Una risata fra quattro mura in fondo è stato un tentativo, offerto agli ospiti del carcere Pagliarelli di Palermo, per superare tutti gli ostacoli che impediscono ai detenuti di uscire fuori da quel labirinto mentale che non solo li priva di una libertà fisica, ma anche mentale. E così per dodici settimane, un giorno, il martedì, è stato dedicato alla proiezione dei capolavori di questa straordinaria e indimenticabile coppia di comici palermitani, che furono Franco Franchi e Ciccio e Ingrassia.
La felice intuizione da parte di due loro grandi amatori e collezionisti, Giuseppe Li Causi e Lino Zinna, che hanno saputo coinvolgere artisti, giornalisti e personaggi pubblici a corredo delle proiezioni. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando grande mattatore della mattinata che ha chiuso la rassegna davanti a un pubblico “speciale”: gli ospiti del carcere, circa 300 con una ventina di donne. “Palermo è il Pagliarelli e il Pagliarelli è Palermo”, ha esordito il sindaco. Il simbolico viene richiamato da lui grazie all’immagine di un mosaico, fatto di tanti cocci, tutti diversi, per colore, per taglio, per caratura. Questa è Palermo, e si rifiuta di immaginarla città europea, ma mediorientale sì. (nella foto sotto, a destra, il sindaco di palermo, Leoluca Orlando, e gli altri protagonisti della manifestazione di chisura della rassegna)
Il clima si riscalda, e cambia il contesto iniziale che vede entrare, nella sala grande, silenziosi, ad uno a uno i detenuti; occhi bassi, sguardo triste, quasi una forzatura essere lì. Le guardie non li perdono mai di vista. Non senti il bisogno di sapere cosa hanno commesso, sono lì e vanno rispettati prima di tutto come esseri umani. L’emozione arriva quando il sindaco annuncia che la prossima settimana, il 3 luglio, a Bonn, in Germania, verrà comunicata la notizia che il circuito arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale verrà riconosciuto patrimonio dell’umanità. Orlando dice ai detenuti che appena sentirà pronunciarlo il primo pensiero sarà rivolto a loro. Nel suo lungo dialogo, il primo cittadino cita lo scrittore contemporaneo Luciano De Crescenzo, che nei suoi libri parla spesso di Magna Grecia e dell’arte di arrangiarsi. La favola che racconta Orlando ai detenuti narra del banchetto degli dei che lascia fuori il dio della miseria che, per pura fatalità, si unisce a Venere, dea dell’amore, e dalla loro unione nasce proprio l’arte di arrangiarsi.
Miseria e amore sono dunque le parole che emozionano di più e dagli occhi scorrono rivoli di lacrime. Le donne detenute sono quelle che fanno più tenerezza. Ognuna è segnata da una storia e tutte desiderano riscattarsi da una vita che li ha private del bene più grande, la libertà. Prima di vedere l’ultimo film in scaletta – "Gli ultimi pupari" del 1967 tratto da "I Zanzaroni" per la regia di Ugo La Rosa – un detenuto di colore, sotto lo sguardo compiaciuto della direttrice Francesca Vazzana, della coordinatrice delle attività, Rosaria Puleo, e del Comandante degli agenti della polizia penitenziaria, Giuseppe Rizzo, ha regalato una borsa 24 ore in cuoio al sindaco che ha preteso l’autografo dell’ospite. Un bel gesto che ha scatenato l‘ennesimo applauso.
Il mago Vilar, il cantante e attore Rosario Terranova, il sosia di Domenico Modugno, Lino Zinna, l’amico di sempre Michelangelo Salamone, a capo della toponomastica cittadina, il regista Daniele Ciprì, i cultori degli indimenticabili comici, Franco Virruso e Leoluca Cascio. Tanti amici per un plauso all’instancabile Giuseppe Li Causi che presentando la rassegna ha portato all’auditorium del carcere, una luce diversa, e ci piace immaginarla irradiata da due stelle: Franco e Ciccio.