Il New York Times ha insultato Bologna “dipingendola come un ‘mangificio’ di mortadella”. Questo a parere del sindaco della città, Matteo Lepore, che parla addirittura di “danno d’immagine” e che al giornale ha manifestato “la sua più forte indignazione”.
La polemica tiene banco in questi giorni sotto le Due Torri, dopo un articolo pubblicato dal NYT a firma di Ilaria Maria Sala, giornalista bolognese che da oltre vent’anni vive a Hong Kong ma con frequenti rientri in città. E appunto durante questi rientri non ha potuto fare a meno di constatare che Bologna è diventata a tourist hell, un inferno turistico, tutta colpa di quell’etichetta di Food City che da oltre un decennio si è cucita addosso, al punto da oscurare le bellezze di cui può vantarsi, dai portici a San Luca, dall’Università più antica del mondo ai colli, da San Petronio al centro storico. Proprio il centro storico è stato trasformato in un ‘mangificio’, con boom di locali in cui le agenzie di viaggio catapultano i turisti che ingenuamente credono di assaggiare la vera cucina bolognese rinomata in tutto il mondo. Le medesime compagnie hanno stipulato convenzioni con gastronomie e localini per rifornirli di clienti a caccia di prodotti “alla bolognese”.
L’overtourism, perché di questo si tratta anche qui – seppure in dimensioni minori rispetto a Venezia, Firenze e Roma –, ha comportato un abbassamento della qualità culinaria e anche della qualità della vita per chi a Bologna abita. L’assalto dei turisti – coordinato da compagnie low cost, airbnb, agenzie di viaggio – ha ormai stravolto il vero volto di Bologna, dove viene offerto ormai soprattutto un consumo di mortadella “sconvolgente, da fermare il cuore”. “Per secoli ‘La Dotta, ‘La Turrita’ e ‘La Grassa’ (le tre definizioni della città – ndr) erano in perfetta armonia”, ha scritto il quotidiano Usa. Ma ora che gli studenti sono stati sradicati dal centro con gli affitti brevi e la torre Garisenda ha seri problemi di stabilità, solo ‘La Grassa’ regna sovrana.
Osservazioni che molti bolognesi fanno da tempo, appunto da quando la città è entrata nel circuito internazionale del turismo. Se da un lato vedersi sempre più circondati da turisti italiani e stranieri – con gli americani in prima fila – carezza l’orgoglio di vivere in una città affascinante, dall’altro fa crescere il timore di perdere quel ‘volto a misura d’uomo’ che l’ha resa fin qui unica tra le città italiane medio-grandi. Proprio questi timori sono più volte rimbalzati su testate nazionali e locali, senza che per questo gli amministratori pronunciassero la benché minima replica, e lasciando che il turismo mordi-e-fuggi avesse la meglio su quello sostenibile.
Ma dopo l’articolo sul NYT, il sindaco Lepore, eletto nel 2021 sotto le insegne del Pd, è partito lancia in resta contro The Old Gray Lady e contro una”tale Maria Sala”. Si tratta di luoghi comuni, afferma tra l’altro in un lunghissimo scritto, ma poiché sono finiti su quello che a suo avviso è “il giornale più letto al mondo”, ha deciso di farsi sentire. “I visitatori internazionali, specie gli americani, sono innamorati di noi e questo è un fatto”. Lo dimostrano, aggiunge, i numeri del turismo, la presenza di cinque università americane e di tanti studenti d’oltreoceano. I problemi? Sono quelli di tutte le città moderne, e su questi, fa sapere, si confronta con i suoi colleghi europei e americani, ma “nessuno penserebbe mai di definire Bologna una città con cervello, cuore e occhi intasati di mortadella”.
E ancora, con un tuffo carpiato nel suo personale ottimismo: “Il cibo è sempre stato un elemento identitario di Bologna, ma sono cultura e paesaggio il motivo per cui da fuori vengono a visitarci”. Insomma, è una città, dice il sindaco, di cui bisogna andare orgogliosi. E intanto scredita “tale Maria Sala”, che ha firmato il pezzo, forse non sapendo che dall’Asia collabora a molte testate italiane e internazionali, oltre a scrivere libri sulla Cina. La colpa della giornalista-scrittrice? Aver detto sul NYT ciò che in Italia pensano e scrivono in molti. Insomma, la differenza per il Comune la fa il pulpito non la predica. L’avesse scritto sul Resto del Carlino, non sarebbe successo nulla. Ma a Palazzo d’Accursio, il Municipio petroniano, c’è ancora chi crede che la Old Gray Lady sia in grado con un articolo di indurre i turisti americani a evitare Food City of Italy. Mai dire ‘mangificio’ sul New York Times.