Il mondo sembra giungere alla fine, popolato dai resti di una presenza umana ormai scomparsa. In questo scenario desolato, emerge la figura di un gatto solitario che, dopo aver perso la sua casa a causa di una violenta inondazione, trova rifugio su una barca popolata da diverse specie animali. Presentato nella sezione Alice nella Città, Flow- Un mondo da salvare, diretto da Gints Zilbalodis e co-sceneggiato con Matīss Kaža, espande i temi del suo precedente corto Aqua, portando lo spettatore in un universo ancora più complesso e raffinato.
Sin dai primi fotogrammi, il regista abbandona i dialoghi, affidandosi esclusivamente alla forza delle immagini e al linguaggio visivo. L’assenza di parole accentua il senso di isolamento del protagonista, mentre la barca, che scivola attraverso paesaggi sommersi, diventa una potente metafora di un mondo che lotta per rimanere a galla in mezzo alle sue crisi.
Candidato della Lettonia tra i film internazionali e molto probabilmente anche tra i titoli di animazione, Flow affascina con una bellezza visiva straordinaria: i paesaggi acquatici, nella loro pura essenzialità, dipingono un mondo in trasformazione. Dalle acque placide dell’inizio si passa a una tavolozza di colori vividi e luci potenti nelle scene finali, dando vita a una tensione crescente tra la meraviglia del mondo naturale e nuove minacce che incombono.

Come una moderna Arca di Noè, la barca è il microcosmo di questa nuova realtà. Gli animali a bordo, ciascuno con una personalità ben definita (come il retriever energico o il lemure avaro), devono imparare a convivere e a collaborare. La cura nei dettagli è sorprendente: ogni espressione e movimento di queste creature racconta storie, rivelando un’umanità nascosta nei loro silenzi.
Flow, in uscita nelle sale italiane il 7 novembre e negli Stati Uniti il 6 dicembre, indaga la necessità di ritrovare un equilibrio tra creature diverse costrette ad adattarsi ad un mondo in cui le vecchie certezze sono svanite. In una delle scene più emblematiche, gli animali, confusi e vulnerabili, scrutano l’acqua che tanto li separa quanto li unisce, mentre le loro figure riflesse diventano un simbolo delle differenze che, di fronte alla catastrofe imminente, si dissolvono in un’unica missione: unirsi per sopravvivere.