Nonostante il luogo e la data di nascita, Bergamo 7 febbraio 1938, Vittorio Schiraldi importante intellettuale contemporaneo, scrittore e giornalista, ha passato l’adolescenza e ha studiato all’università di Palermo, per poi essere costretto come tanti giovani ad andare via. Si ritrova ospite, all’Auditorium della Rai, del direttore Salvatore Cusimano, del suo amico di sempre, il decano dei giornalisti, Piero Fagone, e del collega scrittore Alberto Samonà. Prima di rispondere alle numerose sollecitazioni che precedono il suo intervento, lo scrittore pone a se stesso una domanda: perché tornare a Palermo? “Cerco i fantasmi di un tempo lontano; mi chiedo se la mia vita, attraverso le esperienze fatte da ragazzo, mi avrebbe fatto prendere altre direzioni; cerco i miei ricordi in una città che a volte non riconosco e che a volte mi appare straordinaria. Andavo in questo periodo a Villa Giulia con mio fratello a rubare piccoli alberelli che poi trasformavamo a casa in alberi di Natale. E sono ricordi bellissimi. Ma quando si emigra si rimane migranti a vita”.
A introdurre l’incontro, Salvatore Cusimano, direttore della sede regionale della Rai. “E’ un libro che mi ha molto colpito per la durezza e la verità del racconto. La durezza si evince dai dialoghi che esprimono e mostrano una selva di prigioni che limitano la libertà degli esseri umani. Un libro che fa perdere il ruolo del maschio. In fondo, la crisi del giornalismo è anche la crisi degli uomini; sempre più donne hanno preso il posto dei giornalisti uomini”.
Lo scrittore e giornalista Alberto Samonà parla di un libro che racconta un’apparente e normale quotidianità italiana. “Un anonimo architetto in cui ognuno di noi si può riconoscere. Parallelamente la storia di un migrante che diventa un reietto della società per le scelte sbagliate che fa. Due storie che sono lo specchio del mondo di oggi. Un’apparante tranquillità che implode ed esplode dove vengono meno i punti di riferimento. Non siamo noi a muovere le pedine dello scacchiere internazionale. Oggi c’è la paura di avere accanto il terrorista che si fa esplodere; tutto tende a essere deformato. Stay Human, rimaniamo umani con piccoli gesti che ci richiamano a una umanità che si sta perdendo. Quando un libro ci fa porre delle domande interiori è un bel libro. Non vi è una lettura sociologica nel testo di Schiraldi, ma intimistica”.
Il decano dei giornalisti siciliani, Piero Fagone, parte dal titolo: Ospite indesiderato. “Il libro potrebbe avere vari titoli, per esempio: ‘La malattia del tempo presente’. Noi che siamo più anziani siamo cresciuti nella paura della morte. Nel libro c’è invece la paura del vivere. Io e Schiraldi proveniamo da una generazione di incomunicabilità”.
Fagone Cita il grande il film del 1960, L’Avventura, del regista Michelangelo Antonioni, primo capitolo della cosiddetta ‘trilogia esistenziale’ o ‘trilogia dell'incomunicabilità’, con una straordinaria Monica Vitti. “Abbiamo attraversato anche il periodo della repressione della sessualità con Herbert Marcuse – ricorda Fagone -. Oggi assistiamo ad una progressiva perdita di valori. L’uomo è sempre più solo di quanto non possiamo immaginare, nonostante la tecnologia e il progresso scientifico”. Fagone cita anche Anton Cechov: “Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”.
Vittorio Schiraldi ha una spiccata inclinazione verso l’indagine psicoanalitica. Scava sempre nell’anima e nella mente dei suoi personaggi e li trasforma in archetipi di figure attuali. Richiama poi una parola contenuta nel volume: Alessitimia, ovvero l’incapacità di trovare le parole per manifestare e descrivere le proprie emozioni.
Questo libro può a pieno titolo definirsi un “istant book”. Fagone chiude il suo intervento richiamando le tre domande che sono state poste allo scrittore Mario Vargas Llosa, il 14 settembre scorso in occasione dell’assegnazione della Laurea Honoris Causa da parte dell’Università di Palermo e le gira a Schiraldi: 1) Perché si scrive? 2) Come si scrive un romanzo? 3) Che importanza ha la letteratura?
Prima di rispondere, Schiraldi afferma che Ospite indesiderato è un libro dedicato a tutti quegli uomini che si sono sentiti tali molte volte nella loro vita. “Ci sono – dice – due tipi di scrittori: quelli che lo sono e quelli che lo fanno. In circa quindici libri pubblicati ho sempre descritto i miei personaggi come inadeguati alla vita, alla realtà che li circonda. Tutti hanno la consapevolezza di non essere adatti alla realtà”. Racconta anche molto di sé, l’autore del romanzo: “Mi sono formato da ragazzo leggendo i romanzi di Jack London – dice sempre Schiraldi -. Questo libro per fortuna non è un’autobiografia. Lo scrittore è come un ladro, ruba le storie, le compone, le scompone e poi le ricompone”.
Il libro chiude una trilogia iniziata con un romanzo dedicato alle donne dal titolo: Sii bella, sii triste, del 1974, edito da Mondadori. Ammette di essersi ispirato alle poesie di Charles Baudelaire. “Il tempo ci cambia – precisa lo scrittore – e non tutti evolviamo. Allo stesso modo, altri non evolvono proprio. Ci sono uomini che si accorgono di avere sposato una donna che non si è evoluta, e ne rimangono delusi, ecco perché ci si lascia”. Il secondo libro della trilogia è un ebook dal titolo Guardami, che indaga sui rapporti di coppia. Il terzo è l’attuale Ospite indesiderato.
In chiusura risponde alle domande: “Un libro – afferma Schiraldi – si scrive partendo da una idea; personalmente entro in un mondo intimistico in cui immagino già il finale da scrivere. Mi sento come uno scultore che, quando sta per iniziare a scolpire, già vede la scultura che tirerà fuori. Il cinema ci ha dato un’immagine dello scrittore falsata. Lo fa vedere ai bordi di una piscina, o con la pipa; io quando scrivo sento il bisogno di chiudermi in una stanza con una luce artificiale”.
* Ivan Scinardo è giornalista professionista. Laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche, è anche un grande appassionato di cinema e teatro. E' il Direttore della sede Sicilia del Centro Sperimentale di Cinematografia, impegno che non gli impedisce di lavorare all'altra sua grande passione: la scrittura. Per noi de La Voce di New York scrive di cinema e di teatro. Oggi, invece, ci racconta la presentazione di un libro.