Sono appena rientrata da quattro giorni di esami per il Masters of Wine a San Francisco. L'esperienza mi ha fatto riflettere su un fondamentale elemento in comune tra l'essere newyorchese e l'essere candidata al Master of Wine: il costante sforzo di migliorarsi, senza dover necessariamente essere il migliore.
Masters of Wine è uno dei titoli più alti che si possano conseguire nel mondo del vino. Alcuni dei critici più importanti al mondo sono Masters of Wine. Si tratta di un esame che comprende 13 saggi e 36 degustazioni alla cieca, nell'arco di 20 ore in soli quattro giorni. Secondo il sito Internet di Masters of Wine, attualmente ci sono solo 322 Masters of Wine nel mondo, 100 dei quali sono donne. Lo scorso anno si sono iscritti in 321, da 38 paesi diversi. Guardando a questi numeri ci si rende conto che, tra quelli che inseguono questa qualifica, solo pochi la otterranno.
Con interesse ho notato alcuni punti di somiglianza tra i Masters of Wine e la condizione di newyorchese. Molti vengono a New York per una sfida con se stessi a migliorare. Non importa se si tratta di vino, affari o arte, a New York City ci sono molte persone che si affannano quotidianamente nel tentativo di migliorare le proprie capacità.
Credo che New York si sia conquistata un'immeritata reputazione di città per chi vuole soltanto fare soldi. Certo, dal momento che ci sono oltre 8,5 milioni di persone nell'area urbana, c'è una discreta quantità di persone benestanti che guadagnano stipendi notevoli a Wall Street. Ma questo è un concetto che fa sorridere la maggior parte delle persone che vivono qui, gente della classe media che lavora sodo. Molti film e libri hanno reso in maniera glamour il benessere di New York, ma nessuno si è preoccupato di rendere altrettanto glamour tutti quelli che fanno lunghi turni di lavoro per i quali vengono a malapena pagati. Inoltre, trovo che lo stereotipo secondo cui i newyorchesi pensano solo a se stessi e tentano di essere i migliori a tutti i costi si applichi soltanto a pochi.
Allo stesso modo, mi pare che, nel mondo del vino, esista un pregiudizio ingiusto sui Masters of Wine. Alcuni critici ne hanno scritto come di un gruppo elitario di snob del vino.
La verità della realtà della maggior parte della gente di New York è dura. Molti lavorano un numero incredibile di ore, vivono in alloggi minuscoli e devono lottare con la consapevolezza che la maggior parte delle prorie giornate non sarà facile. I newyorchesi non guadagnano granché a confronto con il costo della vita di questa città. Ma tutti i punti di cui sopra testimoniano quanto per molte persone sia importante essere circondati da altre persone che lottano per migliorarsi ogni giorno e che fungono da fonte di ispirazione per migliorarti a tua volta. E ai newyorchesi piace molto dare una mano ad altra gente che lavora duro.
Ho conosciuto almeno 30 Masters of Wine, se non di più, e ognuno di loro si è dimostrato alla mano, stimolante, generoso e ha cercato di aiutarmi con la mia personale battaglia per ottenere questo titolo. E anche se loro la qualifica ce l'hanno già, sono ancora lì che si danno da fare per continuare a imparare e condividere con generosità quello che sanno.
Non saprò i risultati dell'esame fino a metà settembre e quindi non ho idea se abbia passato uno dei più difficili esami sul vino al mondo. Ma che sia promossa o bocciata, mi sento fortunata ad aver preso parte a un programma che mi ha resa migliore sotto molti aspetti.
Ora sono di nuovo a New York e anche se è una città travolgente e cruda mi sento grata per il fatto di vivere qui. Ogni giorno vedo persone che mi stimolano a migliorarmi: un furgoncino di street food che prepara del cibo incredibile, un pianista di strada che suona musica meravigliosa o attori che fanno teatro in un parcheggio. Ovunque vada mi ritrovo circondata da persone che mi sono d'ispirazione e mi ricordano che non ho intenzione di limitarmi a passare in quest'esistenza, ma voglio viverla. E non è questione di essere il migliore, perché quando arrivi ad essere il migliore significa che è finito il viaggio. È questione di essere migliore (senza “il”).
I consigli di Cathrine
Per tutti i giorni (meno di $15)
2014 CVNE (Cune Rosado), Rioja, Spagna ($11): uve 100% Tempranillo. CVNE è una delle case vinicole più famose in Spagna. Conosciuti soprattutto per i loro Rioja, fanno anche un piacevole rosé. Questo vino mostra più corpo del rosé Provencal, con un retrogusto più spostato verso frutta e fiori che non sulla mineralità.
Per le occasioni speciali (tra $15 e $50)
2013 Grosjean Freres"Vigne Rovettaz" Petite Arvin, Val D'Aosta, Italia ($25): uve 100% Petite Arvin. Ricco sentore di pompelmo e fiori di tiglio, con buone struttura e texture al palato.
Fantasia (più di $50)
2010 Leflaive Puligny Montrachet Clavoillons 1er Cru, Borgogna, Francia ($150): All'inizio di quest'anno la grande Anne-Claude Leflaive è improvvisamente scomparsa. Era tra i migliori produttori di vini bianchi al mondo ed è stata una pioniera dei metodi biologici e biodinamici. Il 2010 è una delle migliori annate per il Bianco Borgogna e questo vino ne è una splendida prova. Elegante e stupefacente nel suo equilibrio quasi perfetto di acidità croccante, succosa albicocca e ben integrati aromi speziati di rovere. Questo vino vi toglierà il fiato.