Nessun posto per la cucina italiana tra i migliori ristoranti di New York. La lista pubblicata dal New York Times, curata quest’anno da Priya Krishna e Melissa Clark insieme all’editor Brian Gallagher, fotografa una città gastronomicamente mutata: al vertice della classifica compaiono locali indiani, coreani, francesi, caraibici e fusion, ma nessuna insegna tricolore.
Al primo posto si piazza Semma, ristorante indiano nel Greenwich Village; seguono Atomix, coreano d’impostazione sperimentale a NoMad, e Le Bernardin, istituzione francese a Midtown. La top ten comprende anche un ristorante caraibico dell’East Village (Kabawa), un bar vietnamita del Lower East Side (Ha’s Snack Bar), un ristorante mediterraneo del South Village con influssi francesi e spagnoli ma in parte anche italiani (King), un ristorante di pesce in stile francese nell’East Village (Penny), un omakase giapponese a Midtown (Sushi Sho), un cinese nell’East Village (Szechuan Mountain House), e un creolo-caraibico nell’Upper West Side (Tatiana).
Con il Belpaese che, come detto, resta ai margini.
Per trovare un ristorante italiano bisogna scendere nella sezione non numerata, dove sono elencati i restanti novanta locali selezionati in ordine alfabetico. C’è ad esempio Via Carota, bistrot del West Village che rilegge la cucina rustica in chiave newyorkese. Stessa sorte per Una Pizza Napoletana (Lower East Side), Borgo (new entry a Midtown), Lilia (a Williamsburg), Torrisi (NoLIta), ma anche Randazzo’s Clam Bar e Don Peppe, due ristoranti italoamericani ubicati rispettivamente a Sheepshead Bay e South Ozone Park.
Il criterio della selezione era semplice, scrivono i curatori: “Dove manderesti un amico? Dove vale la pena spendere? Per quale ristorante affronteresti un’ora di metro?”. La risposta, secondo il Times, privilegia l’innovazione e l’ibridazione, spesso a scapito della tradizione. I ristoranti scelti spaziano dai menù degustazione coreani ai piatti fusion afro-caraibici, dai sapori dell’Iran agli esperimenti franco-vietnamiti.
La classifica si basa su un lavoro condotto sul campo negli ultimi mesi. Krishna e Clark hanno visitato centinaia di locali, ripartendo da una long list che includeva anche i ristoranti segnalati dal collega Pete Wells nel 2024.
“Siamo tornate a casa con nuove paia di pantaloni”, ironizzano. Il risultato finale è una mappa gastronomica che riflette lo spirito del momento: spostamento continuo, contaminazione, ricerca. E una città dove la tradizione italiana, per quanto radicata, sembra oggi meno capace di sorprendere.