Ci giunge la triste notizia della scomparsa di Erminia Matticchio, la madre di Lidia Bastianich e nonna di Joe che, dopo aver compiuto 100 anni nel gennaio scorso, è morta nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2021. Joe Bastianich la saluta sui social con un post su Facebook dove recita: “Ti ringrazio per aver fatto di me la persona che sono oggi. Ti amerò per sempre, mi mancherai.”
Erminia Matticchio era emigrata a New York insieme alla sua famiglia nel 1958 dopo essere scappata dal campo profughi in Istria dove era costretta a stare insieme ai suoi cari. Nata nel 1921 è stata tra le prime donne italiane a credere nel sogno americano ed ha avuto il grande coraggio di prendere i suoi pochi averi, la sua famiglia e rifugiarsi in America dove avrebbe trovato una nuova terra amplissima e densa di opportunità che avrebbe accolto lei e la sua famiglia a braccia aperte. Lo scorso novembre, durante una nostra intervista con Lidia Bastianich, così la grande chef ha ricordato quei terribili momenti della fuga da bambina con la sua famiglia verso la libertà e prosperità: “…Certamente uno di questi momenti è stato quello della mia crescita a casa della nonna e il primissimo contatto che ho avuto con il cibo e con la natura. Ecco, questo periodo ha insegnato alla Lidia del futuro a non sprecare il cibo, a rispettare gli agricoltori che lo producono, a rispettare il ciclo delle stagioni e dare importanza all’ambiente. Tutte queste cose per me sono importantissime e si sono formate in me proprio a partire da quel momento, dunque quel momento lì è fondamentale. Poi anche il periodo della Lidia profuga, che fuggiva e che insieme alla sua famiglia scampava ad un periodo buio della sua vita, senza una casa, senza un tetto e senza radici. Ero molto legata alla terra e poi ne sono stata strappata fuori, come una patata che la strappi via e poi non sa che fare. Dunque per me era importante sottolineare anche quel momento perché è stato caratterizzato da una grande emozione e mi ha formato spiritualmente, emozionalmente, a capire meglio le persone attorno a me, e come condividere con loro questa tenerezza e a tendere la mano. Tutto questo l’ho imparato durante il periodo in cui eravamo in campo, c’ero io da bambina che aspettavo con il piatto in mano il pranzo o la cena…”.