New York City, si sa, è ricca di miti e icone, forti da renderla riconoscibile in tutto il mondo, da sempre capace di esportare tendenze oltre confine. Tra questi ci sono anche le bevande, in particolare quelle alcoliche, i cosiddetti drink, nati nella maggior parte dei casi per accompagnare rituali mondani e di convivio. Qui – precisamente al Manhattan Club su 5th Avenue – è nato il Manhattan – un classico senza tempo dalla fine dell’Ottocento. Passando per il Sinatra Select – dalla ricetta del noto cantante italoamericano – al mishmash dei cinque liquori del Long Island Ice Tea fino ad un mito postmoderno, il Cosmopolitan, il cocktail preferito da Carrie della serie Sex and the City.
Un altro classico indimenticabile, al punto da vivere una nuova stagione, è il Martini. Il drink di James Bond – a base di gin o vodka, non importa – è anche il prescelto di buona parte di giovanissimi e, si scopre, di Robert De Niro. A fine novembre scorso – durante un’udienza che vedeva l’attore di Taxi Driver accusato di maltrattamento dalla sua assistente- è venuto fuori che De Niro tediava la donna con richieste di Martini da consegnare in piena notte. Colpa di De Niro, dunque, se il Martini è tra i preferiti dai giovanissimi – che secondo le statistiche prediligono la versione Espresso, con i benefici della caffeina soprattutto a tarda sera- ed è sua la responsabilità che vede il drink richiesto a portar via.

Premesso che a New York la legge vieta di consumare alcolici in bella vista per strada, da un’indagine del New York Post si evince che molti newyorchesi vogliano il Martini – che sia dirty, dry o con caffeina- proprio to go; e per soddisfare la domanda diversi bar e ristoranti si sono attrezzati con anonimi bicchieri di carta con coperchio, ma anche con dozzine di iconiche tazze da caffè in stile Greek deli. Insomma, ora sarebbe lecito pensare che la miriade di gente che cammina con i contenitori di una nota catena americana di caffè potrebbero ingurgitare un espresso alcolico o – a meno che non si avvistino olive – un Martini liscio.
“Quella del Martini a portar via è un’offerta per gli habitué, per chi conosciamo. Non è da menu e non facciamo consegne a domicilio” ha pensato bene di sottolineare al Post Richard Wheeler, co-proprietario di 9 Jones, un locale del Greenwich Village dove la pratica è diventata di routine. La notte dell’ultimo Capodanno, Wheeler ha servito l’Aston Martini – una versione improvvisata di quella con l’espresso – in tazze di carta Greek deli, ad un folto gruppo di clienti di passaggio verso casa desiderosi del drink della staffa. Il Martini “fuori locale” è un trend solido al punto che alcuni hotel hanno pensato al room mixologist: per l’happy hour il Martini lo prepara sì un barman, ma direttamente in camera. È il caso del The Portrait Bar all’interno del Fifth Avenue Hotel nella zona NoMAd. Il servizio si chiama “The Martini Ritual” e per 35 dollari, tra le 17:00 e le 19:00 il barista shakera il drink di 007 mentre ti prepari per cena.
La richiesta del “rituale” è diventata popolarissima – nemmeno il bar lo immaginava. Diciamolo, il mixologist privato fa figo, e, chissà, stimola l’appetito.