“Martha Graham ci ha insegnato che i ballerini sono prima di tutto dei grandi attori sul palcoscenico. Ogni gesto e ogni movimento raccontano una storia e hanno un significato preciso”. A parlare è Greta Campo, ventiseienne milanese diplomata al Teatro Carcano e trasferitasi a New York otto anni fa per perfezionarsi nella tecnica Graham. Dopo aver superato la selezione per il programma di studio professionale, nel 2008 è entrata a far parte della compagnia giovanile della scuola, la Graham II, arrivando ad esibirsi in ruoli da solista. Nel 2011 ha poi ottenuto il diploma di insegnante e il suo primo contratto di lavoro con la Martha Graham Dance Company, partecipando al tour europeo e a varie tappe negli Stati Uniti. La sua storia è una delle tante nate intorno all’eredità lasciata dalla grande ballerina newyorchese.
“La Martha Graham Dance Company – spiega Greta Campo – continua ad essere una compagnia leader nella danza moderna. Oggi tuttavia la compagnia, oltre ad esibirsi nei grandi classici del repertorio Graham, porta sul palcoscenico nuovi lavori commissionati da artisti contemporanei”.
Questione di respiro
Considerata da molti la più grande coreografa statunitense del XX secolo e icona culturale americana, Martha Graham è annoverata tra gli artisti più prolifici e innovativi nella storia della danza, grazie alle sue teorie avanguardiste e alla scelta di temi sociali contemporanei proposti al grande pubblico. Dopo il suo debutto a New York nel 1926 e la fondazione della compagnia nel 1927, le sue idee creative e rivoluzionarie presero forma nel corso degli anni ’30, iniziando un processo di rinnovamento che avrebbe scardinato le rigide norme della tradizione accademica del balletto classico, da sempre subordinato alla musica e al testo e fondato sul rigore e sul rispetto di posture ben precise. Come portavoce della seconda generazione della modern dance, Graham diede origine a un linguaggio corporeo basato sulla libertà di espressione, sulla spontaneità del movimento e sulla comunicazione delle emozioni primarie, svincolando il corpo dai rigidi tabù imposti dalla società.

La sua maturazione artistica proseguì con un’altra grande scoperta. Partendo da una sua personale interpretazione dei principi delsartiani di tensione e rilassamento, Martha Graham individuò un metodo, a cui diede il nome di Contraction and release, basato sul principale atto fisiologico dell’essere umano: la respirazione come massima concentrazione dell’energia vitale. Durante la fase di contraction si verifica una spinta indietro dei muscoli addominali con un conseguente slittamento in avanti del bacino e incurvatura della schiena. Durante la fase di release, al contrario, vi è una propagazione verso l’alto della tensione generata dal bacino durante la fase precedente.
Il costante contatto con il suolo rappresenta il secondo elemento fondamentale della tecnica Graham, prendendo a modello i ritmi saltellati con battute a terra tipici delle danze rituali degli Indios d’America. E proprio grazie alla rappresentanza di importanti gruppi come i nativi americani, gli afro-americani e i puritani, Martha Graham è riuscita a catturare l’anima del popolo americano, tanto da ricevere nel 1976 la Presidential Medal of Freedom, ovvero la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti. Nel 1998 The New York Times la nominò “danzatrice del secolo”. Ampliando i confini della danza contemporanea, Graham aveva ormai catturato lo spirito di una nazione intera e riscosso un successo tale da essere la prima ballerina ad esibirsi alla Casa Bianca e il primo ambasciatore culturale all’estero.
Maestra delle star
La visione pionieristica e la creatività di Martha Graham hanno avuto un impatto profondo e duraturo su tutta la cultura americana, attraversando i confini artistici e abbracciando tutti i generi. Con lei hanno collaborato compositori del calibro di William Schuman, lo scultore Isamu Noguchi, e fashion designer come Donna Karan e Calvin Klein. Il suo stile innovativo ha influenzato intere generazioni di danzatori e coreografi tra cui Merce Cunningham, Margot Fonteyn, Rudolf Nureyev e Mikhail Baryshnikov. Persino attori come Bette Davis, Kirk Douglas, Gregory Peck e Liza Minnelli, e cantanti come Madonna, hanno imparato grazie alla sua tecnica come rendere espressivi i loro corpi e usare gli oggetti di scena.
Oggi la Martha Graham Dance Company, diretta da Janet Eilber, continua ad affascinare il pubblico in giro per il mondo proponendo non solo pezzi di repertorio, ma anche coreografie dei suoi successori che si fanno promotori dell’ingegno della grande ballerina.
“Circa dieci anni fa ci siamo chiesti, in qualità di organizzazione, chi saremmo diventati senza Martha Graham – racconta Janet Eilber – Dopo la sua morte, abbiamo attraversato tutti una fase di introspezione in cui ci siamo chiesti cosa saremmo stati in grado di offrire al pubblico e perché il pubblico sarebbe dovuto venire a vederci. Quindi, ho spiegato ai membri della compagnia che, sebbene debbano seguire una mappa coreografica già scritta molti anni fa, hanno il compito di trovare la chiave d’accesso alle loro emozioni, di farle emergere e di riversarle nel proprio lavoro, proprio come Martha voleva che agisse ogni ballerino”.
Gli eredi di Martha
La Martha Graham Dance Company è stata una risorsa senza pari nel far crescere molti dei principali coreografi e ballerini dell’ultimo secolo, e oggi, alcuni di loro continuano a tramandare la sua arte a New York e nel mondo. Tra loro Jacqulyn Buglisi che ha collaborato per 30 anni con la compagnia, 12 dei quali trascorsi lavorando in tournée mondiale come prima ballerina. Oggi porta avanti lo spirito della sua fondatrice con la sua Buglisi Dance Theatre e insegnando presso la Juilliard School, la Martha Graham School e la Performing Arts High School. Il suo programma di studi si estende inoltre al grande pubblico tramite workshop annuali presso la Step on Broadway.

A tramandare il metodo Graham, anche Pascal Rioult, che ha avuto il privilegio di rivestire ruoli principali all’interno della Martha Graham Dance Company. Nel 1994 ha fondato la RIOULT Dance NY, imponendosi nel panorama della danza moderna. Con base a New York, la compagnia è annualmente impegnata in tournée nazionali e internazionali, offrendo la possibilità di partecipare a lezioni, workshop e seminari di approfondimento. Uscito dalla London Contemporary Dance School, anche Martin Løfsnes iniziò a danzare nella stessa compagnia nel 1993, in quanto vincitore di una borsa di studio presso la Martha Graham School, per poi calcare le scene fino al 2006. Oggi è direttore artistico della 360º Dance Company e insegna tecnica Graham all’Alvin Ailey American Dance Center, oltre ad essere membro della Martha Graham School, del Purchase College SUNY, del Marymount Manhattan College e dello State College of the Arts di Oslo.
Ritorno a New York
Con l’arrivo del nuovo anno, New York ha ospitato una performance fresca e innovativa, lontana dal concetto standard di spettacolo, con l’intento avvicinare il grande pubblico all’arte della celebre ballerina. Il coreografo austriaco Michael Kliën e il drammaturgo Steve Valk hanno presentato il 16 gennaio scorso, al Martha Graham Studio Theater, Excavation Site: Martha Graham U.S.A., in collaborazione con il New Museum, la Martha Graham Dance Company e Performance Space 122, all’interno del festival COIL 2016, giunto alla sua undicesima edizione. L’evento, della durata di quattro ore, si è rivelato un vero e proprio esperimento antropologico, in cui il pubblico è stato invitato a esplorare l’intera performance, muovendosi liberamente nello spazio e interagendo con un gruppo multigenerazionale di membri della compagnia. Insegnanti, allievi, direttori artistici, coreografi, giornalisti e comuni spettatori si sono ritrovati all’undicesimo piano del Westbeth Artists Housing and Center for Arts in un ambiente accogliente, caratterizzato da un’atmosfera intima e familiare. C’era chi scambiava due chiacchiere con i ballerini, chi a piedi scalzi è salito sul palco per partecipare con loro alle prove, chi sfogliava libri dedicati alla carriera di Martha Graham e chi la guardava danzare in filmati degli anni ’40.
Storie di allievi
Il momento più interessante ha visto un folto gruppo di persone sedute intorno a un tavolo ascoltare sorseggiando tè le testimonianze dirette di coloro che hanno avuto l’onore di studiare con lei. Tra loro Marnie Thomas, membro della compagnia dal 1958 al 1968, che ha raccontato simpatici aneddoti sulla tournée europea e ricordato le grandi qualità possedute dall’artista. “Martha esplorava continuamente nuove possibilità di movimento, purché denso di significato. Era capace di personificare le emozioni e le idee attraverso lo sviluppo di personaggi drammatici femminili come Clitennestra, Medea, Fedra e Giocasta, che cuciva in modo diverso addosso a chi li avrebbe interpretati, in base alla sua personalità. Concepiva il costume come uno strumento da manipolare e nel quale contorcere il proprio corpo, tanto da modificarne le caratteristiche iniziali e usandolo come supporto alle emozioni che intendeva esprimere. Si interessava personalmente alla ricerca delle musiche o commissionava nuovi lavori ai compositori contemporanei, tra cui Louis Horst, con il quale intraprese un rapporto duraturo di collaborazione non solo professionale”.
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