“Sono preoccupato per tutti i popoli in guerra. Arriverà una persona, non so chi sia, che porterà la pace” dice Eran Riklis, regista di Leggere Lolita a Teheran (Reading Lolita in Teheran), presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Progressive Cinema, e tratto dall’omonimo romanzo di Azar Nafisi.
Il film ripercorre fedelmente la trama, quasi per non sporgersi troppo sull’oggi. Gli eventi narrati sono noti: tra il 1978 e il 1979, l’Iran vive l’ascesa del governo degli imam e la fuga dello scià, mentre la Rivoluzione di Khomeini porta molti esuli a tornare nel paese, sperando in una vita più libera e democratica. Tra questi c’è Azar Nafisi, una professoressa di letteratura inglese appassionata, interpretata con sensibilità e determinazione da Golshifteh Farahani, insieme al marito, un ingegnere. Le sue lezioni trasmettono un profondo amore per autori come Henry James e Nabokov, autore di Lolita, i cui libri sono banditi dal nuovo regime, che in breve tempo si rivela oscurantista.
Le conseguenze si riflettono nelle proteste degli studenti filo-regime durante le lezioni, che si intensificano fino a sfociare in scontri sociali, con morti tra gli studenti e, tragicamente, violenze e omicidi di studentesse, in un’analogia inquietante con ciò che accade oggi, soprattutto dopo l’omicidio di Masha Amini. Convinta che la letteratura possa offrire una via di salvezza interiore, la professoressa organizza incontri segreti nella sua casa con alcune delle sue studentesse più fidate e amate, per condividere letture, riflessioni e confessioni.
Finché non si potrà nuovamente raccontare questa storia e sperare in un cambiamento, la narrazione continua a scandire il tempo e i temi, attraversando gli anni di sconvolgimenti con titoli simbolici: da Il Grande Gatsby, primo libro messo al bando, a Lolita e Daisy Miller. Forse, la trama avrebbe potuto trarre ulteriore beneficio lasciando più spazio a quelle parole salvifiche della letteratura, anche nel contesto drammatico del racconto.

“Feel, feel, feel, ‘senti, senti, senti con tutto il cuore’, come diceva Henry James. Non sei ciò che loro dicono che tu sia. Questo continuavo a ripetermi”, ha raccontato Nafisi. “Sì, è vero, loro uccidevano il loro popolo, ma anche in Occidente c’è un pericolo: l’atrofia del sentire, una coscienza addormentata”. Qualcuno è morto, e qualcuno sta ancora morendo. James Baldwin diceva che gli artisti sono qui per disturbare la nostra tranquillità. Ed è proprio questo che il film provoca: il desiderio di una rivoluzione.
Anche il regista Eran Riklis ha dovuto confrontarsi con un richiamo al presente. Ha ricordato che il 6 ottobre 1973, all’età di 19 anni, era un soldato dell’esercito israeliano durante la guerra dello Yom Kippur, un conflitto che ha causato molto sangue. Ha quindi letto le dichiarazioni di pace del presidente egiziano, Anwar Sadat e il primo ministro israeliano, Menachem Begin, che oggi sembrano un miraggio lontano.
“Ci mancano profondamente questi due uomini. Sono preoccupato per Israele, l’Iran, il Libano, i Palestinesi, e per molti altri popoli nel mondo – ha concluso con chiarezza – e penso che, a un certo punto, sarà una persona a cambiare tutto. Non so chi sia, né da dove verrà, ma succederà”.
Golshifteh Farahani, insieme alle altre attrici protagoniste, ha sottolineato l’importanza della cultura e della letteratura: “Sono talmente essenziali che le persone rischiano la vita per esse. In Iran, siamo sopravvissuti grazie alla conoscenza”. Nonostante la gravità della situazione, qualcosa sta cambiando nelle coscienze. A differenza del passato, oggi in Iran si sta combattendo l’unica rivolta femminista in cui anche gli uomini sono scesi in piazza, sacrificandosi per i diritti delle donne.
Per la cronaca, Sadat affermò: “Tutti i bambini scomparsi, privati delle loro famiglie, sono anche nostri figli”, mentre Begin, allora premier di Israele, disse: “Mai più guerre, iniziamo la pace. Possiamo aiutarci a vicenda e rendere la vita dei nostri popoli più facile e felice”.
Il film Leggere Lolita a Teheran uscirà nelle sale il 21 novembre 2024, prodotto da Eran Riklis Production, Topia Communications, Rosamont e Minerva Pictures, e distribuito da Minerva Pictures.