punto di vista del metodo, ritengo che finanziando piccoli progetti in modo capillare e usando specie autoctone, come facciamo noi, porti grandi benefici alle popolazioni locali. Al contrario, quando si realizzano progetti enormi che includono milioni di alberi, per fare numero spesso vengono scelte monoculture. Questo significa che se si ammala un albero nel giro di un anno sono tutti morti. Inoltre, gli alberi vanno curati, per cui piantarne un milione senza prevedere nessuno che li curi non ha alcun senso pratico né ecologico”.