Con il suo contenuto rosso rubino, la bottiglietta di Campari Soda accompagna il rito dell’aperitivo di tutta Italia, una storia simbolo dell’incontro tra arte e pubblicità avvenuto nei primi anni del ‘900. Fu, infatti, il 1932 quando Davide Campari (uno dei cinque figli di Gaspare, il fondatore dell’azienda) chiese a Fortunato Depero, illustratore e designer futurista, di ideare il flacone – così veniva chiamato all’epoca – per la preparazione monodose che avrebbe rivoluzionato l’aperitivo italiano. Ecco allora che Depero, prendendo ispirazione dai disegni realizzati in precedenza, dà vita alla bottiglietta iconica del Campari Soda dalla forma a calice rovesciato, che segue lo stile e le tendenze dell’epoca. Nel 2016, in occasione dell’80° anniversario, verrà leggermente modificata nella grafica ma non nella forma, per poi ritornare alla versione originale l’anno successivo. Anche il tappo a corona è stato scelto appositamente per favorire una rapida apertura e un consumo immediato. Un’altra caratteristica che lo distingue dai prodotti concorrenti è la mancanza di etichetta. Lo scopo è quello di far risaltare l’intensa tonalità di rosso attraverso il vetro e la stampa a rilievo, con il marchio dell’azienda e il nome della bevanda: Preparazione speciale, Davide Campari & C. Milano – Campari Soda. Successivamente viene registrato il nome Campari Soda per proteggere il nome del prodotto stesso: il marchio stampato in rilievo sul vetro non poteva essere registrato a causa di un mancata definizione giuridica.
A differenza del Bitter Campari che titola 25 gradi di gradazione alcolica, il Campari Soda è un aperitivo venduto in bottigliette monodose da 9,8 centilitri, meno alcolico – 10% gradi – ottenuto dalla miscelazione tra Bitter Campari e acqua di seltz. Secondo alcune stime, l’amaro contiene da venti a ottanta ingredienti. Se ne conoscono con certezza solo tre: alcool, acqua distillata e sciroppo di zucchero. Con un’alta probabilità, la ricetta includerebbe corteccia di cascarilla, mirto, calamo aromatico, genziana, rabarbaro, ginseng. Il resto – erbe, radici e frutti – può solo essere immaginato. Riguardo il suo caratteristico colore, fino al 2006 per conferire alla bevanda un rosso scuro brillante, veniva utilizzato il carminio, un colorante che si ottiene dalla cocciniglia essiccata, un piccolo insetto che da secoli viene utilizzato per estrarre il carminio dall’acido carminico prodotto dalle femmine. Poi l’azienda, sotto la pressione dei consumatori, anche a causa dei vegetariani e di un piccolo gruppo di allergici, ha abbandonato il carminio a favore di un colorante artificiale. Da allora, alcuni puristi hanno notato che il sapore originale dell’amaro è cambiato molto e non in meglio.
Colorante a parte, la ricetta è ancora oggi quella inventata nel 1860 quando, qualche anno dopo Gaspare Campari iniziò a proporre il suo amaro prima e non dopo pranzo, lanciando di fatto la moda dell’aperitivo, diventata poi un rito in tutto lo Stivale e oltre i confini nazionali. L’acqua di seltz, invece, altro non è che acqua gassata molto frizzante, cioè con un’elevata concentrazione di anidride carbonica disciolta. Va servito freschissimo o con tre cubetti di ghiaccio e mezza fettina di arancia amara, possibilmente nel bicchiere ‘Fortunato Depero’ ispirato a un bozzetto dell’omonimo artista. In alternativa, in un bicchiere tumbler basso. Il gusto è moderatamente dolce e leggermente piccante, seguito da una persistente amarezza. Nell’aroma del Campari e del Campari Soda, i degustatori hanno percepito sentori di vite, di muschio, ma anche note terrose e note legnose di mora. Al palato predominano sentori agrumati, chinino, miele e una linea decisa di erbe aromatiche.
Oltre a gustarlo liscio, personalmente il modo migliore, con il Campari Soda è possibile preparare anche alcuni cocktail. Tra questi, il Campari Orange, estremamente semplice ma molto dissetante. Si ottiene mescolando in un bicchiere per long drink una parte di Campari Soda e quattro parti di succo d’arancia. Questa miscela è conosciuta anche come ‘Garibaldi’, in onore dell’eroe dei due mondi, in quanto il colore rosso ne ricorda la giubba e le arance lo sbarco in Sicilia. Esiste anche una variante – ‘Anita’ – dove si utilizza l’aranciata amara al posto del succo.

Il successo, unito alla longevità commerciale, ma soprattutto all’originalità della bottiglietta – esempio di design essenziale, elegante e senza tempo – ha stimolato la creatività di molti designer. Uno di questi, l’architetto Raffaele Celentano, creò nel 2002 la lampada a sospensione Campari Light, prodotta dal celebre studio di progettazione tedesco Ingo Maurer. Si tratta di un oggetto molto particolare, proprio perché sono le celebri bottigliette a fare da protagoniste. Dieci Campari Soda originali, ciascuna delle quali è singolarmente rimovibile e può essere sostituita con una nuova bottiglietta. È possibile regolare in altezza l’intero corpo illuminante mediante il tappo – anch’esso marchiato Campari – e la struttura essenziale, quasi invisibile, unita al caratteristico bagliore rosso può essere un’interessante proposta come luce d’accento e di assoluta originalità in cucina.
Poco importa se quest’anno il Campari Soda ha compiuto 92 anni. A distanza di quasi un secolo continua a essere l’aperitivo italiano per eccellenza adatto per ogni occasione, proprio come recitava lo slogan di una vecchia pubblicità: C’è chi lo gusta solo al night e chi, freschissimo, nel Kuwait!