Devo ammettere di avere sempre avuto simpatia per la grappa. Sarà perché sono veneta, sarà perché questo distillato è parte integrante della mia cultura, o sarà forse perché, fin da quando sono bambina, mio padre, dopo il caffè, ne versa un goccino nella tazzina e fa il cosiddetto “rasentin”. Così, quando Giuseppe Ceschelli, marketing manager a New York per le Distillerie Italiane Bonollo, mi ha invitata ad una serata le cui protagoniste sarebbero state la grappa Of Amarone Barrique e la nuova Gra’it, non ho saputo dire di no.
Inaspettatamente, Giuseppe Ceschelli è riuscito a trascinarmi nelle campagne venete, tra alambicchi e distillerie, lasciandomi rimanere seduta al bancone dell’Osteria del Principe a New York City. “Per prima cosa devi provare questo cocktail creato appositamente per la serata e poi parliamo”. Mi accoglie così, con un sorriso smagliante mentre mi viene servito un Gra’it tonic con ravanello rosso e timo. Una miscela assolutamente perfetta: non avrei mai creduto di trovare delizioso un cocktail a base di grappa. “Ecco, proprio questo è quello che sto cercando di fare qui a New York”, inizia Ceschelli.
La sfida professionale di questo giovane ragazzo veneto, è iniziata lo scorso gennaio quando, Bonollo, azienda leader in Italia per la produzione di grappa con sede in provincia di Padova, decide di accogliere l’idea di Luca Fabris, CEO di DBU U.S.A inc., di esportare questo tipico prodotto in America partendo proprio da Miami e New York.
“La grappa è l’unico spirito veramente made in Italy, potremmo anche dire made in Nord Est – sorride Giuseppe Ceschelli– Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia, sono le regioni in cui la grappa ha una tradizione secolare. Distillerie Bonollo ha iniziato la propria attività già nel 1800, e oggi è la più grande produttrice di grappa in Italia, portata avanti da quattro membri della famiglia: Elvio, Luigi, Filippo e Giorgio. E, proprio grazie a loro, nasce la grappa Of Amarone Barrique, prodotto dall’uva più pregiata che esiste nel Veneto”.
Azienda all’avanguardia la Bonollo, soprattutto perché è l’unica in Italia ad utilizzare un sistema definito Sistema Unico Bonollo (SUB) che, attraverso il connubio tra innovazione tecnologica e tradizione, permette di distillare un prodotto di qualità inimitabile, all’interno di impianti che lavorano 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno. Giuseppe Ceschelli, seppur giovane, dimostra grande competenza in materia e spiega: “la sfida più difficile è quella di scalfire l’alone di bad experience che circonda la grappa qui a New York”. Non c’è bar che si rispetti in tutta la city che non ne abbia almeno una bottiglia sui propri scaffali.“Diversi brand di grappa sono nel mercato americano già da oltre vent’anni, ma la qualità del loro prodotto, seppur alta, non è andata di pari passo con l’evoluzione del gusto, che risulta troppo forte per il palato americano non abituato al suo sapore caratteristico”.
Ed è qui che entra in campo Bonollo: “La nostra mission è proprio quella di educare il consumatore medio ad apprezzare il prodotto e a carpirne la storia. Noi non solo tentiamo di posizionare il prodotto, ma cerchiamo di insegnare alle persone la tradizione italiana, stimoliamo il ristorante ad instaurare una partnership e ad inserirci nel menù e realizziamo eventi dedicati alla degustazione. Abbiamo, addirittura, inventato una grappa per il mercato americano, Gra’it, quella che stai bevendo adesso, trasformandola in un cocktail. La stiamo promuovendo e la risposta è davvero positiva, soprattutto se il bartender è italiano, in grado quindi di apprezzare il prodotto. Con quelli americani è più complicato ma con il tempo sono sicuro che riusciremo a farci strada”.
L’impresa ad un primo ascolto può sembrare pretenziosa e impegnativa. Ma non parliamo di sprovveduti, tutt’altro. L’investimento fatto da Bonollo, infatti, è significativo e ben mirato. La scelta delle due città non è stata casuale: sia a Miami che a New York la grappa è conosciuta e l’inserimento commerciale di un nuovo prodotto è risultato più semplice. E casuale non è stata nemmeno la scelta del team, che oggi è composto da quattro ragazzi, divisi tra le due città.
“La ricerca del personale è stata un’impresa. Una posizione lavorativa all’estero, faceva gola a moltissime persone, visto anche il momento difficile in Italia. Ma non appena si entrava nel merito della faccenda, dare vita da zero ad un progetto commerciale, lasciare tutto senza sapere quando tornare, vendere un prodotto che già in partenza presentava delle difficoltà, in una delle città più competitive del mondo, può spaventare e parecchio”.
Ma non Giuseppe Ceschelli. Questo jesolano doc, ha alle spalle cinque anni di esperienza nella Casa Vinicola Canella, due anni in RedBull, tra marketing ed eventi, ed infine nell’azienda della sorella Bevande Futuriste, oggi best seller in Italia per soft drink di alta qualità.
“Quando è arrivata la chiamata di Bonollo ho accettato senza riserve, con tutte le complicazioni del caso. Le resistenze ci sono, il mercato americano è complesso e la concorrenza spietata. Come in tutte le cose della vita, mi sento però di dire che è fondamentale arrivare nel posto giusto al momento giusto ma ancora più fondamentali sono le conoscenze e i rapporti interpersonali. Per la mia esperienza qui a New York devo dire che, ad oggi, la lista delle persone che dovrei ringraziare per essermi state d’aiuto nel mio lavoro è così lunga che non saprei da dove iniziare”.
Guardo questo giovane ragazzo italiano raccontare con forza e passione il suo lavoro, un ragazzo positivo, generoso e umile. Lo guardo, alzo il bicchiere del mio cocktail a base di Gra’it, abbreviazione di “grappa italiana” e che suona come “great” in inglese, e brindo a lui, fresca dimostrazione che il valore dell’italianità nel mondo è vivo e più forte che mai.